Abstract/Sommario: L’esposizione alla sofferenza, l’incontro con il "male di vivere", la vicinanza con situazioni limite, comportano per chi svolge professioni di cura un rischio emotivo che non può essere incontrato senza pericolo. Talvolta gli operatori si sentono sul punto di sgretolarsi dentro, incapaci di definire i confini, intrappolati nelle relazioni, incerti se fuggire o esserci. Per questo essi devono aver cura della vita emotiva, nel lavoro dove il "sentire" rimane troppo spesso trattenuto, in ...; [Leggi tutto...]
L’esposizione alla sofferenza, l’incontro con il "male di vivere", la vicinanza con situazioni limite, comportano per chi svolge professioni di cura un rischio emotivo che non può essere incontrato senza pericolo. Talvolta gli operatori si sentono sul punto di sgretolarsi dentro, incapaci di definire i confini, intrappolati nelle relazioni, incerti se fuggire o esserci. Per questo essi devono aver cura della vita emotiva, nel lavoro dove il "sentire" rimane troppo spesso trattenuto, inespresso, inascoltato, considerato addirittura un ostacolo per la professionalità.
Abstract/Sommario: Inserto pubblicato evidenzia i seguenti temi: I sentimenti come risorsa nell'agire professionale. Accompagnare la sofferenza senza farsi (troppo) male. L'arte di disporsi alla tenerezza. Legittimare il sapere dei sentimenti nelle organizzazioni. Tonalità emotive e paesaggi interiori nell'esperienza educativa Le emozioni sono luogo generatore di un pensiero altrimenti non accessibile. Un pensiero denso, viscerale, sofferto e, allo stesso tempo, curioso, interrogante, demistificante. ...; [Leggi tutto...]
Inserto pubblicato evidenzia i seguenti temi: I sentimenti come risorsa nell'agire professionale. Accompagnare la sofferenza senza farsi (troppo) male. L'arte di disporsi alla tenerezza. Legittimare il sapere dei sentimenti nelle organizzazioni. Tonalità emotive e paesaggi interiori nell'esperienza educativa Le emozioni sono luogo generatore di un pensiero altrimenti non accessibile. Un pensiero denso, viscerale, sofferto e, allo stesso tempo, curioso, interrogante, demistificante. Un pensiero che, se rifiutato, genera inaridimento. E ciò a causa di un eccesso di lontananza o di vicinanza che non permette di "vedere" le situazioni. Legittimare le emozioni è interrogarsi sulla "giusta distanza" che permette di pensare oltre i confini, non dare nulla per scontato, non presumere di aver capito,meravigliarsi, riscattare l’immaginazione, dare parola all’indignazione. Forse chi lavora oggi nel sociale non trova più modo per dare parola alla propria indignazione. Ora, senza indignazione non ci si apre a nuovi pensieri e responsabilità.
Abstract/Sommario: L'articolo propone l'Intervista a Gustavo Pietropolli Charmet. Attraversiamo una fase di decentramento in cui, mentre guardiamo con sospetto gli eccessi dell’anti-autoritarismo, siamo consapevoli che non si danno ritorni all’indietro, quasi che qualcuno possa prescrivere ad altri da che parte andare. Cresce piuttosto il bisogno di relazioni fondate sul principio che nessuno educa nessuno e nessuno educa se stesso, mentre ci si educa insieme. E cresce il bisogno di uscire dall’enfasi de ...; [Leggi tutto...]
L'articolo propone l'Intervista a Gustavo Pietropolli Charmet. Attraversiamo una fase di decentramento in cui, mentre guardiamo con sospetto gli eccessi dell’anti-autoritarismo, siamo consapevoli che non si danno ritorni all’indietro, quasi che qualcuno possa prescrivere ad altri da che parte andare. Cresce piuttosto il bisogno di relazioni fondate sul principio che nessuno educa nessuno e nessuno educa se stesso, mentre ci si educa insieme. E cresce il bisogno di uscire dall’enfasi del riconoscimento affettivo per ingaggiarsi invece, adulti e giovani, nell’aver cura della Terra. Dentro tali imprese le relazioni e i pensieri possono trovare nuove densità umanistiche.