Abstract: La presbiacusia, uno dei disturbi più comuni degli anziani, è spesso trattata con apparecchi acustici, che servono a reintrodurre alcuni o tutti quei suoni perduti a causa del calo dell'udito periferico. Tuttavia, sappiamo poco sui cambiamenti che avvengono nell'apparato uditivo quando vengono introdotti questi ausili in tarda età. Attualmente conosciamo alcuni studi su topi che si sono interessati ai cambiamenti nelle strutture cerebrali attribuibili e sollecitazioni sonore. Gli autor ...; [Read more...]
La presbiacusia, uno dei disturbi più comuni degli anziani, è spesso trattata con apparecchi acustici, che servono a reintrodurre alcuni o tutti quei suoni perduti a causa del calo dell'udito periferico. Tuttavia, sappiamo poco sui cambiamenti che avvengono nell'apparato uditivo quando vengono introdotti questi ausili in tarda età. Attualmente conosciamo alcuni studi su topi che si sono interessati ai cambiamenti nelle strutture cerebrali attribuibili e sollecitazioni sonore. Gli autori presentano gli esiti di uno studio condotto per sei settimane su topi anziani con basso livello uditivo (70 dB SPL) sottoposti a stimoli acustici (AAE) e messi a confronto con altri allevati in condizioni normali. I cambiamenti sono stati valutati in relazione al comportamento, alle soglie uditive di risposta del tronco encefalico, alle risposte chimiche riscontrate nelle principali strutture uditive centrali del collicolo inferiore e della corteccia uditiva primaria. Il gruppo stimolato acusticamente ha mostrato cambiamenti significativi nelle strutture uditive. Nei maschi sono state rilevate migliori soglie e minore perdita di cellule ciliate (rispetto al gruppo di controllio), mentre le femmine hanno mostrato l'effetto opposto. Questi risultati suggeriscono che esponendo topi anziani a sollecitazioni acustiche è possibile modificare sia aspetti periferici che centrali del sistema uditivo e questi cambiamenti sono correlati positivamente al sesso maschile e al grado di perdita dell'udito prima del trattamento. I risultati autorizzano ad ipotizzare che gli ausili acustici introdotti in tarda età possono favorire migliorimenti nelle strutture periferiche e centrali dell'apparatio uditivo in quanto il cervello invecchiato manterrebbe ancora una certa plasticità anatomica, elettrofisiologica e neurochimica.