Abstract/Sommario: Il tempo dell'apprendimento non si esaurisce a scuola, ma si estende a tutto l'ambiente familiare, culturale, ricreativo e dello sport, insomma alla realtà in cui i ragazzi sono immersi, che pure è particolarmente rilevante nel costruire certe motivazioni, nell'indirizzare a valori e nel proporre obiettivi. In particolare, per quanto riguarda lo svolgimento dei compiti a casa e lo studio individuale, i genitori sono figure chiave, dato che molto spesso sono loro ad affiancarei figli i ...; [Leggi tutto...]
Il tempo dell'apprendimento non si esaurisce a scuola, ma si estende a tutto l'ambiente familiare, culturale, ricreativo e dello sport, insomma alla realtà in cui i ragazzi sono immersi, che pure è particolarmente rilevante nel costruire certe motivazioni, nell'indirizzare a valori e nel proporre obiettivi. In particolare, per quanto riguarda lo svolgimento dei compiti a casa e lo studio individuale, i genitori sono figure chiave, dato che molto spesso sono loro ad affiancarei figli in questi momenti. A questo proposito, la ricerca ha rilevato che il coinvolgimento dei genitori nello svolgimento dei compiti a casa può avere, a seconda dei casi, effetti positivi o negativi sulla motivazione, sulle emozioni e sull'apprendimento dei figli. L'assistenza dei genitori nello studio può essere supportiva supportando la motivazione, l'impegno, l'autostima, l'apprendimento e il benessere. L'assistenza supportiva quando sostiene il bambino, fornendogli una struttura che fa chiarezza sugli obiettivi e sui tempi —ad esempio: «Sai che devi svolgere tre esercizi di matematica. Come ti potresti organizzare?»—e andando a fare leva su risorse interne: ad esempio, se il bambino dice «Mamma è difficile!», una risposta come «Ma tu sei bravo nel fare cose difficili!» esprime fiducia e incoraggia. L'assistenza supportiva favorisce il successo scolastico, perché incrementa la motivazione, sostiene un vissuto emotivo positivo e aiuta il bambino a sviluppare abilità cognitive e metacognitive. Accompagnato inizialmente dall'adulto, potrà poi raggiungere la piena autonomia di lavoro.
Abstract/Sommario: Il modello ICF (International Classification of Functioning Disability and Health, pubblicato nel 2001 in Italia) è stato adottato a livello mondiale; si tratta del modello bio-psico-sociale della disabilità, fondato su una nuova concezione per quanto riguarda le persone con disabilità, cioè considerando le loro potenzialità e la loro partecipazione, e non le loro carenze (quello che manca). Ma è solo con il Decreto L.vo del 13/04/2017, n. 66 che l'ICF entra come modello nella scuola i ...; [Leggi tutto...]
Il modello ICF (International Classification of Functioning Disability and Health, pubblicato nel 2001 in Italia) è stato adottato a livello mondiale; si tratta del modello bio-psico-sociale della disabilità, fondato su una nuova concezione per quanto riguarda le persone con disabilità, cioè considerando le loro potenzialità e la loro partecipazione, e non le loro carenze (quello che manca). Ma è solo con il Decreto L.vo del 13/04/2017, n. 66 che l'ICF entra come modello nella scuola italiana, grazie anche all'inserimento del Profilo di Funzionamento su base ICF-CY nel meccanismo di stesura del PEI (Piano Educativo Individualizzato). Il PEI, partendo dal Profilo di Funzionamento, è redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo per l'inclusione, composto dal consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori degli allievi, delle figure professionali specifiche, nonché del supporto dell'unità di valutazione multidisciplinare e di un rappresentante dell'Ente Locale. Questa novità ha le caratteristiche necessarie affinché può essere migliorata l'inclusione scolastica: il Profilo di funzionamento su base ICF-CY contiene, infatti, tutte le informazioni necessarie per attivare le risorse e i processi atti a realizzare una reale inclusione per quel specifico allievo. Il Profilo di funzionamento comprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale che deve essere redatto da una Unità di valutazione multidisciplinare, nell'ambito del SSN (medico specialista nella patologia certificata, terapista della riabilitazione o altri delegati), partecipazione e collaborazione dei genitori dell'alunno, del dirigente scolastico e del docente specializzato nel sostegno didattico. Ciò perché la sola diagnosi non tiene conto delle caratteristiche specifiche dell'allievo e né del modo di quest'ultimo di relazionarsi con l'ambiente esterno; il Profilo, invece, riferendosi allo studente nella sua globalità come individuo, può fornire utili indicazioni sugli obiettivi che quest'ultimo può raggiungere, nonché sui fattori che possono aiutarlo (distinguendoli dai fattori che lo rallentano) e permettendo, infine, alla scuola di attivare le risorse adatte per includerlo nel migliore dei modi.
