Abstract/Sommario: La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sulle modalità di intervento nel campo dei servizi sociali e socio-assistenziali. Gli operatori si sono trovati all’improvviso a dover ricorrere a strumenti diversi, in particolare virtuali, senza aver avuto la possibilità di prepararsi e di pensare alle numerose implicazioni che l’uso di tali strumenti possano avere. Infatti, diversamente dal counseling online, dalla psicoterapia e altre tipologie di supporto virtuali per le qu ...; [Leggi tutto...]
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sulle modalità di intervento nel campo dei servizi sociali e socio-assistenziali. Gli operatori si sono trovati all’improvviso a dover ricorrere a strumenti diversi, in particolare virtuali, senza aver avuto la possibilità di prepararsi e di pensare alle numerose implicazioni che l’uso di tali strumenti possano avere. Infatti, diversamente dal counseling online, dalla psicoterapia e altre tipologie di supporto virtuali per le quali esistono linee guida e regole stabilite, e che si realizzano quasi esclusivamente online, i problemi emergono quando gli operatori sociali e i loro assistiti utilizzano modalità di comunicazione virtuale in contesti tradizionali di lavoro faccia a faccia. Queste comunicazioni possono essere di diversa complessità: dalle mail usate per cancellare e riprogrammare un appuntamento fino a delicati colloqui in cui la persona può manifestare sofferenze estreme o comunicare l’intenzione di compiere atti autolesivi. In queste situazioni, diventa fondamentale essere in grado di comprendere e gestire in modo attento le modalità di comunicazione all’interno della relazione d’aiuto.
Abstract/Sommario: Trascorsi oltre quarant’anni dalla chiusura degli Istituti Manicomiali, dalle lotte di liberazione, emancipazione e umanizzazione, la vita delle persone affette da un disturbo mentale appare ancora oggi in bilico. Malfunzionamenti della rete dei servizi, ritorno alla medicalizzazione della cura, scarsa attenzione pubblica, interessi privati e routine disfunzionali hanno portato, sempre più nel corso degli anni, a una nuova istituzionalizzazione delle persone vulnerabili, a soluzioni ...; [Leggi tutto...]
Trascorsi oltre quarant’anni dalla chiusura degli Istituti Manicomiali, dalle lotte di liberazione, emancipazione e umanizzazione, la vita delle persone affette da un disturbo mentale appare ancora oggi in bilico. Malfunzionamenti della rete dei servizi, ritorno alla medicalizzazione della cura, scarsa attenzione pubblica, interessi privati e routine disfunzionali hanno portato, sempre più nel corso degli anni, a una nuova istituzionalizzazione delle persone vulnerabili, a soluzioni rigide e standardizzate all’interno delle strutture residenziali. Un quadro però non uniforme. In alcune realtà italiane sono stati percorsi col tempo nuovi itinerari, sperimentazioni di un altro possibile, accomunati dall’utilizzo di un nuovo strumento - il Budget di Salute (BdS) - basati su una comune logica: trasformare i costi pubblici in investimenti. In tali contesti, le ASL (Aziende Sanitarie Locali) - e dunque lo Stato - piuttosto che pagare le rette per l’inserimento delle persone vulnerabili in strutture private residenziali o semiresidenziali, investono in capitale sociale, attraverso la costruzione di PTRI (Progetti Terapeutici Riabilitativi Individualizzati). Rispondendo all’esigenza di flessibilizzazione e personalizzazione degli interventi, il PTRI viene covalutato, co-progettato e co-gestito da un insieme di attori formali e informali, di appartenenze professionali e istituzionali differenti, senza per questo far venir meno il ruolo del settore pubblico, il quale rimane attore principale, responsabile della governance di tutto il processo di presa in carico del singolo.
Abstract/Sommario: Nell’ultimo anno gli assistenti sociali hanno sperimentato il video-colloquio, un nuovo strumento che sempre più sta entrando nella quotidianità del lavoro sociale. Non potendo incontrare le persone in ufficio o in altri contesti, hanno iniziato a svolgere i colloqui con questa modalità video e utilizzando più piattaforme, quali WhatsApp, Teams o Skype. Il rispetto delle prescrizioni per la prevenzione del contagio ha obbligato i professionisti dell’aiuto a rinunciare o ridimensionare ...; [Leggi tutto...]
Nell’ultimo anno gli assistenti sociali hanno sperimentato il video-colloquio, un nuovo strumento che sempre più sta entrando nella quotidianità del lavoro sociale. Non potendo incontrare le persone in ufficio o in altri contesti, hanno iniziato a svolgere i colloqui con questa modalità video e utilizzando più piattaforme, quali WhatsApp, Teams o Skype. Il rispetto delle prescrizioni per la prevenzione del contagio ha obbligato i professionisti dell’aiuto a rinunciare o ridimensionare lo strumento primario di lavoro, la relazione faccia-a-faccia, in particolare colloqui e visite domiciliari. Nonostante ciò, ogni servizio si è attrezzato al meglio e ha iniziato a sperimentare il video-colloquio, senz’altro una novità nel panorama dell’aiuto. Esso consente di sopperire alla carenza della relazione in presenza, poiché, anche se a distanza, ci si può vedere. Grazie al video del pc, del tablet o del telefono è possibile osservare una parte della comunicazione non verbale (gesti, espressioni facciali, ecc.), ritenuta preziosa per una relazione di aiuto efficace. Inoltre, in un periodo durante il quale le visite domiciliari sono quasi assenti, questo strumento consente di entrare nel contesto di vita della persona. All’assistente sociale è però chiesta flessibilità, cioè capacità di utilizzare più piattaforme al fine di scegliere, a seconda delle situazioni, quella più familiare alle persone coinvolte.