Abstract/Sommario: L'incontro quotidiano con l'altro e, in particolare, con le persone che hanno bisogno di un aiuto per affrontare il proprio percorso di vita, pone gli assistenti sociali (sia come professionisti e sia come persone) di fronte a sfide che gli stessi incontri comportano con la loro varietà e complessità. L'incontro poi porta sempre a formare le future azioni e soprattutto quella professionale; infatti, l'alterità rappresenta una componente essenziale del lavoro degli assistenti sociali, p ...; [Leggi tutto...]
L'incontro quotidiano con l'altro e, in particolare, con le persone che hanno bisogno di un aiuto per affrontare il proprio percorso di vita, pone gli assistenti sociali (sia come professionisti e sia come persone) di fronte a sfide che gli stessi incontri comportano con la loro varietà e complessità. L'incontro poi porta sempre a formare le future azioni e soprattutto quella professionale; infatti, l'alterità rappresenta una componente essenziale del lavoro degli assistenti sociali, poiché l'incontro tra due persone è sempre l'incontro tra due mondi diversi. Di conseguenza, l'assistente sociale (o social work) deve avere la responsabilità di tenere un certo equilibrio nella relazione con l'altro, la quale è una relazione di aiuto e riconoscere, allo stesso tempo, l'uguaglianza con l'altro e la differenza tra quest'ultimo e sé stesso. Inoltre, riconoscendo l'esistenza di determinati processi nel lavoro sociale (othering: altro, altri), la professione è chiamata a generare spazi di resistenza e di contrasto, cioè porta l'assistente a costruire dei confini e delimitare le distanze con l'altro, giungendo in tal modo ad esiti discriminatori. Il processo di othering comporta l'invenzione di categorie e di idee che identificano le persone diverse da sé, quindi altro da sé, concettualizzando l'attribuzione di codici morali di inferiorità e di distanza nei confronti con l'altro, inteso come diversità e quindi non è riconosciuta la sua vulnerabilità. Se l'assistente sociale agisce, nello svolgimento della sua professione, guidato dall'othering mette in pratica un atteggiamento oppressivo ed è sbilanciato verso una definizione sull'altra persona come diverso, inferiore, incapace; non lo reputa come persona ed è negata la sua umanità. In questo caso occorre riflettere sulle strategie e sulle tattiche che, inserendo una nuova variabile in questo processo possono portare ad una analisi e al suo superamento.
Abstract/Sommario: Facendo riferimento all'art. 19 della Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità e soprattutto al diritto dell'inclusione appare evidente la sua concretizzazione in due aspetti: la pari opportunità di partecipazione alla vita sociale e la libertà di scelta, cioè "avere voce" sulle decisioni concernenti la propria vita. Supportare le persone disabili e le loro famiglie nei processi decisionali è un compito che gli operatori sociali si trovano ad affrontare ed eser ...; [Leggi tutto...]
Facendo riferimento all'art. 19 della Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità e soprattutto al diritto dell'inclusione appare evidente la sua concretizzazione in due aspetti: la pari opportunità di partecipazione alla vita sociale e la libertà di scelta, cioè "avere voce" sulle decisioni concernenti la propria vita. Supportare le persone disabili e le loro famiglie nei processi decisionali è un compito che gli operatori sociali si trovano ad affrontare ed esercitare nella pratica della loro professione in tutti gli ambiti; le basi del "come" deve essere praticata è quella della deontologia, con riguardo soprattutto al rispetto dell'autodeterminazione e all'esercizio del patrocinio a tutela delle persone che non hanno la possibilità di esprimere i loro bisogni ed hanno, quindi, bisogno di un aiuto per comprendere cosa accade ed esprimere le loro preoccupazioni e i loro desideri di come vorrebbero che cambiassero le cose. Dal punto di vista della politica sociale per far sì che la richiesta della libertà di scelta da parte delle persone disabili sia portata avanti è quella di dirigere gli interventi verso la personalizzazione: controllo e scelta a favore del beneficiario delle prestazioni di cura. Nei diversi sistemi di welfare la personalizzazione degli interventi è stata vista tradotta nella previsione di trasferimenti monetari alle persone disabili e alle loro famiglie allo scopo di aumentare il loro potere di acquisto; ciò, però, appare in contraddizione con il significato di co-costruzione degli interventi, che dovrebbe guidare la politica sociale e la pratica professionale. Senza un giusto sostegno alla scelta, le politiche sull'uso autonomo delle risorse finanziarie da parte dei disabili possono aumentare la loro vulnerabilità, se non sono accompagnate da un sostegno adeguato alla scelta.