Abstract: Adulti colpiti da infarto presentano spesso bioindicatori di infiammazioni nel sangue che, sebbene possono indicare alcune conseguenze di problematiche, possono anche essere essi stessi causa di problemi. Gli stessi indicatori sono stati riscontrati nei neonati affetti da problemi nella materia bianca o a rischio di infarto cerebrale. Gli autori si chiedono se questi bioindicatori possono essere utili ad approfondire alcuni aspetti eziologici di danni cerebrali nei bambini nati prematu ...; [Read more...]
Adulti colpiti da infarto presentano spesso bioindicatori di infiammazioni nel sangue che, sebbene possono indicare alcune conseguenze di problematiche, possono anche essere essi stessi causa di problemi. Gli stessi indicatori sono stati riscontrati nei neonati affetti da problemi nella materia bianca o a rischio di infarto cerebrale. Gli autori si chiedono se questi bioindicatori possono essere utili ad approfondire alcuni aspetti eziologici di danni cerebrali nei bambini nati prematuri.
Abstract: Lo studio si rivolge a bambini di 4 o 5 anni colpiti nel periodo neonatale da una malattia polmonare cronica. I risultati tra 31 soggetti della ricerca e 31 bambini di controllo sono stati analizzati. Non è stata rilevata alcuna differenza nell'ecografia neonatale, mentre la valutazione fatta da un pediatra con la scala d'intelligenza adattata per bambini da Wescler ha indicato un QI minore globalmente nei bambini studiati confronto al gruppo di controllo (83 contro 87). La percentual ...; [Read more...]
Lo studio si rivolge a bambini di 4 o 5 anni colpiti nel periodo neonatale da una malattia polmonare cronica. I risultati tra 31 soggetti della ricerca e 31 bambini di controllo sono stati analizzati. Non è stata rilevata alcuna differenza nell'ecografia neonatale, mentre la valutazione fatta da un pediatra con la scala d'intelligenza adattata per bambini da Wescler ha indicato un QI minore globalmente nei bambini studiati confronto al gruppo di controllo (83 contro 87). La percentuale di QI inferiori al 70 è maggiore nel primo gruppo (26% contro 3%) e la caratteristica si è mantenuta anche dopo interventi mirati.