Abstract: L'autrice, che è una pedagogista sociale, racconta la terribile esperienza che, qualche anno fa, ha coinvolto la sua famiglia, esattamente suo figlio Arturo di 17 anni che è stato vittima di un episodio di cronaca nera da parte di una "baby gang"; la sua traiettoria di vita quotidiana tranquilla (e quella della sua famiglia) è cambiata radicalmente dal giorno dell'episodio della violenza, da ciò sorge il suo desiderio di riportare la sua drammatica esperienza di vita ad una storia peda ...; [Read more...]
L'autrice, che è una pedagogista sociale, racconta la terribile esperienza che, qualche anno fa, ha coinvolto la sua famiglia, esattamente suo figlio Arturo di 17 anni che è stato vittima di un episodio di cronaca nera da parte di una "baby gang"; la sua traiettoria di vita quotidiana tranquilla (e quella della sua famiglia) è cambiata radicalmente dal giorno dell'episodio della violenza, da ciò sorge il suo desiderio di riportare la sua drammatica esperienza di vita ad una storia pedagogica e culturale (che è poi la sua storia di vita) dove la povertà educativa e la devianza (fenomeni tristemente interconnessi) risulta evidente. Da ciò nasce l'idea di fondare una associazione a Napoli (città dove l'autrice vive ed esercita la sua attività) che sostenesse le battaglie condotte contro la povertà educativa (strettissima correlazione tra condizioni economiche e familiari difficili e rischio sociale di devianza) e fosse vicina non solo alle famiglie delle vittime ma, anche ai soggetti deviati, autori della violenza. L'associazione ARTUR (simbolicamente reca il nome del figlio dell'autrice) è un acronimo Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio, con una R ribaltata perché le vite vissute nel rischio sono vite al rovescio, l'idea è quella di trasformare la violenza in resilienza, i dolori in valori, le povertà in opportunità; da qui l'esigenza di costruire un lavoro di territorio che sia fatto, secondo l'autrice, di una approccio educativo integrato per il contenimento della devianza e per la prevenzione del rischio. Il modello (di pedagogia civile) dell'associazione è quello delle 4 C: Contrastare, Curare, Corresponsabilizzare, Condividere. A tale scopo sono stati organizzati degli eventi a Napoli dove hanno partecipato migliaia di persone, come ad esempio una maratona di solidarietà che ha consentito una raccolta fondi per finanziare campi estivi per minori a rischio, bambini e ragazzi che nel periodo estivo (da maggio a settembre) rimangono per strada e spesso risultano essere manodopera e manovalanza a basso costo e quindi, immediatamente disponibile per la camorra e la criminalità organizzata.