Abstract/Sommario: Una delle esperienze più significative da me sperimentate negli ultimi quindici anni nelle scuole di tutta Italia (infanzia, primarie e secondarie) è basata sull'esperimento mentale dell'utopia, uno dei più antichi nella storia del pensiero filosofico e politico. Affrontare l'utopia, ripercorrendo le orme di Platone, Tommaso Moro e tanti altri, vuol dire chiedersi cosa accadrebbe se avessimo la possibilità di fondare una nuova comunità in cui vivere bene. Se venisse scoperta un'isola d ...; [Leggi tutto...]
Una delle esperienze più significative da me sperimentate negli ultimi quindici anni nelle scuole di tutta Italia (infanzia, primarie e secondarie) è basata sull'esperimento mentale dell'utopia, uno dei più antichi nella storia del pensiero filosofico e politico. Affrontare l'utopia, ripercorrendo le orme di Platone, Tommaso Moro e tanti altri, vuol dire chiedersi cosa accadrebbe se avessimo la possibilità di fondare una nuova comunità in cui vivere bene. Se venisse scoperta un'isola disabitata, cosa si dovrebbe fare per realizzarvi un posto in cui vivere davvero bene? sono le prime cose di cui si ha bisogno, andando sull'isola? Quali
Abstract/Sommario: Gli autori trattano un tema di ricerca innovativo: il rapporto tra il gioco e le funzioni esecutive, facendo una distinzione importante, cioè quella che con il gioco l'educatore non lavora sulle funzioni esecutive, bensì sulle competenze esecutive degli allievi. Le prime non sono individuabili e né misurabili, non esistono "singolarmente" (in natura non esistono dei compiti puri che richiedono esclusivamente una funzione e non altre), in quanto esse dipendono dalla attivazione di alcun ...; [Leggi tutto...]
Gli autori trattano un tema di ricerca innovativo: il rapporto tra il gioco e le funzioni esecutive, facendo una distinzione importante, cioè quella che con il gioco l'educatore non lavora sulle funzioni esecutive, bensì sulle competenze esecutive degli allievi. Le prime non sono individuabili e né misurabili, non esistono "singolarmente" (in natura non esistono dei compiti puri che richiedono esclusivamente una funzione e non altre), in quanto esse dipendono dalla attivazione di alcune parti del nostro cervello. Le seconde, invece, sono il frutto del lavoro di gruppo delle prime e sono più facilmente individuabili ed osservabili, rappresentando il punto di partenza per ogni lavoro di supporto e potenziamento da svolgere con i bambini, tenendo presente che certe attività e/o giochi riescono a potenziare certe competenze piuttosto che altre. La caratteristica principale dei lavori delle funzioni esecutive è la loro malleabilità: sono flessibili, crescono, si modificano, sotto l'influenza della genetica, dell'ambiente e delle esperienze vissute; dell'esperienza fa parte anche il gioco, e usare alcuni tipi di esso può sviluppare ulteriormente le competenze esecutive. In caso di deficit nelle funzioni esecutive, l'uso del gioco non ha come scopo un intervento terapeutico, ma proprio il potenziamento delle competenze che diventano importanti ed utili nella vita di tutti i giorni: pianificazione, attenzione, autocontrollo emotivo memoria di lavoro, ecc.; queste non sono altro che le aspettative e i compiti richiesti dalla scuola e nella vita quotidiana, per entrare in relazione con gli altri.
Abstract/Sommario: Negli ultimi anni la ricerca delle strategie didattiche più adatte e funzionali ha prodotto risultati buoni, sia dal punto di vista del materiale e delle proposte (come nuovi modelli ad esempio: cooperative learning, role playing), e sia dal punto di vista dell'apertura al "nuovo" nella quotidianità della scuola. La ricerca di strategie didattiche innovative ha come scopo principale quello di sviluppare negli allievi le cosiddette Life skill, competenze queste ultime richieste anche da ...; [Leggi tutto...]
Negli ultimi anni la ricerca delle strategie didattiche più adatte e funzionali ha prodotto risultati buoni, sia dal punto di vista del materiale e delle proposte (come nuovi modelli ad esempio: cooperative learning, role playing), e sia dal punto di vista dell'apertura al "nuovo" nella quotidianità della scuola. La ricerca di strategie didattiche innovative ha come scopo principale quello di sviluppare negli allievi le cosiddette Life skill, competenze queste ultime richieste anche dalle "Raccomandazioni del Consiglio Europeo sulle competenze chiave per l'educazione permanente", e specificate nel documento sulle "Competenze chiave per l'apprendimento permanente". In tale documento le competenze sono suddivise in 8 categorie: la comunicazione nella propria lingua madre e nelle lingue straniere, le competenze matematiche e scientifiche, le competenze digitali, quelle sociali, lo spirito di iniziativa e di imprenditorialità, la competenza culturale e infine, la capacità di imparare a imparare. Gli autori, in questo articolo, presentano l'utilizzo dei giochi da tavolo come strumento educativo e di sviluppo delle competenze; è importante, però, sottolineare che i giochi da tavolo utilizzati sono quelli che esistono già in commercio: giochi che, pur essendo di alta qualità e sviluppati da autori esperti, hanno tuttavia, uno scopo puramente di intrattenimento e non uno didattico o educativo. La novità del metodo consiste nell'analisi delle meccaniche del gioco, che vanno indagate secondo gli autori allo scopo di rispondere nel modo più adeguato ai bisogni educativi per i quali lo stesso gioco è stato scelto. Il metodo scelto dagli autori (nato su solide basi pedagogiche) si è poi sviluppato in parallelo con la ricerca e l'esperienza. Le competenze sviluppate attraverso l'attività del gioco, si è notato che sono molteplici: relazione, logica, narrativa, etica; e il compito dell'educatore è quello di trovare e leggere le potenzialità delle meccaniche di ogni gioco e scegliere poi se utilizzarlo (e quando), a seconda del bisogno.
