Abstract/Sommario: Gli autori presentano una nuova visione del rapporto uomo-macchina, con particolare riguardo all'ambito dell'educazione professionale di giovani disabili. Il problema di interfacciare l'uomo e la macchina in modo affidabile e sicuro ha suscitato l'interesse di ingegneri e psicologi da oltre quarant'anni, ma solo recentemente ci si è resi conto che per abbattere i rischi di errore occorre soprattutto badare all'interazione tra l'uomo e l'apparato tecnologico. Volendo poi rendere l'indiv ...; [leggi tutto]
Gli autori presentano una nuova visione del rapporto uomo-macchina, con particolare riguardo all'ambito dell'educazione professionale di giovani disabili. Il problema di interfacciare l'uomo e la macchina in modo affidabile e sicuro ha suscitato l'interesse di ingegneri e psicologi da oltre quarant'anni, ma solo recentemente ci si è resi conto che per abbattere i rischi di errore occorre soprattutto badare all'interazione tra l'uomo e l'apparato tecnologico. Volendo poi rendere l'individuo capace di affrontare l'imprevisto, ovvero i cambiamenti, gli errori esecutivi o i malfunzionamenti della macchina, è necessario contrastare la tendenza a seguire ripetitivamente una routine prestabilita: in altre parole, occorre sostituire l'esperienza attiva all'abitudine passiva. Questo è il filo conduttore delle ricerche esposte nel fascicolo, le quali valgono anche a dimostrare che la formazione professionale (di persone disabili e non) raggiunge veramente il suo scopo quando insegna strategie d'azione flessibili e non procedure rigide.
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Il concetto di disabilità è un termine ombrello (secondo la classificazione ICF) che identifica le difficoltà di funzionamento della persona sia a livello personale che nella partecipazione sociale.