Abstract/Sommario: E' noto che il passaggio da un ordine di scuola ad un altro è vissuto in genere dagli alunni in modo negativo; in particolare, quando si tratta del passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di 1° grado perché cambiando insegnanti, metodi e aumentando le varie richieste il bambino o ragazzo può risentirne.Le conseguenze più gravi sono quelle che penalizzano gli allievi più a rischio, cioè quelli con difficoltà di apprendimento. A tal proposito gli autori hanno ideato un nuo ...; [Leggi tutto...]
E' noto che il passaggio da un ordine di scuola ad un altro è vissuto in genere dagli alunni in modo negativo; in particolare, quando si tratta del passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di 1° grado perché cambiando insegnanti, metodi e aumentando le varie richieste il bambino o ragazzo può risentirne.Le conseguenze più gravi sono quelle che penalizzano gli allievi più a rischio, cioè quelli con difficoltà di apprendimento. A tal proposito gli autori hanno ideato un nuovo questionario capace di vedere e di indagare il pensiero e gli atteggiamenti dei bambini e dei ragazzi durante il passaggio scolastico concernente gli aspetti motivazionali e sociali. Tutto ciò per offrire alle scuole stesse uno strumento utile. E' stato, quindi, elaborato un ulteriore strumento ad entrambi i gradi di scuola (primaria e secondaria di 1° grado) volto a verificare la consapevolezza da parte degli studenti nei confronti della scuola e si è notato come l'atteggiamento di questi ultimi tende a cambiare nel tempo (in base, anche al livello scolastico). La transizione dalla scuola primaria a quella secondaria, inoltre, è problematica poiché essa avviene in una fase della vita dei giovani molto delicata e complessa quale è quella della pubertà; fase questa associata a tutta una serie di problemi comportamentali ed a una flessione sia nella motivazione e sia nelle prestazioni scolastiche. In questo caso è importante rilevare se ci sono delle criticità, andando a verificare che l'atteggiamento degli alunni, durante la transizione (e nelle fasi precedente e successiva ad essa) risulti adeguata, in modo da prevenire i diversi rischi (scolastici, psicologici, sociali) che implica un atteggiamento negativo nei confronti della scuola. La ricerca preliminare, condotta dagli autori, ha esaminato le caratteristiche fondamentali di 2 Questionari collegati che sono risultate sufficientemente buone; il 1° Questionario (di Transizione) specifico per la scuola primaria ha reso possibile misurare l'atteggiamento e le aspettative degli studenti nei confronti della scuola secondaria di 1° grado; il 2° Questionario (Generale) ha rilevato l'atteggiamento generale degli alunni nei confronti della scuola (rapporto con i compagni, integrazione, attività scolastiche).
Abstract/Sommario: Le Funzioni Esecutive sono le abilità cognitive che ci consentono di interpretare le funzioni provenienti dall'ambiente esterno allo scopo di mettere in atto i comportamenti necessari riguardo alle varie situazioni; tali funzioni sono importanti in diversi ambiti come utilizzare l'attenzione in modo strategico, affrontare nuovi compiti utilizzando nuove sequenze di azioni, svolgere più attività contemporaneamente. Esse sono molto importanti, quindi, in tutti i contesti diversi che ogni ...; [Leggi tutto...]
Le Funzioni Esecutive sono le abilità cognitive che ci consentono di interpretare le funzioni provenienti dall'ambiente esterno allo scopo di mettere in atto i comportamenti necessari riguardo alle varie situazioni; tali funzioni sono importanti in diversi ambiti come utilizzare l'attenzione in modo strategico, affrontare nuovi compiti utilizzando nuove sequenze di azioni, svolgere più attività contemporaneamente. Esse sono molto importanti, quindi, in tutti i contesti diversi che ogni giorno ci imbattiamo nella vita quotidiana e quindi, capacità di inibizione, attenzione, memoria di lavoro, pianificazione e flessibilità cognitiva. L'apprendimento è uno dei processi che coinvolge ognuna di queste abilità; una compromissione di tali funzioni può avere, di conseguenza, importanti ripercussioni nell'ambito della vita quotidiana, influenzando la qualità di quest'ultima, soprattutto poi se si tratta della vita dei bambini. Ad oggi i Training Cognitivi risultano essere lo strumento che presenta il maggior potenziale per fare in modo che il bambino o la persona ha la possibilità di allenare efficacemente le capacità, cioè le proprie funzioni esecutive e ottenere i benefici concreti, spendibili in ambiti diversi della propria vita. I risultati in base al loro utilizzo sono, secondo gli autori, sempre più incoraggianti ed acquistano sempre più spessore nell'ambito clinico. Anche se questi programmi non sono privi di limitazioni, i risultati sono numerosi ed incoraggianti; un ulteriore elemento da non sottovalutare, è la possibilità che questi programmi offrono a chi li utilizza di percepirsi come maggiormente competente in determinati ambiti della quotidianità. Nel caso specifico dei bambini con DSA tale aspetto risulta particolarmente importante, perché questi bambini sono spesso consci dei propri limiti, creando un sentimento di sfiducia nei confronti delle proprie capacità; in tal caso i training sono utili a fornire loro il potenziamento almeno di alcune loro capacità e aiutandoli a fronteggiare meglio le sfide che la vita di ogni giorno pone loro davanti.
