Abstract/Sommario: Scopo di questo lavoro è sottolineare la quantità di elementi comuni tra tecniche di autocontrollo cognitivo comportamentale ed ipnosi Ericksoniana. L’utilizzo di tecniche cognitivo comportamentali che prevedono rilassamento e immaginazione richiede modifiche del setting e dell’interazione terapeutica. Quale che sia la procedura usata, in questa nuova situazione il terapeuta cognitivo comportamentale in realtà esegue (più o meno consapevolmente) una “induzione ipnotica non autoritaria” ...; [Leggi tutto...]
Scopo di questo lavoro è sottolineare la quantità di elementi comuni tra tecniche di autocontrollo cognitivo comportamentale ed ipnosi Ericksoniana. L’utilizzo di tecniche cognitivo comportamentali che prevedono rilassamento e immaginazione richiede modifiche del setting e dell’interazione terapeutica. Quale che sia la procedura usata, in questa nuova situazione il terapeuta cognitivo comportamentale in realtà esegue (più o meno consapevolmente) una “induzione ipnotica non autoritaria” sul soggetto. Sosteniamo che l’uso dell’ipnosi Ericksoniana, permettendo anche un controllo obiettivo (es., analisi delle minimal clues) del processo di transizione da uno stato della mente ordinario ad uno di rilassamento (o ipnotico), conferisca maggior efficienza alla tecnica adoperata: minor tempo per raggiungere lo scopo (S.d.M. desiderato), più alto rendimento attraverso l’utilizzo di un linguaggio sensoriale evocativo tipico dell’ipnosi non direttiva.
Abstract/Sommario: Lo scopo del presente articolo è di descrivere un particolare tipo di pazienti con un disturbo ossessivo compulsivo in comorbilità con un disturbo dissociativo della coscienza. Tale comorbilità rappresenta una variante morbosa caratterizzata da una maggiore gravità dei sintomi ossessivi e da una peggior prognosi rispetto al disturbo ossessivo tipico e, spesso, da una insufficiente risposta ai farmaci. Questo quadro clinico è visto come uno dei possibili sviluppi psicopatologici che, pe ...; [Leggi tutto...]
Lo scopo del presente articolo è di descrivere un particolare tipo di pazienti con un disturbo ossessivo compulsivo in comorbilità con un disturbo dissociativo della coscienza. Tale comorbilità rappresenta una variante morbosa caratterizzata da una maggiore gravità dei sintomi ossessivi e da una peggior prognosi rispetto al disturbo ossessivo tipico e, spesso, da una insufficiente risposta ai farmaci. Questo quadro clinico è visto come uno dei possibili sviluppi psicopatologici che, per l'aggiunta di altri fattori di rischio, può prendere l'avvio dalla Disorganizzazione dell'Attaccamento. Verrà presentato brevemente il trattamento di un caso clinico e alcune riflessioni su alcune strategie terapeutiche utili per favorire il processo di integrazione. La conoscenza di tale forma di associazione morbosa può favorire il trattamento e migliorare la corretta comprensione del manifestarsi dei sintomi dissociativi e delle eventuali ricadute sintomatologiche senza rischiare di assimilarli ai sintomi di una patologia psicotica con il conseguente uso di presidi terapeutici inappropriati.
Abstract/Sommario: Alcuni aspetti teorici mostrano che i primi approcci cognitivi terapeutici (Beck, per esempio) non si basano su una conoscenza teorica, ma anticipano, e spesso con intuizioni geniali, lo sviluppo di teorie fondamentali in psicologia. Questi approcci contengono concetti troppo imprecisi che si basano più su delle ipotesi che su una conoscenza solida, corroborata in modo sperimentale. Con questo articolo, vogliamo esplorare la connessione imprecisa (vaga) tra i recenti modelli cognitivi, ...; [Leggi tutto...]
Alcuni aspetti teorici mostrano che i primi approcci cognitivi terapeutici (Beck, per esempio) non si basano su una conoscenza teorica, ma anticipano, e spesso con intuizioni geniali, lo sviluppo di teorie fondamentali in psicologia. Questi approcci contengono concetti troppo imprecisi che si basano più su delle ipotesi che su una conoscenza solida, corroborata in modo sperimentale. Con questo articolo, vogliamo esplorare la connessione imprecisa (vaga) tra i recenti modelli cognitivi, principalmente quelli cognitivi - emozionali, e le assunzioni della psicoterapia cognitiva : le ragioni delle differenze tra la psicologia fondamentale e la psicoterapia saranno spiegate come base di una nuova riaffermazione dei sempre più efficaci modelli teorici cognitivi. Esploreremo anche le ragioni sottostanti il legame difficile tra questi due campi analizzando il contributo dei teorici puri e quello dei terapeuti sul terreno: in particolare, considereremo come esempio la nozione di schema. Mostreremo le ragioni della complessità dei modelli recenti che non sono utili se presentati tali e quali. Infine, concluderemo con i modelli interattivi tra la psicologia cognitiva «calda» , le psicoterapie cognitive che possono essere raccomandate in futuro.
