Abstract/Sommario: Oggigiorno si assiste, nella nostra società, al fenomeno che il digitale e gli altri strumenti tecnologici fanno parte della vita di un numero sempre maggiore di persone che li usano per svariate attività; infatti, tutte queste tecnologie hanno profondamente modificato, in ogni ambito, le abitudini e le prassi delle persone sia nella vita privata e sia nella vita pubblica. Questo articolo ha come tema il lavoro sociale digitale che sta assumendo sempre più importanza in un'era in cui l ...; [Leggi tutto...]
Oggigiorno si assiste, nella nostra società, al fenomeno che il digitale e gli altri strumenti tecnologici fanno parte della vita di un numero sempre maggiore di persone che li usano per svariate attività; infatti, tutte queste tecnologie hanno profondamente modificato, in ogni ambito, le abitudini e le prassi delle persone sia nella vita privata e sia nella vita pubblica. Questo articolo ha come tema il lavoro sociale digitale che sta assumendo sempre più importanza in un'era in cui la tecnologia sta trasformando il modo in cui si interagisce e ci si relaziona con gli altri. Utilizzare le tecnologie digitali permette di aiutare le persone (ed anche le comunità) che si trovano in difficoltà, oltre a migliorare l'accessibilità ai servizi sociali e promuovere la giustizia sociale. C'è da dire, però, che occorre essere consapevoli dei rischi che corrono nel lavoro sociale digitale e che richiede una serie di competenze tecnologiche e sociali per essere veramente effettivo e garantire che tali tecnologie siano utilizzate in modo responsabile.
Abstract/Sommario: L'articolo affronta il tema dell'educazione affettiva e sessuale per le persone con disabilità intellettiva e sul suo intervento su vari fronti. Considerare la dimensione affettiva è importante per favorire il processo di adultizzazione; infatti, nell'adulto la relazione intima con l'altra persona prevede l'insieme dei tre sistemi motivazionali e la loro integrazione: attaccamento, accudimento e sessualità. In genere la figura di attaccamento nella persona adulta è un'altra persona ugu ...; [Leggi tutto...]
L'articolo affronta il tema dell'educazione affettiva e sessuale per le persone con disabilità intellettiva e sul suo intervento su vari fronti. Considerare la dimensione affettiva è importante per favorire il processo di adultizzazione; infatti, nell'adulto la relazione intima con l'altra persona prevede l'insieme dei tre sistemi motivazionali e la loro integrazione: attaccamento, accudimento e sessualità. In genere la figura di attaccamento nella persona adulta è un'altra persona uguale (spesso è il partner sessuale) ma quando la dimensione sessuale non è riconosciuta , come nel caso della disabilità, si cerca di equilibrare tale stato con azioni di accudimento, che il disabile da un significato sessuale. Per evitare ciò occorre, secondo l'autore, riconoscere alla persona disabile la propria identità (uomo o donna), educare all'affettività come motivo fondamentale per avviare un sano processo di adultizzazione. Inoltre, è necessario prevenire i comportamenti problematici come quelli di evitamento che rendono disfunzionali i propri bisogni. Considerando, infine, che le persone disabili sono quelle maggiormente esposte al pericolo di molestie e di abusi, diventa necessaria una educazione per insegnare loro "a dire no". Un progetto di educazione affettiva, però, non può essere costruito come un modello unico valido per tutte le persone disabili, perché quest'ultime hanno bisogno di un percorso il più vicino possibile alle loro esigenze e rispetto alle proprie capacità; solo costruendo un intervento focalizzato sulle esigenze e capacità di ciascuno permette di definire un progetto che sia veramente efficace poiché attento ai bisogni dell'individuo.
Abstract/Sommario: Questo dossier tratta di un argomento importante che ci riguarda tutti: il fine vita. Il 1) "Il fine vita" di Giulia Avancini (Il ruolo degli assistenti sociali nella programmazione anticipata delle cure. Il processo di pianificazione anticipata è un processo di riflessione e discussione che consente alle persone di decidere ed esprimere i propri desideri e bisogni, le proprie volontà per quanto riguarda le cure anticipate di fine vita, in previsione del momento che per loro sarà poi i ...; [Leggi tutto...]
