Monografie (a stampa)
La storia della mia vita
Roma : Edizioni Paoline, 1981
Abstract/Sommario:
Helen Keller, una bambina nata il 27 giugno del 1880, cieca e sorda a 19 mesi, forse a causa di una scarlattina o più probabilmente per una meningite, vive un mondo tutto suo e la famiglia, per quanto benestante, non sa come affrontare la sua situazione, se non assecondandone ogni comportamento e cercando di semplificarle le cose. Quando Helen ha circa 6 anni, discutono seriamente come affrontare la sua educazione, avendo rinunciato definitivamente ad ogni speranza di guarigione. L'ost ...; [leggi tutto]
Helen Keller, una bambina nata il 27 giugno del 1880, cieca e sorda a 19 mesi, forse a causa di una scarlattina o più probabilmente per una meningite, vive un mondo tutto suo e la famiglia, per quanto benestante, non sa come affrontare la sua situazione, se non assecondandone ogni comportamento e cercando di semplificarle le cose. Quando Helen ha circa 6 anni, discutono seriamente come affrontare la sua educazione, avendo rinunciato definitivamente ad ogni speranza di guarigione. L'ostinato rifiuto della madre di rinchiuderla in un istituto che l'avrebbe affiancata a malati mentali d'ogni genere, porta ad assumere una educatrice personale. Il 6 marzo 1887 Annie Sullivan fu chiamata a dedicarsi a Helen. Annie proviene da un istituto per ciechi, oltre che da una difficile infanzia da orfana. È quasi completamente guarita dalla cecità, ha studiato molto ed ha un carattere fortissimo. Il testo é la narrazione dell'autobiografia di Helen Keller che sordocieca e muta, e dalle sue stesse menomazioni fisiche, seppe trarre motivi di gioia e di ottimismo per sé e per gli altri. Si ripercorre il periodo dalla nascita all'adolescenza della giovane che rappresenta uno spaccato della vita sociale, pedagogica e familiare del tempo. Si possono individuare i conflitti, gli stati emotivi e le conquiste della famiglia di Helen, ma anche le convinzioni educative, la pedagogia e la difficoltà del suo cambiamento. La vita della giovane ha testimoniato la possibilità di educabilità della persona sordocieca che fino a quel tempo era trattata alla stregua dei dementi o dei malati psichici per le difficoltà relazionali mostrate e l'impossibilità comunicativa.
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