Abstract/Sommario: La psicoterapia cognitivo - comportamentale oggi è profondamente legata all’approccio basato sull’evidenza empirica. La ricerca, infatti, è ormai una fase fondamentale della costruzione dell’intero processo psicoterapeutico, che si snoda a partire dall’individuazione del fulcro di un’anomalia cognitiva e approda, dopo un lungo percorso, alla verifica dei trattamenti cognitivi. Ogni fase è un anello interdipendente di un’unica catena. Autori come Clark, Fairburn e Shafran hanno intrapre ...; [Leggi tutto...]
La psicoterapia cognitivo - comportamentale oggi è profondamente legata all’approccio basato sull’evidenza empirica. La ricerca, infatti, è ormai una fase fondamentale della costruzione dell’intero processo psicoterapeutico, che si snoda a partire dall’individuazione del fulcro di un’anomalia cognitiva e approda, dopo un lungo percorso, alla verifica dei trattamenti cognitivi. Ogni fase è un anello interdipendente di un’unica catena. Autori come Clark, Fairburn e Shafran hanno intrapreso diversi studi di questo tipo negli ultimi anni. In Italia, la situazione è ancora stagnante. La tendenza a fare riferimento al campo dell’esperienza per giustificare la natura dei propri interventi sostituisce il necessario monitoraggio scientifico relativo all’efficacia dei trattamenti utilizzati.
Abstract/Sommario: In questo studio si è voluto verificare se, come suggeriscono alcuni autori la rappresentazione dell’insonnia fornita dal paziente nel primo colloquio presenta una sistematica sovrastima dell’intensità della sintomatologia o se corrisponde ad altre forme di distorsione come previsto dalla teoria di Cacioppo. A tal fine sono state esaminate le cartelle cliniche di 120 pazienti insonni considerando le informazioni relative alle prime due settimane di valutazione. La valutazione retrospe ...; [Leggi tutto...]
In questo studio si è voluto verificare se, come suggeriscono alcuni autori la rappresentazione dell’insonnia fornita dal paziente nel primo colloquio presenta una sistematica sovrastima dell’intensità della sintomatologia o se corrisponde ad altre forme di distorsione come previsto dalla teoria di Cacioppo. A tal fine sono state esaminate le cartelle cliniche di 120 pazienti insonni considerando le informazioni relative alle prime due settimane di valutazione. La valutazione retrospettiva della presenza/assenza di difficoltà di addormentamento (DA), risvegli notturni frequenti (RNF), risvegli precoci (RP) è stata considerata indicativa della rappresentazione che il paziente ha della sua sintomatologia. Inoltre è stata rilevata la presenza e l’intensità di DA, RNF e RP nei 14 giorni successivi al primo colloquio come riportato dai pazienti nei diari del sonno. I risultati evidenziano che il paziente insonne presentata nel primo colloquio una rappresentazione sintomatologica incongruente con le manifestazioni del disturbo evidenziate dai diari. Questa incongruenza non è sempre una sistematica sovrastima ma varia in funzione del tipo di sintomo, delle caratteristiche con cui il sintomo si presenta e talvolta anche in funzione dell’età e del genere dei pazienti stessi.
Abstract/Sommario: Lo studio ha esaminato il ruolo delle rappresentazioni della malattia e delle dimensioni socio cognitive nell'adattamento emotivo alla malattia in un gruppo di pazienti affetti da diabete di tipo II. Centottantaquattro soggetti diabetici non insulino dipendenti hanno completato un questionario costituito dai seguenti reattivi: l'Illness Perception Questionnaire revised (IPQ-R) nella versione per pazienti diabetici, le dimensioni sociocognitive (sostegno sociale, autoefficacia percepi ...; [Leggi tutto...]
Lo studio ha esaminato il ruolo delle rappresentazioni della malattia e delle dimensioni socio cognitive nell'adattamento emotivo alla malattia in un gruppo di pazienti affetti da diabete di tipo II. Centottantaquattro soggetti diabetici non insulino dipendenti hanno completato un questionario costituito dai seguenti reattivi: l'Illness Perception Questionnaire revised (IPQ-R) nella versione per pazienti diabetici, le dimensioni sociocognitive (sostegno sociale, autoefficacia percepita e aspettative di risultato) del Multidimensional Diabetes Questionnaire (MDQ), e le scale dell'ansia e della depressione del Derogatis Symptoms Checklist (Scl-90). Le analisi della regressione gerarchica multipla hanno evidenziato il ruolo significativo del genere, dell'identità, della severità e della percepita causalità interna della malattia nella predizione delle variabili dipendenti. Inoltre il blocco contenente le dimensioni sociocognitive mostra in tutti i casi significative porzioni di varianza aggiuntiva nella spiegazione delle variabili dipendenti. Le rappresentazioni e le dimensioni socio-cognitive della patologia diabetica giocano un ruolo significativo nell'adattamento alla patologia diabetica. I risultati suggeriscono di progettare interventi psicologici basati su strategie focalizzate sulla ristrutturazione cognitiva delle credenze irrazionali legate alla severità della patologia diabetica e all'eccessiva autocolpevolizzazione, sulla promozione di efficacia di essere in grado di seguire le prescrizioni del medico, e infine sul miglioramento della rete relazionale del paziente.