Abstract/Sommario: Il computer rappresenta per gli studenti con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) uno strumento valido compensativo. Le difficoltà di lettura, ad esempio, possono essere superate attraverso l'uso della sintesi vocale, mentre quelle di scrittura possono essere risolte con il correttore ortografico per la componente linguistica, e con la videoscrittura per la componente motoria. Queste stesse risorse sono utili anche per tutti gli altri studenti. Inoltre il computer e l'ora di tec ...; [Leggi tutto...]
Il computer rappresenta per gli studenti con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) uno strumento valido compensativo. Le difficoltà di lettura, ad esempio, possono essere superate attraverso l'uso della sintesi vocale, mentre quelle di scrittura possono essere risolte con il correttore ortografico per la componente linguistica, e con la videoscrittura per la componente motoria. Queste stesse risorse sono utili anche per tutti gli altri studenti. Inoltre il computer e l'ora di tecnologia nella scuola primaria possono diventare delle occasioni per favorire in modo concreto l'inclusione. Questo contributo (che presenta il percorso di dattilografia sviluppato nell'Istituto Comprensivo Statale n. 2 di Montecchio Maggiore di Vicenza) intende fornire un esempio concreto e indicazioni pratiche per anticipare le difficoltà che potrebbero insorgere quando sussiste un disturbo specifico di scrittura. Questo progetto ha previsto 2 fasi: 1) Formazione dell'intero corpo docente e 2) Applicazione di quanto appreso con gli alunni. Il percorso di dattilografia, realizzato mediante il software "Scrivere veloci con la tastiera", durante la ricerca, si è rivelato una pratica inclusiva molto efficace ma, nello stesso tempo ha permesso a tutti gli alunni la possibilità di sviluppare una abilità importante in vari contesti (personale, studio, lavoro), sostenendo la loro motivazione e a permettere loro di raggiungere un discreto livello di autonomia nell'uso del software.
Abstract/Sommario: La presente ricerca è stata condotta con lo scopo di contribuire alla validazione di un nuovo strumento (Indicatori BES e problemi di adattamento: Questionari osservativi per la scuola primaria) che si propone di rilevare la presenza di Bisogni Educativi Speciali (BES) in alunni di scuola primaria. A tale scopo è stato chiesto a un ampio gruppo di insegnanti della scuola primaria di compilare il questionario per ogni alunno e sono state proposte agli alunni stessi, frequentanti le clas ...; [Leggi tutto...]
La presente ricerca è stata condotta con lo scopo di contribuire alla validazione di un nuovo strumento (Indicatori BES e problemi di adattamento: Questionari osservativi per la scuola primaria) che si propone di rilevare la presenza di Bisogni Educativi Speciali (BES) in alunni di scuola primaria. A tale scopo è stato chiesto a un ampio gruppo di insegnanti della scuola primaria di compilare il questionario per ogni alunno e sono state proposte agli alunni stessi, frequentanti le classi seconda, terza, quarta e quinta della scuola primaria, delle prove collettive, con l'obiettivo di osservare l'eventuale relazione tra i punteggi attribuiti dagli insegnanti agli item della scala Indicatori BES e problemi di adattamento e i punteggi ottenuti dai bambini alle prove. In particolare l'attenzione si è concentrata sui disturbi che interessano le aree verbale e non verbale.
Abstract/Sommario: Il percorso didattico proposto in questo articolo affronta un tema delicato nel campo della matematica, quello delle frazioni, ritenuto difficile dagli insegnanti e dai ricercatori di diversi paesi. Il volume "Frazioni sul filo" è stato scritto da un gruppo misto (Università e Scuola) nel quale un ricercatore universitario ha collaborato con insegnanti di una scuola primaria, mettendo in campo alcuni artefatti molto "poveri" (che i primi sperimentatori hanno costruito in casa con le lo ...; [Leggi tutto...]
Il percorso didattico proposto in questo articolo affronta un tema delicato nel campo della matematica, quello delle frazioni, ritenuto difficile dagli insegnanti e dai ricercatori di diversi paesi. Il volume "Frazioni sul filo" è stato scritto da un gruppo misto (Università e Scuola) nel quale un ricercatore universitario ha collaborato con insegnanti di una scuola primaria, mettendo in campo alcuni artefatti molto "poveri" (che i primi sperimentatori hanno costruito in casa con le loro mani). Le difficoltà incontrate dagli insegnanti e dai ricercatori, sul tema dell'insegnamento-apprendimento delle frazioni, emergono dalla rassegna presentata nella parte iniziale di questo articolo. In particolare, le difficoltà nel costruire il significato stesso di frazione e nell'operare con le frazioni sono universalmente condivise in tutto il mondo occidentale, mentre sembrano, invece, minori in alcune culture e lingue (es. cinese), in cui l'espressione linguistica è più vicina alla genesi antica della frazione intesa come parte. Tale osservazione ha permesso di introdurre una etichetta verbale alla frazione, diversa da quella consueta. La collaborazione tra Università-Scuola, che si è concretizzata con il lavoro di gruppo di ricerca-azione, ha reso efficace il percorso didattico con il quadro teorico di riferimento; infatti, tale collaborazione ha messo a disposizione competenze diverse e complementari che hanno reso il percorso didattico efficace ai fini dell'insegnamento e apprendimento delle frazioni. Gli artefatti, oggetto del percorso (tovaglietta, striscia, retta, filo), costruiti con vari materiali, rispondono tutti da un lato alle esigenze cognitive ed epistemologiche e dall'altro crea una continuità ideale tra essi e quindi l'equivalenza di frazioni torna a più riprese con immagini diverse ma collegate tra loro. L'impressione è che il ritorno sul primo materiale utilizzato possa favorire il recupero degli alunni più in difficoltà.
