Abstract: Recuperando tesi della filosofia antica e varie tradizioni del passato, secondo gli autori, occorre smettere di eludere la morte e tentare di avvicinarla come quell'opposto della vita, di cui quest'ultima ha bisogno per acquisire senso. Significativi (anche se sono meno noti) sono i nuovi orizzonti che si stanno ultimamente aprendo nel campo della ricerca scientifica, grazie ad un insieme di studi (DEATH STUDIES) comprendente tutti quei percorsi che indagano le varie espressioni dell'i ...; [Read more...]
Recuperando tesi della filosofia antica e varie tradizioni del passato, secondo gli autori, occorre smettere di eludere la morte e tentare di avvicinarla come quell'opposto della vita, di cui quest'ultima ha bisogno per acquisire senso. Significativi (anche se sono meno noti) sono i nuovi orizzonti che si stanno ultimamente aprendo nel campo della ricerca scientifica, grazie ad un insieme di studi (DEATH STUDIES) comprendente tutti quei percorsi che indagano le varie espressioni dell'incontro con la morte, nei vari ambiti del sapere e delle conoscenze umane. E' proprio da quì che nasce (dagli anni '60 del secolo scorso) quella che viene definita "DEATH EDUCATION", cioè l'educazione alla morte e al dover morire, in una prospettiva pedagogica che parta dall'età scolare all'età adulta, per interessare anche la formazione universitaria in termini interdisciplinari. E partendo da tali concetti, diversi studi hanno mostrato come una educazione alla morte nel contesto educativo e scolastico, possa aiutare a gestire le difficoltà emozionali e permetta, anche, di attivare strategie di coping adattive rispetto alle esperienze di perdita che, in modo inevitabile, si verificano nell'arco della vita. Quindi è importante sostenere una educazione alla morte, al lutto come una componente fondamentale dei processi educativi a tutti i livelli e a tutte le età, perché le riflessioni sulla morte comportano una rivalutazione positiva della vita e del suo valore; essendo una volta consapevole l'essere umano della propria finitudine e fragilità, possono scaturire in lui processi di compassione e di compartecipazione e, di conseguenza, favorire una visione più globale ed etica della vita e soprattutto della relazione con gli altri.
Abstract: E' noto che vari malesseri come mal di testa, ansia, insonnia e stanchezza sono correlati, il più delle volte, allo stress (che secondo una recente ricerca in Italia 9 persone su 10 ne soffrono); questa parola ha ormai invaso il linguaggio comune e viene utilizzata per indicare, in pratica, qualsiasi stato di affaticamento e/o disagio. Lo stress sappiamo bene che non è altro la risposta che il nostro organismo dà alle richieste più svariate che arrivano dall'ambiente, in modo da raggiu ...; [Read more...]
E' noto che vari malesseri come mal di testa, ansia, insonnia e stanchezza sono correlati, il più delle volte, allo stress (che secondo una recente ricerca in Italia 9 persone su 10 ne soffrono); questa parola ha ormai invaso il linguaggio comune e viene utilizzata per indicare, in pratica, qualsiasi stato di affaticamento e/o disagio. Lo stress sappiamo bene che non è altro la risposta che il nostro organismo dà alle richieste più svariate che arrivano dall'ambiente, in modo da raggiungere un equilibrio migliore, in poche parole la nostra capacità di adattamento a tali richieste; quindi, ogni volta che ci troviamo davanti ad una situazione difficoltosa o siamo impegnati in un compito complesso, ecco che si attivano i nostri meccanismi (ormonale e nervoso) che regolano la fisiologia e il comportamento, per aiutarci alla migliore risoluzione dei problemi. Inoltre c'è da dire che, spesso, la nostra fonte di stress è rappresentata dal nostro inconscio bisogno che nulla sfugga alla nostra attenzione ed essere cioè sempre vigili (gestione del tempo, limitazione delle proprie emozioni, repressione degli impulsi, ad esempio la rabbia). Un modo per tenere a bada tale stato di tensione è provare a smettere di cercare di tenere tutto sotto controllo, compreso anche lo stress; primo fra tutti è gestire il tempo in maniera efficace e quindi di sfruttare quest'ultimo, a nostra disposizione, al meglio, cioè dare anche delle priorità alle varie incombenze che ci troviamo dinanzi. Secondo punto: è tenere a freno la tendenza al perfezionismo, tendenza quest'ultima che può sfociare in un vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo. Terzo punto: imparare a delegare. Altri punti poi sono quelli di liberarsi dalla paura, imparare, quindi, a "occuparsi" e non a "pre-occuparsi" (nel senso che occorre dedicarsi ai problemi quando si presentano e non prima) e ancora di liberarsi dalla rabbia (emozione altamente inadeguata dal punto di vista sociale, poiché danneggia le nostre relazioni sia personali e sia professionali).