Abstract/Sommario: Una prospettiva, quella della cura educativa, che mette in discussione i modelli e le procedure burocratizzate che nelle istituzioni accolgono le persone disabili. Modelli che finiscono per essere assunti come naturali e risolti in pratiche di routine dalle figure che ricoprono funzioni educative e di cura. Dall’analisi alla proposta sia sul piano metodologico che su quello delle pratiche di cura: ricollocare al centro sempre e rigorosamente il progetto di vita della persona, con tutta ...; [Leggi tutto...]
Una prospettiva, quella della cura educativa, che mette in discussione i modelli e le procedure burocratizzate che nelle istituzioni accolgono le persone disabili. Modelli che finiscono per essere assunti come naturali e risolti in pratiche di routine dalle figure che ricoprono funzioni educative e di cura. Dall’analisi alla proposta sia sul piano metodologico che su quello delle pratiche di cura: ricollocare al centro sempre e rigorosamente il progetto di vita della persona, con tutta la ricchezza dell’individualità e dell’unicità che esso comporta.
Abstract/Sommario: Contro una visione produttivistica dell’educazione è importante riscoprire il valore della vita quotidiana. La vita quotidiana è fatta di situazioni semplici, azioni ripetute, magari senza apparente prestigio pedagogico, ma che hanno una grande influenza nel costruire la salute globale dei ragazzi. In situazioni residenziali come il centro di vacanza, la quotidianità si rivela poi un dispositivo progettuale di grande significato: essa infatti conserva tutta la sua dimensione di natural ...; [Leggi tutto...]
Contro una visione produttivistica dell’educazione è importante riscoprire il valore della vita quotidiana. La vita quotidiana è fatta di situazioni semplici, azioni ripetute, magari senza apparente prestigio pedagogico, ma che hanno una grande influenza nel costruire la salute globale dei ragazzi. In situazioni residenziali come il centro di vacanza, la quotidianità si rivela poi un dispositivo progettuale di grande significato: essa infatti conserva tutta la sua dimensione di naturalità pur potendo essere chiaramente progettata e accompagnata
Abstract/Sommario: Decostruire la parola volontariato, così spesso idealizzata, per ridarle dinamicità e significato, fino a costruire con le nuove generazioni un aggiornato alfabeto del volontariato. È il percorso promosso da un coordinamento territoriale, fatto di organizzazioni pubbliche e del privato sociale, da cui è scaturito il cortometraggio Volondino e Cittatario. L’anagramma del titolo trasmette l’idea, emersa nel corso dei serrati incontri, di una con-fusione virtuosa tra cittadino e volontari ...; [Leggi tutto...]
Decostruire la parola volontariato, così spesso idealizzata, per ridarle dinamicità e significato, fino a costruire con le nuove generazioni un aggiornato alfabeto del volontariato. È il percorso promosso da un coordinamento territoriale, fatto di organizzazioni pubbliche e del privato sociale, da cui è scaturito il cortometraggio Volondino e Cittatario. L’anagramma del titolo trasmette l’idea, emersa nel corso dei serrati incontri, di una con-fusione virtuosa tra cittadino e volontario, in una sorta di osmosi creativa che ha portato a inventare parole e modi nuovi di stare insieme.
Abstract/Sommario: La valutazione oggi ha assunto paramenti luttuosi. Viene fatta in genere alla fine di un progetto, rivelandosi adempimento formale anziché occasione di rischiaramento del senso di ciò che si è fatto. Raramente genera apprendimenti, più spesso si risolve nel compilare moduli che odorano un po’ d’ospedale. Troppe volte bada a quantificare i risultati, dimenticando che un intervento sociale implica questioni di valore e di significato. Sempre più rischia di venire affidata a specialisti c ...; [Leggi tutto...]
La valutazione oggi ha assunto paramenti luttuosi. Viene fatta in genere alla fine di un progetto, rivelandosi adempimento formale anziché occasione di rischiaramento del senso di ciò che si è fatto. Raramente genera apprendimenti, più spesso si risolve nel compilare moduli che odorano un po’ d’ospedale. Troppe volte bada a quantificare i risultati, dimenticando che un intervento sociale implica questioni di valore e di significato. Sempre più rischia di venire affidata a specialisti che hanno studiato per diventare tali e sempre meno ai protagonisti di un’esperienza. Ma un’altra valutazione è possibile?
Abstract/Sommario: Intervista a R. Beneduce. Storicamente il lavoro psicosociale si è interessato a mettere in luce i nessi che intercorrono tra sofferenza psichica e logiche di violenza che soffocano i contesti di vita delle persone. Pensiamo al movimento basagliano e alle sue critiche verso una società ritenuta recludente e patogena. Negli ultimi anni questo discorso si era fatto minoritario, scalzato da approcci specialistici ritenuti maggiormente scientifici. Ma oggi scopre una rinnovata attualità in ...; [Leggi tutto...]
Intervista a R. Beneduce. Storicamente il lavoro psicosociale si è interessato a mettere in luce i nessi che intercorrono tra sofferenza psichica e logiche di violenza che soffocano i contesti di vita delle persone. Pensiamo al movimento basagliano e alle sue critiche verso una società ritenuta recludente e patogena. Negli ultimi anni questo discorso si era fatto minoritario, scalzato da approcci specialistici ritenuti maggiormente scientifici. Ma oggi scopre una rinnovata attualità in un settore specifico del lavoro di cura: l’etnopsichiatria, ossia la cura della sofferenza dell’altro per definizione, lo straniero.
Abstract/Sommario: La valutazione oggi ha assunto paramenti luttuosi. Viene fatta in genere alla fine di un progetto, rivelandosi adempimento formale anziché occasione di rischiaramento del senso di ciò che si è fatto. Raramente genera apprendimenti, più spesso si risolve nel compilare moduli che odorano un po’ d’ospedale. Troppe volte bada a quantificare i risultati, dimenticando che un intervento sociale implica questioni di valore e di significato. Sempre più rischia di venire affidata a specialisti c ...; [Leggi tutto...]
La valutazione oggi ha assunto paramenti luttuosi. Viene fatta in genere alla fine di un progetto, rivelandosi adempimento formale anziché occasione di rischiaramento del senso di ciò che si è fatto. Raramente genera apprendimenti, più spesso si risolve nel compilare moduli che odorano un po’ d’ospedale. Troppe volte bada a quantificare i risultati, dimenticando che un intervento sociale implica questioni di valore e di significato. Sempre più rischia di venire affidata a specialisti che hanno studiato per diventare tali e sempre meno ai protagonisti di un’esperienza. Ma un’altra valutazione è possibile?