Abstract: Uno dei rimedi più frequentemente usati, nelle Istituzioni, per far fronte a comportamenti di autolesione grave è quello di ricorrere a qualche forma di contenzione fisica. La ricerca di Foxx indica concretamente un modo diverso per gestire con soli metodi educativi, i drammatici problemi di comportamento, ma anche perché evidenzia un fatto particolarmente sorprendente: nel caso di Harry (un ragazzo handicappato autolesionista da anni) la contenzione fungeva in realtà, da rinforzatore. ...; [Read more...]
Uno dei rimedi più frequentemente usati, nelle Istituzioni, per far fronte a comportamenti di autolesione grave è quello di ricorrere a qualche forma di contenzione fisica. La ricerca di Foxx indica concretamente un modo diverso per gestire con soli metodi educativi, i drammatici problemi di comportamento, ma anche perché evidenzia un fatto particolarmente sorprendente: nel caso di Harry (un ragazzo handicappato autolesionista da anni) la contenzione fungeva in realtà, da rinforzatore. L'autore infatti si era reso conto che Harry gradiva essere in contenzione. Si verificava che gli strumenti di contenzione che dovevano servire per eliminare (o per evitare) il problema dell'autoaggressività la inducevano invece dal momento che Harry cercava di procurarsi delle lesioni proprio per essere contenuto. In questa ricerca si è cercato di utilizzare le scoperte per sviluppare un programma di intervento, strutturato in due fasi, rivolto ad Harry. La prima fase consistette nel rinforzare il soggetto (mediante l’uso dei mezzi di contenzione) quando non presentava comportamenti autolesionistici, nell’attenuare progressivamente gli strumenti di contenzione utilizzati (fading) e nel privarlo di questi (time out) quando presentava dei comportamenti autolesionistici.