Abstract/Sommario: E' un artefatto creato con il coinvolgimento attivo di tutti gli studenti nel pensare, fare, sperimentare insieme un gioco di classe sulla alimentazione. Ideata passo per passo valorizzando i talenti e le diversità culturali del gruppo, l'esperienza laboratoriale proposta coniuga in modo autentico nozioni disciplinari alla realtà del fare. E' un gioco altamente inclusivo perché tradotto con lingue diverse: Lingua dei Segni italiana, francese, inglese, filippino, arabo e spagnolo. Sempl ...; [Leggi tutto...]
E' un artefatto creato con il coinvolgimento attivo di tutti gli studenti nel pensare, fare, sperimentare insieme un gioco di classe sulla alimentazione. Ideata passo per passo valorizzando i talenti e le diversità culturali del gruppo, l'esperienza laboratoriale proposta coniuga in modo autentico nozioni disciplinari alla realtà del fare. E' un gioco altamente inclusivo perché tradotto con lingue diverse: Lingua dei Segni italiana, francese, inglese, filippino, arabo e spagnolo. Semplice da costruire e divertente da giocare, l'artefatto ha ricevuto il primo premio al Concorso "Officina Inclusione" in occasione della dodicesima edizione del convegno Erickson "La Qualità dell'inclusione scolastica e sociale" (2019).
Abstract/Sommario: I bambini nascono con la voglia di imparare e apprendono anche senza che ci sia un insegnante. Nei primi diciotto mesi della loro vita imparano a parlare, anche più lingue, e a camminare. Poi arrivano a scuola e progressivamente questo desiderio di apprendimento svanisce: smettono di desiderare di imparare. La scuola non rispetta i loro ritmi e non li lascia liberi: soprattutto, diceva Ken Robinson (e lo ha scritto anche nei suoi libri), non fa scoprire ai ragazzi in che cosa sono bra ...; [Leggi tutto...]
I bambini nascono con la voglia di imparare e apprendono anche senza che ci sia un insegnante. Nei primi diciotto mesi della loro vita imparano a parlare, anche più lingue, e a camminare. Poi arrivano a scuola e progressivamente questo desiderio di apprendimento svanisce: smettono di desiderare di imparare. La scuola non rispetta i loro ritmi e non li lascia liberi: soprattutto, diceva Ken Robinson (e lo ha scritto anche nei suoi libri), non fa scoprire ai ragazzi in che cosa sono bravi e che cosa potrebbero amare. Il sistema scolastico ha una struttura competitiva, che non rispetta le differenze e che cerca di omologare i percorsi di tutti. L’obiettivo dell’educazione, per Ken Robinson, è aiutare i bambini e i ragazzi a conoscere il mondo che hanno intorno e scoprire i propri talenti, così da realizzarsi come persone e divenire cittadini compassionevoli e capaci di empatizzare con gli altri.
Abstract/Sommario: Il gioco può costituire un trampolino di lancio per riscoprire cosa significa fare matematica. Magari uno studente, giocando, potrà rendersi conto di quanto sia più interessante e affascinante accogliere la sfida di un problema e attivarsi per la sua risoluzione. Anche se il gioco non è l’unica possibilità per percepire che la matematica è un’attività da fare in prima persona, esso può essere un inizio, può offrire l’opportunità di un’esperienza umana che tiene insieme ragione e cuore, ...; [Leggi tutto...]
Il gioco può costituire un trampolino di lancio per riscoprire cosa significa fare matematica. Magari uno studente, giocando, potrà rendersi conto di quanto sia più interessante e affascinante accogliere la sfida di un problema e attivarsi per la sua risoluzione. Anche se il gioco non è l’unica possibilità per percepire che la matematica è un’attività da fare in prima persona, esso può essere un inizio, può offrire l’opportunità di un’esperienza umana che tiene insieme ragione e cuore, dunque sicuramente un’esperienza coinvolgente. Così è nata nell'autrice, tra i banchi di scuola, l’idea di un kit di giochi chiamato: «Creattivamath». Tutti i giochi sono a squadre, perché nel gioco si potessero anche sviluppare competenze utili per lavorare in team: saper ascoltare, proporre congetture e argomentare, cambiare idea e strategia quando necessario. Il gioco favorisce la possibilità per il docente di non essere lui il protagonista, di non essere lui sul «palcoscenico» della cattedra, ma di guardare i singoli studenti, le loro abilità, i loro «talenti» e nello stesso tempo, essendo un gioco a squadre, osservare il gruppo classe e capirne le dinamiche.