Abstract/Sommario: L'autrice parte dal concetto che una favola è prima di tutto un percorso; attraverso la narrazione, il filo della storia si svolge in modo preciso e l'ascolto da parte degli altri si fa intenso e partecipato (la favola è intreccio e svolgimento e la voce del narratore o il testo scritto rappresenta il mezzo su cui si srotola la storia). Le favole hanno diverse funzioni: la prima è costruire un nuovo universo, dove esiste un unico punto di vista (quello del narratore che coincide con qu ...; [Leggi tutto...]
L'autrice parte dal concetto che una favola è prima di tutto un percorso; attraverso la narrazione, il filo della storia si svolge in modo preciso e l'ascolto da parte degli altri si fa intenso e partecipato (la favola è intreccio e svolgimento e la voce del narratore o il testo scritto rappresenta il mezzo su cui si srotola la storia). Le favole hanno diverse funzioni: la prima è costruire un nuovo universo, dove esiste un unico punto di vista (quello del narratore che coincide con quello di chi ascolta). La seconda funzione è spiegare il mondo e in questo caso ciò significa che il bambino, nel leggere una storia, costruisce legami di senso con quello che sente e che prova nel mondo vero; questo lo conduce a dare significato a quello che accade nella sua vita. La terza funzione della favola è il dialogo; quindi una narrazione che coinvolge e che si modella sulle reazioni di chi ascolta. Diventa, quindi, una palestra dell'interazione, dove chi parla ha il dovere di farsi seguire, e di conseguenza deve trasmettere e far comprendere la difficile arte dell'ascolto. Genitori e insegnanti che sapranno impostare un rapporto basato sul racconto delle favole sono genitori ed insegnanti che raccoglieranno l'ascolto dei loro bambini. Questa funzione distingue la favola dal sogno ad occhi aperti, perché garantisce il suo versante sociale; essa ha il vantaggio di mettere tutte quelle dinamiche (dispiaceri, fantasie) in scena che si trasformano in desideri realizzati, permettendo la condivisione con il mondo esterno. Quando la favola fa vivere queste tre funzioni diventa una viaggio (da compiere rigorosamente insieme agli altri) per passare dal mondo esterno a quello interno e viceversa.
Abstract/Sommario: Nel panorama delle diverse scuole di pensiero che hanno messo a punto degli strumenti per lo sviluppo cognitivo e metacognitivo occupa un posto importante la metodologia di R. Feuerstein, che si fonda sulla teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale e dell'Esperienza di Apprendimento Mediato. Feuerstein ha sempre sostenuto una visione dinamica dell'intelligenza umana che deriva dalla plasticità del cervello e attualmente la neuroscienza conferma questa caratteristica. Poiché l'a ...; [Leggi tutto...]
Nel panorama delle diverse scuole di pensiero che hanno messo a punto degli strumenti per lo sviluppo cognitivo e metacognitivo occupa un posto importante la metodologia di R. Feuerstein, che si fonda sulla teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale e dell'Esperienza di Apprendimento Mediato. Feuerstein ha sempre sostenuto una visione dinamica dell'intelligenza umana che deriva dalla plasticità del cervello e attualmente la neuroscienza conferma questa caratteristica. Poiché l'assunto centrale della metodologia è quello di ritenere possibile intervenire nella crescita cognitiva, affettivo-emotiva, sociale, comportamentale e neuronale, Feuerstein ha indagato anche le condizioni necessarie a promuovere la modificabilità cognitiva strutturale. Prima di tutto egli assegna un ruolo fondamentale al mediatore, cioè colui che fa da intermediario tra un sapere e il soggetto che impara; il mediatore offre ai suoi allievi la possibilità di imparare a raccogliere, interpretare ed organizzare le diverse informazioni ricevute dall'ambiente e, di conseguenza, di rendersi autonomi nell'apprendimento, favorendo, inoltre, la capacità di adattamento a tutte le nuove situazioni. Per interagire in modo efficace con l'allievo, il mediatore deve seguire alcuni criteri guida che sono i cosiddetti Criteri di Mediazione. Le esperienze di applicazione della metodologia di F. nella scuola dell'infanzia (dove svolge il suo servizio) sono il frutto di un percorso formativo dell'autrice, il cui corso è stato finalizzato alla conoscenza dei principi fondanti del pensiero di Feuerstein ed all'acquisizione della capacità di applicare alcuni strumenti del Programma di Arricchimento Strumentale (PAS): il PAS Standard 1 e il PAS Basic 1. Ciò ha permesso all'autrice ed alle sue colleghe di svolgere un proficuo lavoro di formazione attraverso vari corsi, in merito all'applicazione degli strumenti in classe, mediante un procedimento attivo di riflessione teorica e pratica educativa. Da ciò è scaturita una ricerca aperta e permanente sui percorsi cognitivi e metacognitivi, con la possibilità di interloquire con vari esperti formatori e rendersi maggiormente più flessibile ai bisogni degli allievi, soprattutto di quelli con difficoltà di varia natura.