Abstract: Gli autori presentano gli esiti ottenuti con la validazione psicometrica della versione italiana della scala Alzheimer Functional Assessment Tool (AFAST-I), ideata per la valutazione indiretta di sette abilità quotidiane considerate di base in adulti/anziani con Disabilità Intellettiva e (sospetta) demenza. Hanno anche condotto l'analisi del suo significato clinico con metodi statistici tradizionali e con una rete neurale artificiale. L’AFAST-I è stata somministrata agli operatori di ...; [Read more...]
Gli autori presentano gli esiti ottenuti con la validazione psicometrica della versione italiana della scala Alzheimer Functional Assessment Tool (AFAST-I), ideata per la valutazione indiretta di sette abilità quotidiane considerate di base in adulti/anziani con Disabilità Intellettiva e (sospetta) demenza. Hanno anche condotto l'analisi del suo significato clinico con metodi statistici tradizionali e con una rete neurale artificiale. L’AFAST-I è stata somministrata agli operatori di 61 adulti/anziani con DI con un’età media (±DS) di 53,4 (±7,7) anni (36% con sindrome di Down). Sono state calcolate la consistenza interna, l’affidabilità inter/intra-rater e le validità criterio-correlato e di costrutto. Il significato clinico è stato approfondito, studiando il rapporto tra AFAST-I, stato cognitivo (SCS) e comportamento sociale (SOS), indicizzati con il Dementia Questionnaire for Persons with Intellectual Disabilities (DMR-I), dopo standardizzazione dei loro punteggi grezzi in punteggi equivalenti (PE). A tutti i dati raccolti è stato applicato un sistema adattivo artificiale (AutoCM) che consente di individuare quale variabile sia centrale e sorregga una rete composta da tutte le altre variabili interconnesse fra di loro con pesi diversi. L’AFAST-I evidenzia un’ottima consistenza interna. Gli indici di concordanza (coefficienti di correlazioni ICC) di 0,96 e 0,93 dimostrano la riproducibilità della scala, rispettivamente tra due intervistatori diversi e tra lo stesso intervistatore in tempi diversi. Età e genere sessuale non correlano con la scala. Dall’analisi del rapporto tra i PE dell’AFAST-I e DMR-I emerge che la perdita della memoria e dell’orientamento temporo-spaziale (SCS) anticipa quella delle abilità di base e che alterazioni del comportamento sociale (SOS) sono meno specifiche nel cogliere un declino cognitivo che porta ad una disabilità funzionale e viceversa. L’AutoCM rivela che il punto centrale delle rete è il dominio funzionale “igiene personale/orale” sia nel campione intero che nel sottogruppo di soggetti con PE=0 all’AFAST-I. Questi risultati confermano l’attendibilità e la validità statistica dell’AFAST-I e sottolineano la complessità della relazione tra stato funzionale, funzioni cognitive e comportamento sociale anche in soggetti adulti/anziani con deficit intellettivo.
Abstract: Il progetto multicentrico di ricerca DAD nato circa 10 anni fa aveva l'obiettivo di sviluppare strumenti di valutazione e di intervento nella Disabilità intellettiva anziana con demenza e di verificare gli esiti longitudinali, alcuni dei quali sono sotto riportati. ANFFAS Trentino onlus è stato il capofila di un progetto d'eccellenza che ha condotto allo sviluppo di strumenti e competenze finalmente fruibili anche in ambito italiano. Oggi anche in italia la demenza può essere trattata ...; [Read more...]
Il progetto multicentrico di ricerca DAD nato circa 10 anni fa aveva l'obiettivo di sviluppare strumenti di valutazione e di intervento nella Disabilità intellettiva anziana con demenza e di verificare gli esiti longitudinali, alcuni dei quali sono sotto riportati. ANFFAS Trentino onlus è stato il capofila di un progetto d'eccellenza che ha condotto allo sviluppo di strumenti e competenze finalmente fruibili anche in ambito italiano. Oggi anche in italia la demenza può essere trattata con l'obiettivo di rallentare la progressione, mantenendo una qualità di vita discreta anche nelle persone con DI. Aumentare gli sforzi di applicazione di specifici approcci che sembrano offrire spiragli interessanti anche in condizioni cliniche apparentemente senza speranza è quanto auspicano gli autori.
