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Abstract/Sommario: Con opportuni accorgimenti, secondo l'autore, il gioco delle carte diventa possibile anche per i bambini con disabilità, ricordando sempre che anche per loro, come in qualsiasi gioco, il primo obiettivo deve essere sempre quello di divertirsi, poi di imparare. L'autore con questo suo contributo non presenta nuovi strumenti autocostruiti, ma intende dare dei suggerimenti per un uso alternativo ed inclusivo, di oggetti di uso comune come le carte da gioco.

Abstract/Sommario: Secondo l'autrice la didattica aperta merita una attenzione maggiore da parte di tutte quelle persone che si occupano di tale materia in campo scolastico, considerando il fatto che il sistema scolastico italiano è un sistema inclusivo. Ciò rappresenta, infatti, un approccio che, attraverso l'autonomia e la libertà di scelta che viene accordata agli allievi, aiuta a realizzare individualizzazione e personalizzazione per tutti, tenendo conto delle caratteristiche di ciascun individuo. In ...; [Leggi tutto...] Secondo l'autrice la didattica aperta merita una attenzione maggiore da parte di tutte quelle persone che si occupano di tale materia in campo scolastico, considerando il fatto che il sistema scolastico italiano è un sistema inclusivo. Ciò rappresenta, infatti, un approccio che, attraverso l'autonomia e la libertà di scelta che viene accordata agli allievi, aiuta a realizzare individualizzazione e personalizzazione per tutti, tenendo conto delle caratteristiche di ciascun individuo. In base all'analisi effettuata, l'autrice ritiene che, il potenziale inclusivo di questo approccio didattico si può realizzare pienamente soprattutto se l'autonomia e la libertà di scelta da parte dei bambini vengono introdotte gradualmente ed insegnando in modo esplicito le competenze necessarie a esercitarle, mettendo ognuno, indipendentemente dalla propria condizione individuale e sociale di partenza, nella condizione di lavorare in modo autonomo ed efficace e di compiere scelte consapevoli e fruttuose.

Abstract/Sommario: Una delle sfide più ardue che un insegnante di sostegno, occupandosi di un alunno con un lieve deficit cognitivo, si trova a dover affrontare è sicuramente l'insegnamento delle lingue straniere; nella fattispecie della scuola secondaria di 1° grado l'inglese e una seconda lingua comunitaria (a scelta della famiglia tra francese, spagnolo e tedesco), introdotta dalla riforma Moratti nel 2004. Spesso si tratta di ragazzi che hanno già importanti difficoltà di comprensione e produzione in ...; [Leggi tutto...] Una delle sfide più ardue che un insegnante di sostegno, occupandosi di un alunno con un lieve deficit cognitivo, si trova a dover affrontare è sicuramente l'insegnamento delle lingue straniere; nella fattispecie della scuola secondaria di 1° grado l'inglese e una seconda lingua comunitaria (a scelta della famiglia tra francese, spagnolo e tedesco), introdotta dalla riforma Moratti nel 2004. Spesso si tratta di ragazzi che hanno già importanti difficoltà di comprensione e produzione in lingua italiana, con un lessico estremamente povero che sovente risente della predominanza dialettale. In questi casi l'apprendimento delle lingue straniere diventa un miraggio, talvolta estremamente sconfortante sia per l'alunno e sia per i docenti. Quando si manifestano queste problematiche è opportuno dare precedenza alla lingua italiana senza, però, escludere l'apprendimento delle lingue straniere. In questo articolo, l'autore descrive una propria esperienza didattica, svolta in una classe seconda di una scuola secondaria di 1° grado, inerente all'insegnamento-apprendimento della lingua francese con un'alunna affetta da deficit cognitivo di grado lieve.

Abstract/Sommario: L'articolo mette in risalto il fatto che la scuola, se si pone come suo obiettivo quello di rendere competenti i propri allievi, deve loro fornire gli strumenti necessari per farlo; deve, quindi, creare le condizioni e le opportunità perché ognuno di loro possa osservare, ricercare, sperimentare le proprie scelte, negoziare con gli altri, per risolvere in modo autonomo e con responsabilità problemi reali. Secondo l'autrice tutto ciò è possibile se la scuola con i propri docenti sceglie ...; [Leggi tutto...] L'articolo mette in risalto il fatto che la scuola, se si pone come suo obiettivo quello di rendere competenti i propri allievi, deve loro fornire gli strumenti necessari per farlo; deve, quindi, creare le condizioni e le opportunità perché ognuno di loro possa osservare, ricercare, sperimentare le proprie scelte, negoziare con gli altri, per risolvere in modo autonomo e con responsabilità problemi reali. Secondo l'autrice tutto ciò è possibile se la scuola con i propri docenti sceglie di utilizzare e fare propria una metodologia laboratoriale, nella quale il laboratorio non costituisce un momento separato, ma rappresenta una modalità abituale nella prassi scolastica e quindi, un principio dell'intera didattica. L'insegnante deve avere, in poche parole, una forma mentis che, nel momento della ideazione e progettazione dei percorsi di studio, inserisce e crea le opportunità che sollecitano, alla fine, gli allievi a sperimentare e potenziare tutte la attività cognitive sopra descritte.

