Abstract/Sommario: L'autrice, in questo suo contributo, tratta dei cosiddetti gruppi di mutuo aiuto che sono rappresentati da alcune persone che iniziano ad apprendere la difficile arte del cambiamento personale (auto aiuto) e nello stesso tempo l'arte della terapia (mutuo aiuto). Questi gruppi, detti anche gruppi AMA, sono nati come un nuovo strumento di aiutare se stessi per aiutare gli altri; infatti, essi si sono sempre più sviluppati negli anni ed aiutano le persone ad affrontare una molteplice seri ...; [Leggi tutto...]
L'autrice, in questo suo contributo, tratta dei cosiddetti gruppi di mutuo aiuto che sono rappresentati da alcune persone che iniziano ad apprendere la difficile arte del cambiamento personale (auto aiuto) e nello stesso tempo l'arte della terapia (mutuo aiuto). Questi gruppi, detti anche gruppi AMA, sono nati come un nuovo strumento di aiutare se stessi per aiutare gli altri; infatti, essi si sono sempre più sviluppati negli anni ed aiutano le persone ad affrontare una molteplice serie di problematiche varie. In questi casi è stato fondamentale l'utilizzo della tecnologia per trovare un supporto e la pandemia del covid-19 ha dato una notevole spinta per utilizzare tale tipo di aiuto (anche se l'utilizzo della tecnologia non è nata con il verificarsi della pandemia). Molte persone cercano un confronto con altre persone, specialmente con quelle che vivono esperienze simili alle loro e quindi, trovare informazioni, supporto, sostegno e tutto ciò oggi è possibile tramite internet, cioè online. Il gruppo AMA rappresenta, in tal caso, una risorsa importante di informazioni di vario tipo: servizi esistenti, risorse disponibili, possibilità che offre il territorio per determinati tipi di bisogni. L'elemento fondamentale del gruppo AMA è quello di avere una buona dialettica interna; il gruppo, anche se è inserito in un luogo virtuale, deve essere in grado, al suo interno, di favorire che tutti i suoi componenti riescano ad affrontare argomenti delicati e difficili (gli stessi che consentono la nascita del gruppo stesso) e quindi, tutti possono liberamente parlare e "dire la propria" e discutere con altrettanta libertà le opinioni degli altri.
Abstract/Sommario: E' noto che la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità riconosce ad esse il diritto di scegliere ed è ormai una idea ampiamente condivisa tra gli operatori sociali. Ma secondo gli autori, si pone la domanda: come si realizza e cosa è in gioco nella relazione tra gli stessi operatori e le persone con disabilità? Questa riflessione pur partendo dalla consapevolezza che limitare la libertà di scelta delle persone disabili e di conseguenza, favorire una condizione di esclu ...; [Leggi tutto...]
E' noto che la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità riconosce ad esse il diritto di scegliere ed è ormai una idea ampiamente condivisa tra gli operatori sociali. Ma secondo gli autori, si pone la domanda: come si realizza e cosa è in gioco nella relazione tra gli stessi operatori e le persone con disabilità? Questa riflessione pur partendo dalla consapevolezza che limitare la libertà di scelta delle persone disabili e di conseguenza, favorire una condizione di esclusione delle stesse, non sono altro che l'esito di un intreccio complesso di varia natura (ambientale, sociale, economico). E' dovere etico, quindi, da parte degli operatori sociali non contribuire ad azioni e/o processi di discriminazione che possono gravare sulle persone disabili e quindi, essere consapevoli di quali atteggiamenti possono ridurre gli spazi di libertà delle persone con disabilità. La co-progettazione risponde a tale tipo di esigenza, mettere al centro la volontà delle persona disabile e il suo progetto di vita e rendendo l'operatore un soggetto che accompagna lo stesso disabile ma non lo sostituisce, e quindi non definisce cosa fare e perché. Da ciò scaturisce che il primo elemento di un percorso di co-progettazione è rappresentato dalla decisione univoca tra i due soggetti di quale meta raggiungere e quale strada intraprendere per raggiungerla.
Abstract/Sommario: Le conseguenze dell'emergenza sanitaria dovute alla diffusione del Covid-19 hanno, non solo, colto impreparati, gli operatori sanitari e medici che, comunque sono sempre rimasti in prima linea, ma anche le persone che lavorano nel sociale, come gli assistenti sociali che hanno dovuto compiere enormi sforzi operativi e personali. La pandemia nel suo protrarsi nel tempo ha gravato su questi professionisti che, pur continuando la loro attività in una situazione destabilizzante, hanno avve ...; [Leggi tutto...]
Le conseguenze dell'emergenza sanitaria dovute alla diffusione del Covid-19 hanno, non solo, colto impreparati, gli operatori sanitari e medici che, comunque sono sempre rimasti in prima linea, ma anche le persone che lavorano nel sociale, come gli assistenti sociali che hanno dovuto compiere enormi sforzi operativi e personali. La pandemia nel suo protrarsi nel tempo ha gravato su questi professionisti che, pur continuando la loro attività in una situazione destabilizzante, hanno avvertito tutto il peso dell'emergenza sanitaria. Ecco che nella seconda fase, l'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali per alleviare un poco la fatica e conseguente disagio del lavoro svolto dagli assistenti sociali, ha ideato un bando che prevede percorsi specifici, per i suoi iscritti, di supervisione da remoto: il progetto "Prendiamoci cura di me", un progetto di supervisione volto a promuovere il benessere degli assistenti sociali. Questo percorso si è ispirato a due idee generali: 1) sostegno degli assistenti sociali, e quindi garanzia per il loro benessere fisico e per il loro operato; 2) favorire le azioni di "care", quindi le risorse adatte per aiutarsi reciprocamente le quali hanno ricadute non solo sul proprio benessere, ma anche su quello delle organizzazioni nelle quali essi lavorano e, non da ultimo, delle persone, delle famiglie e delle comunità che sostengono.