Abstract/Sommario: La parola contenimento può avere un comune significato che fa pensare ad una costrizione; essa si riferiva, una volta, ad un certo modo di collocare le persone con bisogni speciali in luoghi o meglio in strutture già delineate e chiuse. Dagli anni '70 in poi, con alcune nuove leggi, la parola ha assunto un significato meno immediato ma dal punto di vista culturale più elaborato, il quale prevedeva diverse pratiche a secondo i bisogni delle persone. Il significato, quindi, di questa par ...; [Leggi tutto...]
La parola contenimento può avere un comune significato che fa pensare ad una costrizione; essa si riferiva, una volta, ad un certo modo di collocare le persone con bisogni speciali in luoghi o meglio in strutture già delineate e chiuse. Dagli anni '70 in poi, con alcune nuove leggi, la parola ha assunto un significato meno immediato ma dal punto di vista culturale più elaborato, il quale prevedeva diverse pratiche a secondo i bisogni delle persone. Il significato, quindi, di questa parola diventa più sociale, affettivo, fatto di impegni lavorativi, di incontri collettivi. Questa parola ci permette di migliorare i percorsi formativi e gli operatori sociali possono individuare e promuovere i vecchi e i nuovi contenimenti; affinché ciò avvenga, è necessario superare il precariato, perché le capacità professionali necessarie e le competenze si realizzano solo nella continuità dell'esercizio delle professioni e in particolar modo in quella dell'educatore.
Abstract/Sommario: L'autore, in questo articolo, tratta della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che rappresenta una svolta importante per la comunità internazionale, anche se esistono sul piano pratico, nei fatti demandati ai singoli Paesi, delle mancanze anch'esse importanti. La prospettiva promossa dalla convenzione ONU ha trovato un forte accoglimento sotto il profilo culturale per quanto riguarda alcune tipologie di disabilità, anche se a tutt'oggi, a distanza di 12 anni dalla sua ...; [Leggi tutto...]
L'autore, in questo articolo, tratta della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che rappresenta una svolta importante per la comunità internazionale, anche se esistono sul piano pratico, nei fatti demandati ai singoli Paesi, delle mancanze anch'esse importanti. La prospettiva promossa dalla convenzione ONU ha trovato un forte accoglimento sotto il profilo culturale per quanto riguarda alcune tipologie di disabilità, anche se a tutt'oggi, a distanza di 12 anni dalla sua nascita, fatica a prendere piede per altre situazioni soprattutto quelle pratiche; per quanto riguarda la disabilità intellettiva, ad esempio, una criticità deriva dalla interpretazione del concetto di autodeterminazione come capacità e non come diritto. L'autodeterminazione deve essere intesa come un insieme di scelte che una persona fa per se stessa e per la propria vita, quindi libertà di scelta; secondo la Convenzione, l'obiettivo dell'accompagnare le persone con disabilità non dovrebbe essere il valutare quali di queste persone siano in grado di autodeterminarsi, ma l'individuare i supporti adeguati e poi adattarli secondo i bisogni e le caratteristiche delle persone stesse. Quindi considerare l'autodeterminazione come un diritto e non come capacità significa, non valutare la praticabilità, ma assumersi il compito di garantirne la pratica. Da ciò si evince la diffusione di una visione della persona con disabilità non come soggetto da proteggere ma come soggetto titolare di diritti, tra cui quello trasversale di scegliere per sé.
Abstract/Sommario: L'autrice (redattore in Linguaggio facile presso l'Associazione Uniamoci Onlus) con questo articolo mette in evidenza che le diverse informazioni, di cui abbiamo un'ampia quantità, non sono tuttavia accessibili a tutti; caratteri piccoli, testi lunghi, linguaggio complesso, ecc. sono alcuni degli aspetti che riducono la capacità di comprensione e di informazione soprattutto di quelle persone con disabilità cognitiva. Anche se le regole da seguire sono poche, la creazione di testi non è ...; [Leggi tutto...]
L'autrice (redattore in Linguaggio facile presso l'Associazione Uniamoci Onlus) con questo articolo mette in evidenza che le diverse informazioni, di cui abbiamo un'ampia quantità, non sono tuttavia accessibili a tutti; caratteri piccoli, testi lunghi, linguaggio complesso, ecc. sono alcuni degli aspetti che riducono la capacità di comprensione e di informazione soprattutto di quelle persone con disabilità cognitiva. Anche se le regole da seguire sono poche, la creazione di testi non è immediata; occorre molto semplificare, ogni frase con una sola azione ed eliminare parole difficili. Alla fine, una volta completato il testo va sottoposto alla revisione di una persona con disabilità cognitiva, per vedere se risulta comprensibile. Tutto ciò porta a farsi promotore di un cambiamento sociale che riconosce i diritti delle persone con difficoltà, le quali con tale metodo possono vedere il miglioramento del proprio stile di vita e conquistare una maggiore autonomia.
Abstract/Sommario: L'autore nell'articolo parte dalla constatazione che gli operatori sociali oggigiorno lavorano in un contesto sociale e culturale profondamente cambiato; sono, cioè, passati dalla cosiddetta "raccolta differenziata" di persone con bisogni speciali, da collocare ciascuna nella struttura adatta (disposta per la loro categoria), alla valorizzazione del singolo individuo nel contesto sociale (quest'ultimo deve essere anche culturale). Quando le persone con bisogni speciali diventano adult ...; [Leggi tutto...]