Abstract/Sommario: L'articolo prende dapprima in esame il contributo del potenziamento delle funzioni cognitive nel prevenire o ridurre le difficoltà nell'apprendimento scolastico. Quindi un'ampia trattazione è riservata ai processi metacognitivi e al contributo dei software didattici messi a punto per il potenziamento cognitivo di soggetti con specifici bisogni educativi o del gruppo classe. A tale riguardo, vengono descritti alcuni software ampiamente impiegati nel contesto italiano, che, sottolineando ...; [Leggi tutto...] L'articolo prende dapprima in esame il contributo del potenziamento delle funzioni cognitive nel prevenire o ridurre le difficoltà nell'apprendimento scolastico. Quindi un'ampia trattazione è riservata ai processi metacognitivi e al contributo dei software didattici messi a punto per il potenziamento cognitivo di soggetti con specifici bisogni educativi o del gruppo classe. A tale riguardo, vengono descritti alcuni software ampiamente impiegati nel contesto italiano, che, sottolineando l'importanza della riflessione metacognitiva e proponendo una serie di attività cognitive spesso in modalità ludica, mirano a potenziare le funzioni mentali alla base dei diversi apprendimenti scolastici. Secondo le autrici potenziare: significa predisporre un intervento educativo in grado di favorire il normale sviluppo di una funzione che sta emergendo, ossia aiutare il bambino a costruire il suo sistema di conoscenze e la sua efficienza cognitiva, offrendo situazioni di apprendimento con elementi di novità e complessità maggiore rispetto a quanto il bambino potrebbe affrontare se agisse da solo o per conto proprio.

Abstract/Sommario: Il percorso illustrato, in questo articolo, trattato in modo dettagliato dalla Bravar e colleghe, intende rappresentare solo una delle proposte possibili di lavoro nel campo dell'insegnamento in maniera non definitiva. Infatti suggerisce un approccio sistematico per analizzare il comportamento motorio durante la scrittura esercitata dal bambino per poi intervenire, in modo mirato, su ognuna delle difficoltà che potrebbe incontrare il bambino nella gestione della scrittura sia visuale e ...; [Leggi tutto...] Il percorso illustrato, in questo articolo, trattato in modo dettagliato dalla Bravar e colleghe, intende rappresentare solo una delle proposte possibili di lavoro nel campo dell'insegnamento in maniera non definitiva. Infatti suggerisce un approccio sistematico per analizzare il comportamento motorio durante la scrittura esercitata dal bambino per poi intervenire, in modo mirato, su ognuna delle difficoltà che potrebbe incontrare il bambino nella gestione della scrittura sia visuale e sia motoria. Quando si tratta dei disturbi motori o di apprendimento, l'intervento che si deve fare è quello di collegarlo alle specifiche difficoltà dell'alunno e condividerlo con lui, tenendo, però, sempre conto delle competenze, dei motivi e della situazione scolastica e familiare del bambino. Talvolta l'operatore non trova tutto quello che gli serve e deve trovare, quindi, strategie diverse, inventandosi anche delle soluzioni ad hoc. Le autrici con questo loro lavoro cercano di offrire degli spunti che possono aiutare a comprendere la molteplice varietà che scaturisce dalla produzione motoria della scrittura ed affrontare in modo efficace le difficoltà ad essa associata.

Abstract/Sommario: L'autrice, in questo articolo, presenta dapprima la distinzione dei concetti di fonetica e fonologia. La prima studia le proprietà fisiche (acustica) e fisiologiche (articolatoria) dei suoni del linguaggio; la seconda, invece, le rappresentazioni mentali dei suoni stessi. Questi ultimi sono prodotti dall'apparato fonatorio, cioè dall'insieme di organi che ognuno di noi utilizza per parlare. Apprendere a parlare è per i bambini una vera e propria impresa che essi compiono; questa capaci ...; [Leggi tutto...] L'autrice, in questo articolo, presenta dapprima la distinzione dei concetti di fonetica e fonologia. La prima studia le proprietà fisiche (acustica) e fisiologiche (articolatoria) dei suoni del linguaggio; la seconda, invece, le rappresentazioni mentali dei suoni stessi. Questi ultimi sono prodotti dall'apparato fonatorio, cioè dall'insieme di organi che ognuno di noi utilizza per parlare. Apprendere a parlare è per i bambini una vera e propria impresa che essi compiono; questa capacità molto complessa essi la acquisiscono, però, in un tempo abbastanza breve, in modo spontaneo, con differenze varie individuali. Il bambino non impara, però, a parlare subito bene ma semplifica la forma superficiale delle parole utilizzando strategie facilitatorie che derivano da fattori sia articolatori e sia percettivi. Tali processi sono di due livelli: il primo, a livello del sistema fonologico e il secondo a livello della struttura delle sillabe e delle parole. Queste semplificazioni, nel bambino che sta imparando a parlare, sono fisiologiche, ma da una certa età in poi dovrebbero scomparire. Una semplice prova ci permette di osservare quali suoni il bambino emette in modo corretto e quali, invece, sono sostituiti o distorti oppure omessi. Secondo l'autrice, una risorsa importante, in questo caso, è il gioco che aumenta la motivazione e l'attenzione del bambino. Il gioco, infatti, racchiude una carica vitale che insieme ad aspetti comunicativi, affettivi-emotivi e cognitivi, favorisce l'apprendimento e la generalizzazione delle competenze fono-articolatorie nel linguaggio spontaneo.