Abstract/Sommario: Circa 20 anni fa in Europa arrivava dagli USA un nuovo metodo per lo studio delle scienze: l'Inquiry Based Science Education (IBSE), cioè insegnamento delle Scienze basato sul concetto della investigazione. Con questo metodo ben strutturato e costruttivista gli allievi riescono ad apprendere, simulando proprio l'attività degli scienziati, e riescono a spiegare i fenomeni naturali basandosi sui risultati delle proprie ricerche. Questo metodo, oltre a valorizzare tutto l'insieme di conos ...; [Leggi tutto...]
Circa 20 anni fa in Europa arrivava dagli USA un nuovo metodo per lo studio delle scienze: l'Inquiry Based Science Education (IBSE), cioè insegnamento delle Scienze basato sul concetto della investigazione. Con questo metodo ben strutturato e costruttivista gli allievi riescono ad apprendere, simulando proprio l'attività degli scienziati, e riescono a spiegare i fenomeni naturali basandosi sui risultati delle proprie ricerche. Questo metodo, oltre a valorizzare tutto l'insieme di conoscenze (componente di prodotto), valorizza anche la componente di processo (spesso sottovalutata) che pone l'attenzione sul fatto che la scienza è una materia soggetta a revisione in quanto si evolve e si aggiorna sempre, è quindi dinamica. E' stato, inoltre, verificato da diverse ricerche che questo metodo aumenta le prestazioni degli studenti e sviluppa le loro competenze; ciò significa che è anche inclusivo, poiché svolgendosi in un ambito scolastico dove risultano presenti partecipazione e flessibilità da parte di tutti gli interessati, facilita la comunicazione e di conseguenza l'autoconsapevolezza e l'autonomia. Di conseguenza: il contesto, l'esperienza personale, il confronto con i compagni, il lavoro in gruppo sono importanti per l'apprendimento.
Abstract/Sommario: In questo articolo l'autrice afferma che il gioco e l'apprendimento nei bambini hanno molto in comune e che proprio da tale considerazione nasce l'idea di didattica ludica; questo termine è un termine a ombrello con il quale si indica l'utilizzo dei giochi nell'insegnamento. Sappiamo bene che i bambini, fin dalla nascita, hanno notevoli capacità di apprendere, grazie alla loro curiosità; infatti, oltre alle loro risorse innate nell'apprendere il linguaggio e le loro abilità motorie, i ...; [Leggi tutto...]
In questo articolo l'autrice afferma che il gioco e l'apprendimento nei bambini hanno molto in comune e che proprio da tale considerazione nasce l'idea di didattica ludica; questo termine è un termine a ombrello con il quale si indica l'utilizzo dei giochi nell'insegnamento. Sappiamo bene che i bambini, fin dalla nascita, hanno notevoli capacità di apprendere, grazie alla loro curiosità; infatti, oltre alle loro risorse innate nell'apprendere il linguaggio e le loro abilità motorie, i bambini possiedono la fantasia e l'inventiva che li aiutano ad elaborare idee originali e a relazionarsi con gli altri (adulti e pari). Il gioco sviluppa le potenzialità naturali del bambino in quanto è una inclinazione naturale (ed indispensabile) affinché il bambino possa crescere bene ed imparare; la ricerca conferma che, il gioco può contribuire notevolmente all'insegnamento e all'apprendimento a scuola. La condizione necessaria per i bambini è quella della possibilità di agire in persona, quindi soggetti capaci di volere e dotati di una propria individualità (coinvolgimento attivo); la seconda componente è quella del benessere emotivo (condizione quest'ultima imprescindibile del gioco perché è il suo unico scopo). Poi la terza è la possibilità di avere esperienze a cui il bambino può attribuire un significato ad esse collegandole a qualcosa che già conosce e in tal caso il gioco lo aiuta a fare collegamenti e ad avere una conoscenza del mondo che lo circonda.