Abstract/Sommario: Mai come quest’anno, in piena crisi pandemica, abbiamo bisogno di stare fuori e teoricamente disponiamo di inviti e legittimazioni a usufruire di spazi esterni. Ogni protocollo, linea guida, regolamento e disposizione utilizza un termine: fuori. Invita a stare fuori per ragioni di salute e di maggiore sicurezza. Dal punto di vista pedagogico, chi si occupa da tempo di educazione e natura sa quante siano le motivazioni e le ragioni educative, culturali e scientifiche che sostengono il v ...; [Leggi tutto...]
Mai come quest’anno, in piena crisi pandemica, abbiamo bisogno di stare fuori e teoricamente disponiamo di inviti e legittimazioni a usufruire di spazi esterni. Ogni protocollo, linea guida, regolamento e disposizione utilizza un termine: fuori. Invita a stare fuori per ragioni di salute e di maggiore sicurezza. Dal punto di vista pedagogico, chi si occupa da tempo di educazione e natura sa quante siano le motivazioni e le ragioni educative, culturali e scientifiche che sostengono il valore della relazione tra i contesti interni e quelli esterni. Disponiamo di un’ampia letteratura che argomenta i benefici che i contesti all’aperto promuovono, sotto ogni punto di vista: sociale, comunicativo, esplorativo, di conoscenza e di apprendimenti. Questo tema apre a una domanda molto importante: come consideriamo gli spazi esterni? Come un’appendice di quelli interni? Un’opzione? Quei luoghi che si possono utilizzare «stagionalmente»? O li consideriamo necessari, complementari ed espansivi rispetto alle esperienze di conoscenza e di gioco dei bambini? Perché per rispondere al diritto e al bisogno di natura dei bambini stessi di cui la letteratura scientifica parla ampiamente abbiamo bisogno di questi spazi, di viverli e abitarli con consuetudine e sistematicità per passare dalla scorpacciata di esterno alla possibilità di fermare il pensiero progettuale, allenare la concentrazione e accogliere l’attenzione ai particolari, alle piccole cose, alle grandi trasformazioni, ai mutamenti che negli ambienti esterni e naturali sono potenti e infiniti.
Abstract/Sommario: Il dossier di questo mese comprende diversi articoli sulla scuola: 1) Scuola italiana e cultura in genere (Alcune questioni aperte) di Biemmi Irene; 2) L''insegnante e il processo di femminilizzazione (Ragioni e implicazioni del fenomeno) di Poggio Barbara; 3) Parole per il cambiamento (La lingua che noi ogni giorno adoperiamo rispecchia il cambiamento della nostra società e i cambiamenti che vorremmo vedere) di Gheno Vera; 4) Come e perché comunicare le parità di genere a scuola (La s ...; [Leggi tutto...]
Il dossier di questo mese comprende diversi articoli sulla scuola: 1) Scuola italiana e cultura in genere (Alcune questioni aperte) di Biemmi Irene; 2) L''insegnante e il processo di femminilizzazione (Ragioni e implicazioni del fenomeno) di Poggio Barbara; 3) Parole per il cambiamento (La lingua che noi ogni giorno adoperiamo rispecchia il cambiamento della nostra società e i cambiamenti che vorremmo vedere) di Gheno Vera; 4) Come e perché comunicare le parità di genere a scuola (La scuola può contribuire a comunicare in modo efficace la parità di genere e il femminismo a preadolescenti e adolescenti) di Facheris Irene; 5) Spazi di libertà (Gli stereotipi non danneggiano solo le donne, ma anche gli uomini) di Ciccone Stefano; 6) Diversità culturali e genere (Riconoscere le diversità culturali: uno sguardo importante ma che da solo non basta) di Chiappelli Tiziana; 7) Storia delle donne e storia di genere a scuola (Cambiare lo sguardo per avvicinare la storia a tutte e a tutti) di Serafini Elisabetta; 8) Obiettivo Parità (Il ruolo degli editori nello sviluppo di una cultura della parità in genere) di Zambotti Francesco e Traversa Mauro.