Abstract: La farmacoterapia nelle persone con disabilità intellettiva è una risorsa molto importante e nello stesso tempo rappresenta una sfida per poter migliorare l'appropriatezza clinica e la qualità di vita delle persone che vivono questa condizione esistenziale. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi su questi aspetti anche perché il processo di invecchiamento di queste persone è correlato con l'aumento di somministrazione di farmaci. Per questo motivo un affronto evidence based d ...; [Read more...]
La farmacoterapia nelle persone con disabilità intellettiva è una risorsa molto importante e nello stesso tempo rappresenta una sfida per poter migliorare l'appropriatezza clinica e la qualità di vita delle persone che vivono questa condizione esistenziale. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi su questi aspetti anche perché il processo di invecchiamento di queste persone è correlato con l'aumento di somministrazione di farmaci. Per questo motivo un affronto evidence based di questo problema diventa essenziale anche in riferimento a condizioni specifiche, come una maggiore fragilità ed esposizione a comorbidità, che questa popolazione presenta. In questo studio abbiamo effettuato un'analisi sistematica, in rapporto all'eziologia, al livello di disabilità, all'età, al genere, alla residenza, alla multimorbilità organica e/o comorbilità psichiatrica, della farmacoterapia in un campione multicentrico della popolazione italiana adulta e anziana con deficit intellettivo. Abbiamo esaminato i dati relativi alla somministrazione farmacologica di 276 persone con disabilità intellettiva con un'età media di ca. 55 anni (range 40-80) e li abbiamo confrontati con i più recenti contributi della letteratura internazionale, sia sull'ambito specialistico della disabilità intellettiva, sia quella relativa alla popolazione generale. Sono stati classificati i farmaci somministrati anche in funzione dei loro effetti anticolinergici e questo è il primo studio, per quelle che sono le nostre conoscenze, in cui è stata effettuata questa analisi su una popolazione con disabilità intellettiva. L'analisi ha prodotto degli esiti non scontati, tra i quali ci pare che il primo risultato da sottolineare sia legato ad un consumo totale di farmaci mediamente basso. Solo una minoranza del campione è in politerapia (5 farmaci 13,4%; 10 farmaci 2,2%), a differenza della popolazione geriatrica generale, e questo dato è collegato in modo significativo alla residenzialità in strutture. Invece segnaliamo che quasi la metà del campione (129; 46,7%) assume almeno uno psicofarmaco quotidianamente, non necessariamente correlato con la presenza di una diagnosi di disturbo psichiatrico. Più di un terzo del campione assume farmaci con effetti anticolinergici, mentre il consumo di farmaci internistici e di antidolorifici o analgesici è inferiore a quello registrato nella popolazione generale.
Abstract: Gli autori presentano la validazione italiana della scala Assessment Tool Alzheimer (AFAST-I), realizzata per valutare il grado di compromissione e/o di demenza e l'assistenza richiesta da anziani con deficit intellettivo in base a sette attività quotidiane considerate. Il test è stato somministrato ai caregiver professionali di 61 anziani con deficit intellettivo. L'elaborazione statistica dei risultati ottenuti ha permesso di verificare come l'AFAST-I mostri un alto grado di omogenei ...; [Read more...]
