Abstract/Sommario: Il Coordinamento nazionale delle associazioni che si occupano della sindrome di Down è da molti anni impegnato a dare voce diretta alle persone affette da tale sindrome e diverse sono le iniziative promosse a tale scopo, come ad esempio la Consulta Giovani, dove giovani provenienti da tutta Italia si incontrano e stabiliscono varie idee e progetti per poi consegnarli al comitato di gestione e presentarli come istanze alle istituzioni. Altro passo importante è stata la nascita della sel ...; [Leggi tutto...]
Il Coordinamento nazionale delle associazioni che si occupano della sindrome di Down è da molti anni impegnato a dare voce diretta alle persone affette da tale sindrome e diverse sono le iniziative promosse a tale scopo, come ad esempio la Consulta Giovani, dove giovani provenienti da tutta Italia si incontrano e stabiliscono varie idee e progetti per poi consegnarli al comitato di gestione e presentarli come istanze alle istituzioni. Altro passo importante è stata la nascita della self-advocacy, cioè l'autorappresentanza, mediante la quale una persona Down, durante i convegni promossi dalle associazioni AGPD e Pianeta Down, parla della propria esperienza come persona down; quest'anno è stata la volta di Marta Sodano che è intervenuta ad un convegno delle Nazioni Unite, in occasione della Giornata mondiale delle persone come lei aventi sindrome di Down. Secondo l'autrice le persone down, non solo possono autorappresentarsi, ma devono essere anche parte attiva in ogni loro decisione e progetto; è importante, inoltre, ascoltarle e chiedere il loro parere, ciò perché quello che per noi (insegnanti, genitori) pensiamo che sia il loro bene lo sia per davvero. Dare voce diretta a queste persone che, con la loro esperienza diretta e vissuta, ci aiuta a capire la direzione che dobbiamo prendere per fare inclusione, considerando il modo col quale la disabilità viene vista e percepita a scuola, nel mondo del lavoro e nella vita sociale.
Abstract/Sommario: L'autrice, che è una pedagogista sociale, racconta la terribile esperienza che, qualche anno fa, ha coinvolto la sua famiglia, esattamente suo figlio Arturo di 17 anni che è stato vittima di un episodio di cronaca nera da parte di una "baby gang"; la sua traiettoria di vita quotidiana tranquilla (e quella della sua famiglia) è cambiata radicalmente dal giorno dell'episodio della violenza, da ciò sorge il suo desiderio di riportare la sua drammatica esperienza di vita ad una storia peda ...; [Leggi tutto...]
L'autrice, che è una pedagogista sociale, racconta la terribile esperienza che, qualche anno fa, ha coinvolto la sua famiglia, esattamente suo figlio Arturo di 17 anni che è stato vittima di un episodio di cronaca nera da parte di una "baby gang"; la sua traiettoria di vita quotidiana tranquilla (e quella della sua famiglia) è cambiata radicalmente dal giorno dell'episodio della violenza, da ciò sorge il suo desiderio di riportare la sua drammatica esperienza di vita ad una storia pedagogica e culturale (che è poi la sua storia di vita) dove la povertà educativa e la devianza (fenomeni tristemente interconnessi) risulta evidente. Da ciò nasce l'idea di fondare una associazione a Napoli (città dove l'autrice vive ed esercita la sua attività) che sostenesse le battaglie condotte contro la povertà educativa (strettissima correlazione tra condizioni economiche e familiari difficili e rischio sociale di devianza) e fosse vicina non solo alle famiglie delle vittime ma, anche ai soggetti deviati, autori della violenza. L'associazione ARTUR (simbolicamente reca il nome del figlio dell'autrice) è un acronimo Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio, con una R ribaltata perché le vite vissute nel rischio sono vite al rovescio, l'idea è quella di trasformare la violenza in resilienza, i dolori in valori, le povertà in opportunità; da qui l'esigenza di costruire un lavoro di territorio che sia fatto, secondo l'autrice, di una approccio educativo integrato per il contenimento della devianza e per la prevenzione del rischio. Il modello (di pedagogia civile) dell'associazione è quello delle 4 C: Contrastare, Curare, Corresponsabilizzare, Condividere. A tale scopo sono stati organizzati degli eventi a Napoli dove hanno partecipato migliaia di persone, come ad esempio una maratona di solidarietà che ha consentito una raccolta fondi per finanziare campi estivi per minori a rischio, bambini e ragazzi che nel periodo estivo (da maggio a settembre) rimangono per strada e spesso risultano essere manodopera e manovalanza a basso costo e quindi, immediatamente disponibile per la camorra e la criminalità organizzata.
Abstract/Sommario: L'articolo tratta dell'esperienza di Susanna Tamaro, la scrittrice triestina che ha venduto milioni di copie dei suoi libri e che ci racconta la sua storia scolastica e la sua idea di educazione. Quello che non tutti sanno è il fatto che qualche anno fa la Tamaro ha ricevuto una diagnosi di sindrome di Asperger, un disturbo del neurosviluppo che si avvicina molto alla sindrome dell'autismo; la mia esperienza, afferma l'autrice, è interessante perché sono un pezzo di "archeologia dell'i ...; [Leggi tutto...]
