Abstract/Sommario: L'autrice (psicologa e psicoterapeuta) affronta in questo articolo il problema (sempre più dilagante) della ludopatia. La prima differenza che emerge è che, certamente non si tratta di un gioco creativo, nel senso che non mette in moto le risorse cognitive ed emotive del bambino e dell'adolescente, per ottenere risultati soddisfacenti dovuti al proprio ingegno e sapere, ma obbliga a seguire percorsi già stabiliti da colui che ha ideato il gioco. La seconda differenza è che tale tipo di ...; [leggi tutto]
L'autrice (psicologa e psicoterapeuta) affronta in questo articolo il problema (sempre più dilagante) della ludopatia. La prima differenza che emerge è che, certamente non si tratta di un gioco creativo, nel senso che non mette in moto le risorse cognitive ed emotive del bambino e dell'adolescente, per ottenere risultati soddisfacenti dovuti al proprio ingegno e sapere, ma obbliga a seguire percorsi già stabiliti da colui che ha ideato il gioco. La seconda differenza è che tale tipo di esperienza non si svolge in un lasso di spazio-tempo; ciò perché la ludopatia costruisce dei non luoghi che invadono la mente del bambino o dell'adolescente, che li fa ritrovare in una dimensione diversa rispetto a quella del mondo sensibile in cui esistono solo lui e il videogioco. Di conseguenza, si avranno dei risultati patologici: appiattimento delle proprie emozioni, dipendenza, angoscia, frustrazione in caso di perdita, desiderio impulsivo di rivincita, aggressività, allontanamento dalle relazioni. Nei casi più gravi è importante l'intervento di specialisti (psicologo, psicoterapeuta, neuropsichiatra) che, oltre a prendere l'incarico del problema, devono riuscire a coinvolgere anche le famiglie, la scuola e i servizi sociali formulando, nello stesso tempo, un progetto di prevenzione per questo tipo di patologia.
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