Abstract: Scopo di questo studio è indagare il profilo cognitivo ed adattivo di donne anziane con disabilità intellettiva, ricoverate in struttura residenziale, verificare l'effetto dell'invecchiamento sugli stessi ambiti e rilevare la frequenza di disturbi psichiatrici. Sono stati analizzati i risultati a prove standardizzate, di tipo sia cognitivo che adattivo, somministrate nel corso di diversi cicli di ricovero sono state poi confrontate le valutazioni successive. La presenza di demenza è pi ...; [Read more...]
Scopo di questo studio è indagare il profilo cognitivo ed adattivo di donne anziane con disabilità intellettiva, ricoverate in struttura residenziale, verificare l'effetto dell'invecchiamento sugli stessi ambiti e rilevare la frequenza di disturbi psichiatrici. Sono stati analizzati i risultati a prove standardizzate, di tipo sia cognitivo che adattivo, somministrate nel corso di diversi cicli di ricovero sono state poi confrontate le valutazioni successive. La presenza di demenza è più bassa di quella riportata nella maggior parte degli studi, ma più alta di quella riportata nella popolazione normale, mentre la presenza di un declino cognitivo è presente in una percentuale decisamente più alta di quella riportata in letteratura; si rileva un forte mantenimento delle abilità adattive, dalle autonomie di vita quotidiana alla comunicazione e alla socializzazione. La presenza di disturbi psichiatrici è vicina a quella della popolazione normale; i sintomi depressivi appaiono più marcati rispetto a quelli riportati da altri studi, mentre i comportamenti aggressivi risultano in una percentuale inferiore. Si può ipotizzare che il rischio di decadimento cognitivo sia maggiore rispetto a quello della popolazione anziana normale e che potrebbe esserci un collegamento fra tale decadimento e il livello di QI o la quantità di risorse cognitive possedute. Dato il sorprendente mantenimento delle abilità adattive, è possibile ipotizzare un differente percorso di invecchiamento delle funzioni cognitive da un lato e di quelle adattive dall'altro. Un elemento che potrebbe rivestire un'importanza decisiva nel determinare il mantenimento adattivo e la relativa presenza di disturbi e sintomi psichiatrici è la vita comunitaria in contesto educativo.
Abstract: Le opzioni per il trattamento dei Disturbi Neuro Cognitivi Maggiori e Lievi (M-NCD e m-NCD, rispettivamente) comprendono interventi sia farmacologici che non farmacologici. Attualmente, nessun farmaco sembra essere risolutivo, il che ha fatto crescere l'interesse per gli interventi non farmacologici. Nella letteratura scientifica sono stati descritti tre principali approcci basati sulla cognizione: la stimolazione cognitiva, il training cognitivo e la riabilitazione cognitiva. Gli stud ...; [Read more...]
Le opzioni per il trattamento dei Disturbi Neuro Cognitivi Maggiori e Lievi (M-NCD e m-NCD, rispettivamente) comprendono interventi sia farmacologici che non farmacologici. Attualmente, nessun farmaco sembra essere risolutivo, il che ha fatto crescere l'interesse per gli interventi non farmacologici. Nella letteratura scientifica sono stati descritti tre principali approcci basati sulla cognizione: la stimolazione cognitiva, il training cognitivo e la riabilitazione cognitiva. Gli studi sugli effetti degli interventi cognitivi hanno mostrato risultati controversi. Nel nostro Istituto è stata organizzata l'attivazione cognitiva intensiva di gruppo (g-ICA), la cui efficacia è stata dimostrata in uno studio precedente. Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare ulteriormente se l'approccio g-ICA fosse efficace nel migliorare le abilità cognitive in pazienti con M-NCD e m-NCD, confrontando due successivi trattamenti g-ICA, a distanza di un anno l'uno dall'altro; questi includevano valutazioni pre e post-trattamento, utilizzando una batteria neuropsicologica completa. Sono stati reclutati 29 partecipanti con M- o m-NCD. I risultati hanno mostrato differenze statisticamente significative tra le fasi pre e post-trattamento per ogni misura sia alla prima che alla seconda somministrazione del trattamento; è stato registrato un peggioramento delle capacità cognitive durante la pausa tra il primo e il secondo trattamento, mentre si è assistito a un recupero delle funzioni cognitive dopo il secondo trattamento. g-ICA ha dimostrato di contrastare il progressivo deterioramento cognitivo delle MNT.