L'articolo tratta dell'esperienza di Susanna Tamaro, la scrittrice triestina che ha venduto milioni di copie dei suoi libri e che ci racconta la sua storia scolastica e la sua idea di educazione. Quello che non tutti sanno è il fatto che qualche anno fa la Tamaro ha ricevuto una diagnosi di sindrome di Asperger, un disturbo del neurosviluppo che si avvicina molto alla sindrome dell'autismo; la mia esperienza, afferma l'autrice, è interessante perché sono un pezzo di "archeologia dell'inclusione", la testimonianza di come una bambina possa sopravvivere anche in una situazione di non riconoscimento del proprio limite.
Abstract/Sommario: Dalla concezione che la musica, più che una materia, è un linguaggio universale ed anzi, in alcuni casi, rappresenta l'unica forma di comunicazione possibile ed integrarla con altre forme espressive (ma anche verbali e visive) può creare un piano comune di scambio (e quindi possibilità di arricchimento per tutti) nasce il "Progetto MusiCAA" per dimostrare come attraverso la Comunicazione Aumentativa Alternativa si possono creare attività musicali adatte a tutti. Non c'è bisogno di prep ...; [Leggi tutto...]
Dalla concezione che la musica, più che una materia, è un linguaggio universale ed anzi, in alcuni casi, rappresenta l'unica forma di comunicazione possibile ed integrarla con altre forme espressive (ma anche verbali e visive) può creare un piano comune di scambio (e quindi possibilità di arricchimento per tutti) nasce il "Progetto MusiCAA" per dimostrare come attraverso la Comunicazione Aumentativa Alternativa si possono creare attività musicali adatte a tutti. Non c'è bisogno di preparare percorsi necessari ad hoc per i ragazzi disabili, secondo l'autrice, basta muoversi fin dal principio su un terreno comune che permetta a tutti di partecipare; quindi, l'insegnante deve trovare una strada che sia percorribile a tutti e le giuste strategie per far sentire a coloro che hanno una disabilità parte integrante dell'insieme; il progetto MusiCAA nasce, appunto, con l'intenzione di creare un ambiente di apprendimento e di sviluppo delle potenzialità creative (e musicali) di tutti dove ciascuno, nonostante le proprie difficoltà, può partecipare.
Abstract/Sommario: Gli autori considerano la necessità di creare parole chiave, esattamente 7 parole per favorire la costruzione di una scuola inclusiva. La prima parola è Ambiente: una scuola inclusiva è una scuola che organizza ambienti inclusivi, non solo intesi come spazi fisici ma soprattutto intesi come relazioni che esistono in quegli stessi spazi fisici. A scuola, nella società, secondo gli autori, dovrebbero sopravvivere tutti e bene; una scuola inclusiva si preoccupa, in effetti, di organizzare ...; [Leggi tutto...]
Gli autori considerano la necessità di creare parole chiave, esattamente 7 parole per favorire la costruzione di una scuola inclusiva. La prima parola è Ambiente: una scuola inclusiva è una scuola che organizza ambienti inclusivi, non solo intesi come spazi fisici ma soprattutto intesi come relazioni che esistono in quegli stessi spazi fisici. A scuola, nella società, secondo gli autori, dovrebbero sopravvivere tutti e bene; una scuola inclusiva si preoccupa, in effetti, di organizzare gli ambienti di apprendimento in cui fa stare bene tutti. Essa, quindi, si occupa prima che avvengono dei problemi organizzando gli ambienti di apprendimento secondo i principi dello Universal Design for Learning, ossia facendo delle scelte, valutandole e sperimentandole. La seconda parola è Ikigai (parola giapponese): ragion d'essere, cioè è il senso della vita per essere felici, e quindi l'inclusione è, per gli autori, una storia dolce perché può aiutare tutti i bambini a cercare la propria felicità passetto dopo passetto. La terza parola è rappresentata dalla Cooperazione: cioè pratica di costruire ponti (da parte degli insegnanti), fare in modo che i bambini più competenti possono mettere a disposizioni dei loro compagni/pari che hanno delle difficoltà il loro sapere. La quarta parola: Creatività, cioè maggiore possibilità di scelta data agli alunni (da parte degli insegnanti) per condurre un'attività. La quinta parola è Sensibilità: per una valutazione inclusiva c'è bisogno di coraggio e di fare delle scelte (sapere quali sono i criteri, gli oggetti, le modalità della valutazione stessa). Ultime parole sono quelle Speranza e Empatia: trasmettere speranza aiuta il bambino bisognoso a credere in se stesso, a non farlo sentire perdente (si sbaglia perché si prova ma si impara perché si prova). Però è l'empatia, alla fine, ciò che è alla base del lavoro dell'insegnante e rende speciale il suo rapporto con gli allievi, ossia la relazione.