Gli autori presentano la validazione italiana della scala Assessment Tool Alzheimer (AFAST-I), realizzata per valutare il grado di compromissione e/o di demenza e l'assistenza richiesta da anziani con deficit intellettivo in base a sette attività quotidiane considerate. Il test è stato somministrato ai caregiver professionali di 61 anziani con deficit intellettivo. L'elaborazione statistica dei risultati ottenuti ha permesso di verificare come l'AFAST-I mostri un alto grado di omogeneità interna con coefficiente significativa e affidabilità eccellente con alti livelli di correlazione. Sembra che i disturbi della memoria, il disorientamento temporale e spaziale precedono la perdita di abilità funzionali, mentre i cambiamenti nel comportamento sociale sono meno correlati alla disabilità funzionale. I risultati rivelano che un indicatore sensibile è rappresentato dall'igiene personale orale e controllo sfinterico.
Abstract: Vendono messi a confronto due strumenti di misurazione del funzionamento cognitivo nelle persone con Disabllità Intellettiva nella loro versione italiana. Si è considerata l'affidabilità e la validità anche il relazione al declino cognitivo in base al test AFAST di De Vreee. Sono stati valutati 139 soggetti adulti con disabilità intellettiva seguiti dalla ANFFAS di Trento con sindrome di Down o deficit intellettivo. I prii risultati confermano la validità e l'affidabilità dello strumen ...; [Read more...]
Vendono messi a confronto due strumenti di misurazione del funzionamento cognitivo nelle persone con Disabllità Intellettiva nella loro versione italiana. Si è considerata l'affidabilità e la validità anche il relazione al declino cognitivo in base al test AFAST di De Vreee. Sono stati valutati 139 soggetti adulti con disabilità intellettiva seguiti dalla ANFFAS di Trento con sindrome di Down o deficit intellettivo. I prii risultati confermano la validità e l'affidabilità dello strumento anche nella versione italiana e nelle due forme di somministrazione (test o intervista).
Abstract: Abbiamo mirato a convalidare la versione italiana delle due forme brevi parallele del Prudhoe Cognitive Function Test (s ‐ PCFT ‐ I) negli adulti e negli anziani con disabilità intellettiva di qualsiasi eziologia e livello di gravità. La nostra convalida è uno studio multicentrico a cui hanno partecipato 211 soggetti, 125 maschi e 86 femmine, di età pari o superiore a 40 anni per le persone con sindrome di Down e di 50 anni per le persone con altre forme di disabilità. Un coefficiente ...; [Read more...]
Abbiamo mirato a convalidare la versione italiana delle due forme brevi parallele del Prudhoe Cognitive Function Test (s ‐ PCFT ‐ I) negli adulti e negli anziani con disabilità intellettiva di qualsiasi eziologia e livello di gravità. La nostra convalida è uno studio multicentrico a cui hanno partecipato 211 soggetti, 125 maschi e 86 femmine, di età pari o superiore a 40 anni per le persone con sindrome di Down e di 50 anni per le persone con altre forme di disabilità. Un coefficiente α di Cronbach di 0,85 e una correlazione media tra gli elementi di 0,21 indicano un'elevata coerenza interna. Lo strumento dimostra un buon accordo tra i tester e una stabilità temporale quasi eccellente con coefficienti di correlazione intraclasse rispettivamente di 0,85 e 0,90. I punteggi totali di s ‐ PCFT ‐ I non differiscono in base al sesso o all'età, mentre si osservano differenze statisticamente significative tra le persone con diversi livelli di gravità intellettiva. Correlazioni da moderate a buone e altamente significative tra i punteggi totali e i punteggi parziali di s ‐ PCFT ‐ I e la somma del punteggio cognitivo del Questionario sulla demenza basato su informatore per le persone con disabilità intellettiva suggeriscono un livello accettabile di validità. I declinanti cognitivi secondo il questionario sulla demenza di Prasher per le persone con disabilità intellettiva hanno punteggi di cut-off significativamente inferiori su s-PCFT-I rispetto ai non-declinanti. L's ‐ PCFT ‐ I ha buone proprietà psicometriche e facilità d'uso e può quindi essere una preziosa aggiunta agli attuali strumenti valutati dagli informatori per lo screening e la valutazione della cognizione nelle persone anziane con deficit intellettivo.