Abstract: Le conseguenze a lungo termine del confinamento in casa a causa della pandemia di COVID 19 non sono ancora note; tuttavia, è ipotizzabile un'esacerbazione dei sintomi neurocomportamentali dei pazienti con demenza e un aumento del carico del loro caregiver. Gli obiettivi di questo studio erano indagare eventuali cambiamenti nei sintomi neuropsichiatrici dei pazienti con Disturbo Neurocognitivo Maggiore, nonché nei livelli di carico e disagio dei loro caregiver a causa del confinamento C ...; [Read more...]
Le conseguenze a lungo termine del confinamento in casa a causa della pandemia di COVID 19 non sono ancora note; tuttavia, è ipotizzabile un'esacerbazione dei sintomi neurocomportamentali dei pazienti con demenza e un aumento del carico del loro caregiver. Gli obiettivi di questo studio erano indagare eventuali cambiamenti nei sintomi neuropsichiatrici dei pazienti con Disturbo Neurocognitivo Maggiore, nonché nei livelli di carico e disagio dei loro caregiver a causa del confinamento COVID-19, e rilevare qualsiasi relazione tra i cambiamenti nei pazienti e i loro caregiver. È stato condotto uno studio “pre-post” attraverso un'intervista telefonica semi strutturata, che è stata somministrata a 128 caregiver di pazienti affetti da demenza. L'intervista includeva informazioni demografiche del paziente e del caregiver, il Neuropsychiatric Inventory Questionnaire (NPI-Q) e il Caregiver Burden Inventory (CBI). I risultati hanno mostrato un aumento del rischio di burn out dei caregiver di circa il 10%. Sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra le condizioni prima del blocco (pre-blocco) e durante il blocco sia nella scala di difficoltà CBI che NPI-Q. Anche i sintomi neuropsichiatrici nei pazienti con demenza sono aumentati significativamente. I risultati hanno un'implicazione pratica per l'organizzazione di servizi di supporto pubblici e privati.
Abstract: La caratterizzazione neuropsicologica dei pazienti affetti da demenza è stata oggetto di grande interesse ed è stata presa in considerazione la possibilità che i diversi pattern di compromissione cognitiva individuino sottotipi a prognosi diversa. L’interesse per le compromissioni selettive di alcune funzioni cognitive con il risparmio di altre, ha portato all’identificazione di forme focali che potrebbero rappresentare casi ad eziopatogenesi ed evoluzione clinica differenti. Diverse r ...; [Read more...]
La caratterizzazione neuropsicologica dei pazienti affetti da demenza è stata oggetto di grande interesse ed è stata presa in considerazione la possibilità che i diversi pattern di compromissione cognitiva individuino sottotipi a prognosi diversa. L’interesse per le compromissioni selettive di alcune funzioni cognitive con il risparmio di altre, ha portato all’identificazione di forme focali che potrebbero rappresentare casi ad eziopatogenesi ed evoluzione clinica differenti. Diverse ricerche hanno cercato di studiare l’eziologia e la patogenesi delle malattie a cui frequentemente si associa la demenza, al fine di identificare se esiste un minimo comune denominatore o se si tratta di fenomeni diversi. Anche se la manifestazione clinica più frequente sembra essere il progressivo peggioramento amnesico, esiste un’ampia variabilità di profili clinici all’interno di una stessa sindrome dementigena. Nei criteri diagnostici del DSM IV (1994) e del NINCDS-ADRDA (McKahnn e al., 1994), il disturbo di memoria è situato ad un livello gerarchicamente superiore rispetto agli altri deficit neuropsicologici.