Abstract/Sommario: L'autore giovanissimo racconta in questo articolo la storia del suo rapporto con il fratello minore Giovanni, affetto da sindrome di Down, che è stato il protagonista di un corto caricato su YouTube, da lui ideato intitolato "The simple interview", diventato ben presto virale. Nel 2016 Mazzariol ha pubblicato "Mio fratello rincorre i dinosauri" diventato, dopo qualche anno, anche un film. Raccontando la propria esperienza l'autore riesce ad aprire una finestra su che cosa significhi vi ...; [Leggi tutto...]
L'autore giovanissimo racconta in questo articolo la storia del suo rapporto con il fratello minore Giovanni, affetto da sindrome di Down, che è stato il protagonista di un corto caricato su YouTube, da lui ideato intitolato "The simple interview", diventato ben presto virale. Nel 2016 Mazzariol ha pubblicato "Mio fratello rincorre i dinosauri" diventato, dopo qualche anno, anche un film. Raccontando la propria esperienza l'autore riesce ad aprire una finestra su che cosa significhi vivere l'inclusione non solo in classe, ma anche nei cosiddetti "spazi laterali", ossia i corridoi della scuola che sono una parte integrante della vita scolastica di tutti i ragazzi, luoghi dove ogni giorno essi si incontrano.Secondo l'autore il web, i social e tutte le nuove forme di comunicazione possono servire per l'inclusione ma, prima di tutto, occorre capire il mondo dei ragazzi, che cos'è, cosa attira la loro attenzione; per i ragazzi con disabilità, come il fratello Giovanni, sostiene l'autore, occorre la creazione di metodi nuovi di supporto per il tempo libero e legare quest'ultimo alla loro attività scolastica. In tal caso gli insegnanti devono lavorare in questa direzione offrendo ai ragazzi più attività da svolgere che devono essere al passo con i propri interessi.
Abstract/Sommario: Mani che si intrecciano, mani che tagliano, mani che incollano, mani che, attraverso il fare, definiscono percorsi e fanno intravedere nuovi orizzonti. Mani (come quelle di Lara Borella) che accolgono e che operano per i bisogni di bambini che necessitano di guida e di aiuto. Ma non solo per loro. In questo contributo vengono presentate le storie di Giacomo, Elena e Paolo (nomi di fantasia), bambini a cui l'utilizzo di metodi e tecniche ascrivibili a un approccio cognitivo-comportament ...; [Leggi tutto...]
Mani che si intrecciano, mani che tagliano, mani che incollano, mani che, attraverso il fare, definiscono percorsi e fanno intravedere nuovi orizzonti. Mani (come quelle di Lara Borella) che accolgono e che operano per i bisogni di bambini che necessitano di guida e di aiuto. Ma non solo per loro. In questo contributo vengono presentate le storie di Giacomo, Elena e Paolo (nomi di fantasia), bambini a cui l'utilizzo di metodi e tecniche ascrivibili a un approccio cognitivo-comportamentale e di strumenti facilitatori costruiti su misura ha permesso di muovere i primi passi verso l'autonomia e di aumentare le proprie capacità di conoscere, comprendere e comunicare con il mondo di cui fanno parte.
Abstract/Sommario: Secondo l'autore, rifacendosi alla propria esperienza di insegnante, il "mito della caverna", narrato da Platone, parla in modo straordinario ai bambini poiché pone domande sostanziali riguardo la conoscenza che loro sono in grado di cogliere; i bambini sono in grado di pensare con profondità e gli insegnanti, afferma Lorenzoni, lo devono sempre tener presente quando essi dialogano con i bambini, cogliere la bellezza del dialogo perché ciò permette di fare una scuola inclusiva. Quando ...; [Leggi tutto...]
Secondo l'autore, rifacendosi alla propria esperienza di insegnante, il "mito della caverna", narrato da Platone, parla in modo straordinario ai bambini poiché pone domande sostanziali riguardo la conoscenza che loro sono in grado di cogliere; i bambini sono in grado di pensare con profondità e gli insegnanti, afferma Lorenzoni, lo devono sempre tener presente quando essi dialogano con i bambini, cogliere la bellezza del dialogo perché ciò permette di fare una scuola inclusiva. Quando c'è il dialogo si apre la possibilità di dire cose che sono difficili da dire ed è importante trovare questo spazio in classe e creare altri spazi continuamente; ciò implica, però, che i bambini devono essere nella possibilità di esprimersi liberamente ma prima di questo bisogna ascoltarli e questo implica, da parte dell'insegnante, prendersi ed avere tempo (e per avere tempo deve fare delle scelte). Le maggiori nemiche della scuola inclusiva, secondo l'autore, sono infatti la fretta e la velocità. Poi c'è il cosiddetto "secondo ascolto" molto efficace che nasce quando l'insegnante registra un dialogo, realizzato in classe e poi lo trascrive e lo discute, in secondo momento, con la classe; quindi, ritenere importante a ciò che si è detto in classe. Altro elemento fondamentale di qualsiasi educazione è la dignità da assicurare a tutti; altro compito difficile che hanno gli insegnanti riguarda la difficile rimozione degli ostacoli di varia natura e che costituisce la maggiore sfida che pone il mestiere di educatore. L'ultimo elemento, infine, riguarda lo scopo ultimo di tutto ciò: offrire più libertà possibile al pieno sviluppo umano di ciascun bambino.