L'autore nell'articolo parte dalla constatazione che gli operatori sociali oggigiorno lavorano in un contesto sociale e culturale profondamente cambiato; sono, cioè, passati dalla cosiddetta "raccolta differenziata" di persone con bisogni speciali, da collocare ciascuna nella struttura adatta (disposta per la loro categoria), alla valorizzazione del singolo individuo nel contesto sociale (quest'ultimo deve essere anche culturale). Quando le persone con bisogni speciali diventano adulte si trovano in una situazione di drammaticità: la contraddizione tra la richiesta di una maggiore indipendenza e il riconoscimento della propria individualità con, nello stesso tempo, il bisogno di una sufficiente protezione perché appartenenti ad una specifica categoria (appunto protetta). Non solo loro vivono questa situazione ma anche gli operatori sociali. Un soggetto deve poter avere una cittadinanza attiva, secondo l'autore, grazie alla possibilità di essere, o di essere messo in grado di esercitare i propri diritti: quindi, i punti per affrontare questa situazione complessa sono il microcredito (fiducia e stima); la cortesia indispensabile per affrontare quei problemi che hanno bisogno della collaborazione degli altri; infine, uscire dal linguaggio specialistico e cercare una lingua che apra ad altri nelle loro diversità.
Abstract/Sommario: Il lavoro sociale è sempre stato concepito come subordinato alla dimensione clinica e sanitaria nell'ambito della disabilità; di conseguenza, ancora oggi, molti operatori concepiscono il lavoro sociale con le persone disabili in termini soprattutto di erogazione di prestazioni e quindi, non sono considerati gli elementi sociali che riguardano la disabilità e non ne vede le risorse, visione quest'ultima molto lontana dallo spirito di empowerment che caratterizza il social work. Questo m ...; [Leggi tutto...]
Il lavoro sociale è sempre stato concepito come subordinato alla dimensione clinica e sanitaria nell'ambito della disabilità; di conseguenza, ancora oggi, molti operatori concepiscono il lavoro sociale con le persone disabili in termini soprattutto di erogazione di prestazioni e quindi, non sono considerati gli elementi sociali che riguardano la disabilità e non ne vede le risorse, visione quest'ultima molto lontana dallo spirito di empowerment che caratterizza il social work. Questo modello di lavoro sociale, inoltre, propone una immagine delle persone disabili ristretta e negativa, perché colloca tutto il potere nelle mani degli operatori e professionisti, rinforzando la concezione sociale delle persone disabili come persone dipendenti. A differenza di altri tipi di discriminazione (es. il razzismo) non esiste un termine per indicare la discriminazione verso le persone disabili; l'autrice, riferendosi alla teoria di Neil Thompson, mette in luce tre livelli attraverso cui agisce la discriminazione: livello personale, attraverso i pregiudizi di ogni individuo; livello culturale, attraverso la concezione comune di vedere la persona disabile come persona disadattata o come vittima di una tragedia personale; livello strutturale, in quanto la disabilità è una dimensione della struttura sociale (i servizi e gli spazi pubblici ad es. sono considerati per la generalità delle persone, ma spesso non considerano le persone disabili). La conseguenza di ciò è che tali elementi provocano la marginalizzazione delle persone disabili che si sentono oppresse perché non possono partecipare veramente alla vita sociale. Un primo indizio di discriminazione è dato dal fatto che il lavoro sociale con persone disabili è di tipo erogazionistico perché, oltre a ridurre le prestazioni a mero assistenzialismo, rinforza il concetto della disabilità come forma di dipendenza; il lavoro sociale tradizionale rischia di rinforzare così una concezione individualistica della disabilità se lo scopo principale è quello di aiutare la persona disabile ad adattarsi alla sua condizione, con programmi di riabilitazione fisica e programmi di adattamento psicologico, che lo aiutano a venire a patti con i suoi limiti fisici. Gli operatori, al contrario, devono cambiare il proprio ruolo: esperti non tanto nel definire i bisogni ed erogare prestazioni professionali, ma mettere a disposizione di queste persone una varietà di risorse, lasciando loro la possibilità di scelta.
Abstract/Sommario: Le ragioni che portano gli operatori sociali a scegliere la loro professione sono molteplici: perseguire la giustizia sociale, rimediare alle ingiustizie, supportare e mediare. L'autrice ha proposto una riflessione in cui la scrittura professionale diventa etica quando è centrata sulla persona. Tutto ciò richiede agli operatori sociali di integrare tre elementi: consapevolezza riflessiva sulle proprie responsabilità, capacità di mettere in pratica nel proprio lavoro valori e principi f ...; [Leggi tutto...]
Le ragioni che portano gli operatori sociali a scegliere la loro professione sono molteplici: perseguire la giustizia sociale, rimediare alle ingiustizie, supportare e mediare. L'autrice ha proposto una riflessione in cui la scrittura professionale diventa etica quando è centrata sulla persona. Tutto ciò richiede agli operatori sociali di integrare tre elementi: consapevolezza riflessiva sulle proprie responsabilità, capacità di mettere in pratica nel proprio lavoro valori e principi fondamentali (che sono presenti nel codice deontologico), padronanza di tecniche di composizione dei testi. Questo necessita di un rinnovato approccio nell'insegnamento professionale; quindi, occorre un linguaggio fondato sulla accettazione e il rispetto, culturalmente inclusivo e non giudicante (il tono del testo deve essere aperto e non autoritario). Quindi si richiede, in tal modo, alle future generazioni di operatori sociali di sviluppare l'arte riflessiva della scrittura etica; così cresceranno le prospettive di perseguimento dei diritti delle persone e il miglioramento della professione di operatore sociale.