Abstract/Sommario: In molti paesi extracomunitari, par quanto riguarda il problema sordità, non solo non ci sono possibilità di diagnosi, di abilitazione, di protesizzazione, ma neanche istituti par l’apprendimento scolastico. L’integrazione dell’immigrato presenta molti problemi, in particolare relativi alla lingua, alla cultura, all’abitazione e al lavoro. La situazione si aggrava notevolmente quando l’immigrato presenta un deficit come una sordità profonda. La tecnica qui descritta, già utilizzata n ...; [leggi tutto]
In molti paesi extracomunitari, par quanto riguarda il problema sordità, non solo non ci sono possibilità di diagnosi, di abilitazione, di protesizzazione, ma neanche istituti par l’apprendimento scolastico. L’integrazione dell’immigrato presenta molti problemi, in particolare relativi alla lingua, alla cultura, all’abitazione e al lavoro. La situazione si aggrava notevolmente quando l’immigrato presenta un deficit come una sordità profonda. La tecnica qui descritta, già utilizzata negli anni ‘60, è stata da noi riproposta soprattutto perché si presentano al nostro Centro molti soggetti sordi profondi immigrati che, non avendo intrapreso nessun percorso abilitativo/educativo per l’apprendimento della lingua, sono analfabeti e sordomuti. Per varie ragioni non è stato possibile raccogliere i dati relativi ai soggetti sordi profondi diagnosticati presso le ASL di Firenze, Empoli e Prato e quindi ci siamo limitati a prendere in esame tutti i soggetti sordi extracomunitari diagnosticati presso la Clinica Audiologica dell’Università di Firenze dal 1998 al 2003: in tutto 32 pazienti di cui 18 di età superiore a 10 anni. È stato inoltra impossibile per motivi di privacy, di lingua e per i continui cambi di abitazione e telefono, contattare tali soggetti o le loro famiglie. Abbiamo quindi pensato di rivolgerci ai sevizi di riabilitazione dalle ASL, al Provveditorato agli Studi e a tutte le istituzioni che, par qualche motivo, si occupano di sordi.
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