Abstract/Sommario: Un solo dato è sufficiente per rappresentare la situazione di emergenza educativa e sociale che si sta profilando: l’aspettativa di vita per una persona con sindrome di Down, che all’inizio degli anni Sessanta dello scorso secolo era soltanto di 18 anni (Baird e Sadovnick, 1995), nel 2010 si colloca intorno ai 60 anni (Patti, Amble e Flory, 2010). In quest’ultimo mezzo secolo si sono dunque aperte prospettive straordinarie, alle quali, però, risultano connesse anche delle insidie che ...; [Leggi tutto...]
Un solo dato è sufficiente per rappresentare la situazione di emergenza educativa e sociale che si sta profilando: l’aspettativa di vita per una persona con sindrome di Down, che all’inizio degli anni Sessanta dello scorso secolo era soltanto di 18 anni (Baird e Sadovnick, 1995), nel 2010 si colloca intorno ai 60 anni (Patti, Amble e Flory, 2010). In quest’ultimo mezzo secolo si sono dunque aperte prospettive straordinarie, alle quali, però, risultano connesse anche delle insidie che non si possono assolutamente trascurare. L’avanzamento d’età, infatti, si accompagna spesso a forme di decadimento anticipate e più consistenti rispetto a quelle che si manifestano per le persone a invecchiamento tipico, con la conseguente perdita di abilità funzionali alla vita quotidiana e all’adattamento all’ambiente. Inoltre si deve rilevare come si sia ancora poco preparati a promuovere interventi, soprattutto di tipo educativo, in grado di contenere queste forme di decadimento e permettere il mantenimento di un buon livello di qualità della vita. L’auspicio è che la lettura del presente lavoro possa concretamente aumentare l’interesse per un periodo di vita carico di incertezze, ma anche di grandi potenzialità, che richiede, per tale motivo, la messa in atto di azioni di sostegno di tipo medico, educativo e sociale. Se la prospettiva di rimanere giovani non è consentita a nessuno, tutti devono comunque essere supportati e messi nella condizione di poter invecchiare bene.