Questo dossier tratta di un argomento importante che ci riguarda tutti: il fine vita. Il 1) "Il fine vita" di Giulia Avancini (Il ruolo degli assistenti sociali nella programmazione anticipata delle cure. Il processo di pianificazione anticipata è un processo di riflessione e discussione che consente alle persone di decidere ed esprimere i propri desideri e bisogni, le proprie volontà per quanto riguarda le cure anticipate di fine vita, in previsione del momento che per loro sarà poi impossibile esprimere la propria volontà e le proprie decisioni. Tale processo, quindi, permette di chiarire i valori i desideri, le preferenze e gli obiettivi di cura). Il 2) "Nel tempo che resta" di Francesca Rosso (I diversi ritmi di chi opera nell'ambito delle cure palliative. La gestione del tempo è centrata sul paziente: si seguono i suoi ritmi ed è importante sviluppare la capacità di cogliere quando è il corretto tempo di operare. In questi casi la spiazzante presa di consapevolezza della preziosità del tempo che resta sollecita gli operatori all'assunzione di responsabilità e alla valorizzazione di quest'ultima, ma non meno importante, occasione di cura). Il 3) "L'assistente sociale nell'équipe di cure palliative" di Sara Alberici (Perché anche quando non c'è più niente da fare, c'è ancora tanto da fare. L'autodeterminazione del malato è un tema etico fondamentale nelle cure palliative, trasversale a diversi aspetti. La risposta al dolore totale richiede un intervento integrato: è necessario un agire pensante volto a personalizzare e umanizzare la cura).
Abstract/Sommario: Nei prossimi decenni secondo le ultime ricerche demografiche è previsto un aumento considerevole della popolazione anziana mondiale, la quale continuerà a crescere in modo costante fino al 2050; ciò porterà di conseguenza anche ad un aumento di tutte le malattie non trasmissibili, ossia quelle che non sono causate da agenti infettivi e che sono di vari tipi: patologie cardiovascolari, patologie neurodegenerative (morbo di Parkinson e di Alzheimer), patologie riguardanti la vista e l'ud ...; [Leggi tutto...]
Nei prossimi decenni secondo le ultime ricerche demografiche è previsto un aumento considerevole della popolazione anziana mondiale, la quale continuerà a crescere in modo costante fino al 2050; ciò porterà di conseguenza anche ad un aumento di tutte le malattie non trasmissibili, ossia quelle che non sono causate da agenti infettivi e che sono di vari tipi: patologie cardiovascolari, patologie neurodegenerative (morbo di Parkinson e di Alzheimer), patologie riguardanti la vista e l'udito, diabete ed altre ancora che sono tutte propense a diventare croniche. Inoltre si prevede che nei prossimi anni, tra il 2045-2050, secondo i dati dello stesso Ministero della Salute, il numero di persone anziane in Italia supererà più del doppio quello delle persone giovani. Di conseguenza, ciò procurerà un peso sia sociale e sia economico non indifferente che coinvolgerà tutti i sistemi sanitari in Italia (pubblici e privati); quindi, in tal caso diventa veramente indispensabile attuare una programmazione e delle azioni che mirano alla prevenzione e alla riduzionedi queste patologie e le loro limitazioni. Secondo i dati dell'OMS, la demenza è la settima causa di morte al mondo e i dati sono in costante aumento. La malattia è una patologia devastante sia per la persona colpita e sia per tutto l'ambiente col suo sistema di relazioni al cui interno la persona vive; da ciò scaturisce in quest'ultima un senso di solitudine, chiusura in se stessi, iperattività e atteggiamenti di natura ossessiva e compulsiva, che sono tutti i tentativi che la stessa persona mette in atto per cercare di tenere sotto controllo la situazione. Oggi c'è molta disponibilità di terapie farmacologiche ma tuttavia queste ultime hanno per lo più un efficacia limitata, e per tale motivo si è lavorato, alla realizzazione di interventi non farmacologici detti anche psicosociali. Questi interventi possono cambiare il decorso della malattia con opportuni cambiamenti dell'ambiente fisico in cui il malato vive e della rete di relazioni. Infatti, possono promuovere la possibilità di "vivere bene con la demenza", fare in modo che la persona coinvolta si adatta alla sua condizione e di fornirgli l'aiuto e l'assistenza di cui ha bisogno.