Abstract/Sommario: Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19. Il suo impatto sulla società è ancora materia di studio. Ma che cosa possiamo dire delle misure intraprese dai nostri governi per contrastare la diffusione del virus? E qual è stato il ruolo degli anziani in tutto ciò? In questa intervista a Franca Bimbi, sociologa e già docente di Sociologia e Politica Sociale all’Università di Padova, vengono ripercorse le tappe principali dei primi mesi della pandemia. Secondo Fran ...; [Leggi tutto...]
Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19. Il suo impatto sulla società è ancora materia di studio. Ma che cosa possiamo dire delle misure intraprese dai nostri governi per contrastare la diffusione del virus? E qual è stato il ruolo degli anziani in tutto ciò? In questa intervista a Franca Bimbi, sociologa e già docente di Sociologia e Politica Sociale all’Università di Padova, vengono ripercorse le tappe principali dei primi mesi della pandemia. Secondo Franca Bimbi, in Italia «ageismo» è ancora una parola sostanzialmente ignorata dalla medicina e persino dalla geriatria. Per superare l’ageismo occorrerebbe introdurre il tema nella formazione delle professioni sanitarie e sociali per insegnare a riconoscere i pregiudizi e le violenze simboliche irriflesse. Nell’intervista si sottolinea che sarebbe utile anche un training di medicina narrativa per imparare ad ascoltare il senso del racconto della persona sofferente.
Abstract/Sommario: Il dossier è composto da tre approfondimenti, il tema comune è la domiciliarità degli anziani. In “Tutti a casa? Una riflessione critica sulla domiciliarità” Roberto Franchini nota che la critica alle istituzioni residenziali vanta una storia secolare, che l’emergenza pandemica ha acuito, offrendo il destro per accelerare le critiche, in un momento delicato della loro esistenza. La crisi pandemica aiuta a immaginare una nuova generazione di servizi, che diventino luoghi di vita e istit ...; [Leggi tutto...]
Il dossier è composto da tre approfondimenti, il tema comune è la domiciliarità degli anziani. In “Tutti a casa? Una riflessione critica sulla domiciliarità” Roberto Franchini nota che la critica alle istituzioni residenziali vanta una storia secolare, che l’emergenza pandemica ha acuito, offrendo il destro per accelerare le critiche, in un momento delicato della loro esistenza. La crisi pandemica aiuta a immaginare una nuova generazione di servizi, che diventino luoghi di vita e istituzioni di comunità, e non semplicemente erogatori di prestazioni accreditate. In “Arrivano le case della comunità. Un tentativo di riorganizzare le cure territoriali” di Franco Pesaresi viene descritta la CdC come una struttura facilmente riconoscibile e raggiungibile, per l’accesso, l’accoglienza, l’orientamento dell’assistito, la progettazione e l’erogazione degli interventi sanitari; l’autore parla della diffusione, dei modelli organizzativi, delle attività e delle funzioni nonché delle prospettive delle CdC. In “A sostegno della domiciliarità. Verso un’ageing friendly community” Clara Bertoglio appunta le potenzialità per aumentare il capitale sociale della comunità ed elenca le iniziative a supporto dell’inclusione sociale, quelle a sviluppo del territorio e della mobilità, di miglioramento delle abitazioni e le implicazioni per il lavoro sociale.
Abstract/Sommario: “Le persone con Alzheimer pensano, forse non pensano le stesse cose delle altre persone, ma pensano. Si domandano come succedono le cose, perché succedono in un dato modo. Ed è un mistero” (Cary Smith Henderson). In questo contesto nasce il progetto «Io R-esisto», promosso dall’associazione «Al Confine» e sostenuto dalla Fondazione di Comunità Milano: esso porta a domicilio un metodo già sperimentato nei gruppi ovvero la narrazione autobiografica della persona con deficit cognitivo e d ...; [Leggi tutto...]
“Le persone con Alzheimer pensano, forse non pensano le stesse cose delle altre persone, ma pensano. Si domandano come succedono le cose, perché succedono in un dato modo. Ed è un mistero” (Cary Smith Henderson). In questo contesto nasce il progetto «Io R-esisto», promosso dall’associazione «Al Confine» e sostenuto dalla Fondazione di Comunità Milano: esso porta a domicilio un metodo già sperimentato nei gruppi ovvero la narrazione autobiografica della persona con deficit cognitivo e del suo caregiver familiare, rielaborata in immagini con le metodologie e tecniche dell’arteterapia. Viene però incluso un nuovo originale strumento, le videoriprese. Lontano dall’essere un nostalgico album di ricordi, l’intervento si rivolge alla diade familiare con lo scopo di dare voce ed efficacia al bisogno comunicativo della persona e del suo caregiver. La prospettiva è di sperimentare in un contesto più ampio una pratica che è parsa in qualche modo «risanatrice», capace di restituire all’anziano il senso di un’esistenza degna di essere raccontata e al caregiver una prospettiva rinnovata sulla persona di cui si prende cura, magari accogliendo nel setting anche le generazioni più giovani del nucleo familiare, favorendo uno scambio intergenerazionale mediato dal linguaggio grafico pittorico.