Abstract/Sommario: L'autore (insegnante di sostegno specializzato) descrive, in questo articolo, la sua esperienza maturata per 5 anni (dal 2009 al 2014) in una scuola con una ragazza (Anna) avente una pluridisabilità fisica e cognitiva molto grave fin dalla nascita, iscritta alla scuola superiore; grazie a questo incontro che, l'autore ha avuto l'occasione di ripensare ad alcuni concetti (intelligenza, comunicazione, apprendimento, mediazione, relazione, processo di integrazione e inclusione) poiché si ...; [Leggi tutto...]
L'autore (insegnante di sostegno specializzato) descrive, in questo articolo, la sua esperienza maturata per 5 anni (dal 2009 al 2014) in una scuola con una ragazza (Anna) avente una pluridisabilità fisica e cognitiva molto grave fin dalla nascita, iscritta alla scuola superiore; grazie a questo incontro che, l'autore ha avuto l'occasione di ripensare ad alcuni concetti (intelligenza, comunicazione, apprendimento, mediazione, relazione, processo di integrazione e inclusione) poiché si è reso conto che lavorando a scuola con la disabilità intellettiva complessa si ha una vera e propria riforma del pensiero concernente vari concetti e prassi ritenuti immodificabili. Il muro psicologico dell'impossibile che si ha durante le prime settimane di scuola, lascia poi lentamente spazio ad eventi possibili ed anche inattesi; ciò perché se la disabilità dapprima ci spaventa e ci fa sentire incapaci di reagire, in un secondo momento poi ci porta positivamente ad un dialogo con la persona disabile e a trovare una o più soluzioni per avvicinarci al suo mondo. Dopo una breve presentazione di Anna, l'autore descrive alcune delle attività che la scuola secondaria di 2° grado ha saputo strutturare per l'allieva e sebbene non si può affermare che queste attività hanno influito uno sviluppo del potenziale di apprendimento della ragazza, si è potuto constatare, con sicurezza, la crescita e il suo benessere sul piano affettivo ed emozionale. Anna presentava molte sue gravi difficoltà che riguardavano diverse aree: cognizione, autonomia, linguaggio e motricità; e quindi, alla luce di queste sue caratteristiche, gli interventi (inclusivi) sono stati decisi e impostati su 3 elementi chiave: linguaggi non verbali, apprendimento mediato e la costruzione di ambienti di apprendimento inclusivi.
Abstract/Sommario: L'esperienza descritta, in questo articolo, è stata condotta nella scuola primaria di Cavaion Veronese (VR) dove è stato portato avanti il lavoro dell'autrice in una classe quinta, composta da 21 alunni, tra cui uno con disabilità certificata, due con DSA ed altri, ancora con BES. La classe molto eterogenea risultava non compatta ed unita e quindi, era necessario stimolare l'interazione fra gli alunni, incrementare l'intesa del gruppo classe e sviluppare un clima di cooperazione fra tu ...; [Leggi tutto...]
L'esperienza descritta, in questo articolo, è stata condotta nella scuola primaria di Cavaion Veronese (VR) dove è stato portato avanti il lavoro dell'autrice in una classe quinta, composta da 21 alunni, tra cui uno con disabilità certificata, due con DSA ed altri, ancora con BES. La classe molto eterogenea risultava non compatta ed unita e quindi, era necessario stimolare l'interazione fra gli alunni, incrementare l'intesa del gruppo classe e sviluppare un clima di cooperazione fra tutti gli allievi. A tal scopo l'autrice ha scelto di proporre il lapbook "La ricchezza delle diversità" per lavorare sul clima relazionale e favorirne uno più inclusivo; gli alunni con BES e DSA erano poco compresi dai loro compagni e l'allieva disabile era pressoché esclusa. Questo progetto ha avuto vari obiettivi: 1) affrontare e superare le barriere culturali; 2) comprendere la diversità degli altri e collocarsi sul loro piano; 3) il valore della collaborazione; 4) la creazione di un clima sereno dove ognuno ha fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei compagni. Il progetto si è inserito agevolmente nella programmazione didattica della classe con momenti di lavoro cooperativo e scambi proficui di opinioni e chiarimenti; quindi, l'attività mettendo in relazione conoscenze diverse ha avuto un carattere interdisciplinare e un comune obiettivo, cioè quello di comprendere la ricchezza delle diversità e l'importanza dell'unione che fa la forza. In tal modo gli alunni hanno avuto con questo lapbook la possibilità di lavorare insieme (in piccoli gruppi) per raggiungere obiettivi comuni, migliorando reciprocamente il loro apprendimento.
