Abstract: Questo articolo espone la storia di una donna napoletana di 56 anni, Matilde Lauria, olimpionica di judo, unica sordocieca a partecipare alle Paralimpiadi di Tokio 2020, che racconta la sua vita dentro e fuori dal "tatami" (tappeto dove si pratica il judo). Già dall'infanzia è colpita da una diagnosi di miopia maligna e poi all'età di 8 anni sarà colpita da una encefalite morbillosa che le porterà problemi di natura fisica e motoria; poi a 45 anni, subito dopo la nascita del suo terzo ...; [Read more...]
Questo articolo espone la storia di una donna napoletana di 56 anni, Matilde Lauria, olimpionica di judo, unica sordocieca a partecipare alle Paralimpiadi di Tokio 2020, che racconta la sua vita dentro e fuori dal "tatami" (tappeto dove si pratica il judo). Già dall'infanzia è colpita da una diagnosi di miopia maligna e poi all'età di 8 anni sarà colpita da una encefalite morbillosa che le porterà problemi di natura fisica e motoria; poi a 45 anni, subito dopo la nascita del suo terzo figlio, le viene diagnosticata la sordità e quindi, un'altra sfida ma tramite la Lega del Filo d'Oro le viene insegnato come muoversi in modo indipendente e come utilizzare in modo ottimale il potenziatore uditivo che le viene applicato all'orecchio a cui ha ancora un residuo uditivo. Tramite i suoi figli conoscerà il judo e ormai completamente cieca, sotto la guida del suo maestro, muoverà i suoi primi passi sul tatami e inizia la sua strada verso il successo; tramite l'Unione Ciechi di Napoli inizia le sue prime gare che si trasformeranno nelle vincita di 7 campionati italiani paralimpici. Il suo obiettivi futuro, afferma Matilde, è quello di far avvicinare più persone sordocieche (e in generale con disabilità) allo sport, per fare in modo che quest'ultimo sia veramente alla portata di tutti e soprattutto che in futuro ci sia uno sport più egualitario.