Abstract/Sommario: Gli studenti, entrando nella scuola secondaria di 1° grado, si trovano davanti a testi più complessi da studiare ed acquisire le conoscenze; ciò implica per gli studenti con DSA una dura prova per quanto riguarda le loro competenze di base nella lettura, sia nei casi diagnosticati prima (diagnosi di conferma) e sia nei casi successivi (diagnosi tardiva). Lo scopo del lavoro portato avanti dagli autori è quello di rispondere ad alcune domande: se esiste una incidenza tra le due situazio ...; [Leggi tutto...]
Gli studenti, entrando nella scuola secondaria di 1° grado, si trovano davanti a testi più complessi da studiare ed acquisire le conoscenze; ciò implica per gli studenti con DSA una dura prova per quanto riguarda le loro competenze di base nella lettura, sia nei casi diagnosticati prima (diagnosi di conferma) e sia nei casi successivi (diagnosi tardiva). Lo scopo del lavoro portato avanti dagli autori è quello di rispondere ad alcune domande: se esiste una incidenza tra le due situazioni, se le diagnosi tardive riguardano solo i casi meno gravi o ancora de è diverso il profilo degli allievi dal punto di vista degli apprendimenti e delle abilità intellettive. Sono state, perciò, analizzate le prestazioni di alcuni studenti con DSA (presso l'ASL Napoli 2 Nord), distinguendoli in 2 gruppi: 1) Diagnosi di conferma (cioè prima diagnosi nella scuola primaria, successivamente confermata nella scuola secondaria di 1° grado) e 2) diagnosi tardiva (prima diagnosi fatta nella scuola secondaria di 1° grado). I due gruppi sono stati confrontati in base alla gravità del DSA e al tipo di quest'ultimo, alla presenza di altri disturbi, al profilo intellettivo degli allievi e alle loro abilità di comprensione dei testi. I risultati ottenuti hanno evidenziato delle differenze di incidenza rispetto al tipo di gravità, alla presenza di comorbilità, al profilo intellettivo, mentre per le abilità di comprensione dei testi non sono risultate differenze significative; tali risultati aiutano a comprendere i motivi per cui alcune diagnosi sono tardive. In questo caso gli autori offrono uno spunto per interventi sul piano della individuazione precoce e della prevenzione.
Abstract/Sommario: Questo articolo presenta i principali risultati di un percorso educativo-didattico, realizzato in una classe quinta di scuola primaria, in presenza di un allievo con sindrome di Asperger, il quale presentava evidente difficoltà nel linguaggio pratico. E' stata utilizzata, in questo caso, la metodologia del role-playing attraverso la quale l'alunno è riuscito, gradualmente, a modulare il proprio linguaggio nel contesto della comunicazione con l'insegnante e i propri compagni, rispettand ...; [Leggi tutto...]
Questo articolo presenta i principali risultati di un percorso educativo-didattico, realizzato in una classe quinta di scuola primaria, in presenza di un allievo con sindrome di Asperger, il quale presentava evidente difficoltà nel linguaggio pratico. E' stata utilizzata, in questo caso, la metodologia del role-playing attraverso la quale l'alunno è riuscito, gradualmente, a modulare il proprio linguaggio nel contesto della comunicazione con l'insegnante e i propri compagni, rispettando l'alternanza dei turni e alla fine adattandosi ai vari contesti. La ricerca è stata condotta in una classe di 24 alunni di una scuola del Sud Italia, dove oltre al bambino con sindrome di Asperger, altri presentavano BES ed altri, ancora, difficoltà di apprendimento poiché provenienti da ambienti familiari con basso livello socio-culturale. Dopo l'osservazione e la raccolta dei dati, il GLHO (Gruppo di Lavoro per l'Handicap Operativo), in sede di formulazione del piano educativo individualizzato, ad inizio dell'anno scolastico, ha deciso di formulare un intervento mirato che coinvolgeva la "risorsa compagni", applicando il metodo del role-playing in classe in un clima ludico. Il role playing è una strategia basata sulla ricostruzione di una situazione reale (drammatizzazione), all'interno della quale i partecipanti sono invitati a rivestire ruoli organizzativi o sociali per sviluppare competenze di tipo relazionale e capacità decisionali. Tale metodologia è risultata efficace per aiutare Marco (il bambino con Asperger) a raggiungere i suoi obiettivi: migliorare le proprie abilità comunicative, la flessibilità del linguaggio espressivo e pragmatico, adeguandolo alle diverse situazioni e gestire le relazioni sia in un piccolo gruppo e sia in contesti sociali più allargati.