Abstract/Sommario: L'autrice affronta in questo articolo il tema della "Person Centered Care" (PCC) che rappresenta un modello di attenzione completa, il quale prende in considerazione la persona nel suo insieme, riconoscendone i bisogni di salute, emotivi, sociali, spirituali, occupazionali e fisici e spostando, quindi, l'elemento dominante sul primato della persona sulla malattia. Il termine "paziente" nella sua definizione tendeva prima ad oggettivare la persona riducendola a semplice destinatario di ...; [Leggi tutto...]
L'autrice affronta in questo articolo il tema della "Person Centered Care" (PCC) che rappresenta un modello di attenzione completa, il quale prende in considerazione la persona nel suo insieme, riconoscendone i bisogni di salute, emotivi, sociali, spirituali, occupazionali e fisici e spostando, quindi, l'elemento dominante sul primato della persona sulla malattia. Il termine "paziente" nella sua definizione tendeva prima ad oggettivare la persona riducendola a semplice destinatario di servizi medici, oggi viene sostituito da persona essere consapevole che ha dei sentimenti, senso di autostima, dignità, individualità, autocoscienza e autodeterminazione (e che ha il diritto di essere trattato tale). La person centerd care, iniziata nel 1940 dallo psicoterapeuta Carl R. Rogers, si è poi diffusa in tutto il mondo, dando vita da una vera e propria rivoluzione, culminata con il riconoscimento, da parte dell'OMS, nel 2016, dell'importanza della PCC nel ridefinire la sostenibilità, l'organizzazione e l'erogazione delle cure sanitarie. In particolare l'OMS ha identificato 5 strategie chiave per la messa in pratica della PCC, che, nella visione dell'organizzazione, rappresenta una condizione imprescindibile per realizzare l'accesso universale alle cure, priorità globale dell'OMS: 1) il coinvolgimento e l'empowerment delle persone e delle comunità; 2) il rafforzamento della governance e della responsabilità; 3) il ri-orientamento del modello di cura; 4) la coordinazione dei servizi con tutti i settori coinvolti; 5) la creazione di un ambiente proattivo. Nella visione dell'OMS, la Patient Centered Care è necessaria per garantire l'equità nell'accesso alle cure, la qualità e la sicurezza delle stesse, la partecipazione delle persone al processo terapeutico secondo i propri bisogni, l'efficienza delle cure per evitare duplicazioni e spreco di risorse, e lo sviluppo della resilienza di tutti gli attori sanitari, fondamentale per rispondere alle emergenze mediche maggiori.
Abstract/Sommario: La caduta rappresenta un grave problema di salute pubblica tra le persone anziane perché porta a mortalità prematura, perdita di indipendenza e collocamento in strutture di residenza assistita. Nella popolazione con una età superiore ai 65 anni il 30% dei soggetti va incontro a cadute ogni anno; quelli con più di 80 anni nel 50%. Nel soggetto anziano le cadute costituiscono la prima causa di morte accidentale e la settima causa in assoluto: il 13% di tutti i decessi. Tra i tanti fattor ...; [Leggi tutto...]
La caduta rappresenta un grave problema di salute pubblica tra le persone anziane perché porta a mortalità prematura, perdita di indipendenza e collocamento in strutture di residenza assistita. Nella popolazione con una età superiore ai 65 anni il 30% dei soggetti va incontro a cadute ogni anno; quelli con più di 80 anni nel 50%. Nel soggetto anziano le cadute costituiscono la prima causa di morte accidentale e la settima causa in assoluto: il 13% di tutti i decessi. Tra i tanti fattori di rischio occupano un posizione importante i problemi di vista, intesi sia come riduzione della quantità che della qualità della funzione. Le malattie oculari responsabili, come la cataratta, la degenerazione maculare legata all'età, la retinopatia diabetica e il glaucoma, presentano una forte prevalenza ed incidenza, venendo a interessare in maniera più o meno marcata la quasi totalità degli anziani. La loro cura e, soprattutto, riabilitazione costituiscono un momento importante ai fini preventivi delle cadute. Recentemente, tra i fattori di rischio legati alla vista, è stato annoverato l'uso di lenti multifocali. Il rischio, dalle ricerche presenti in letteratura, non si riscontra tanto negli ambienti interni, quanto nello svolgimento delle attività all'esterno.
Abstract/Sommario: Oggi la disabilità visiva costituisce un problema grave di sanità pubblica. La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la considera tra le maggiori priorità dei Servizi Sanitari, cercando di attuare in tutte le Nazioni misure di prevenzione ma anche di riabilitazione. La maggior parte delle persone che soffrono di problemi visivi vive in Paesi a basso reddito, ma anche nei Paesi più industrializzati (l'Italia non è esente) il problema esiste. Le cause di tutto ciò sono di nat ...; [Leggi tutto...]
Oggi la disabilità visiva costituisce un problema grave di sanità pubblica. La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la considera tra le maggiori priorità dei Servizi Sanitari, cercando di attuare in tutte le Nazioni misure di prevenzione ma anche di riabilitazione. La maggior parte delle persone che soffrono di problemi visivi vive in Paesi a basso reddito, ma anche nei Paesi più industrializzati (l'Italia non è esente) il problema esiste. Le cause di tutto ciò sono di natura diversa: al primo posto ci sono le malattie degenerative (cataratta, degenerazione maculare, glaucoma e retinopatia diabetica) ma ci sono, anche, i traumi e forme ereditarie familiari. Il rischio principale è, invece, determinato dall'invecchiamento e l'aumento della vita media dell'individuo ha individuato che oggigiorno in Italia il 90% circa dei disabili visivi ha più di 50 anni; tuttavia, solo lo 0,22% in Italia vede riconosciuta la loro condizione di disabilità e i loro diritti, ciò è dovuto alle varie difficoltà che queste persone hanno incontrato nell'ottenere la certificazione idonea attestante il loro stato superando le diverse barriere della burocrazia. Alcune di queste malattie possono essere curate con successo (es. la cataratta) oppure possono essere rallentate nel loro progredire (es. la degenerazione maculare) anche se esiste sempre il rischio di una disabilità di vario grado. Da tutto ciò emerge l'assoluta necessità della riabilitazione visiva, cioè potenziare il residuo visivo della persona interessata motivando la stessa e dopo ricorrendo a sfruttare la sua abilità residua con la fornitura di una tecnologia adatta. Si desume, quindi, che nel percorso della riabilitazione (non certo semplice) è il paziente che rappresenta l'attore principale, la quale richiede nello stesso tempo l'intervento di una equipe multidisciplinare con la messa a punto di un progetto studiato appositamente per la persona. C'è da dire, però, che la riabilitazione visiva è una branca della medicina oftalmologica abbastanza recente; In Italia, poi, c'è una certa precarietà, poco interesse e soprattutto pochissime risorse oltre a nessuna aderenza agli standard, tenendo presente che oggigiorno nel nostro Paese una persona su 100 soffre di deficit visivi. Questa è una gravissima carenza se si considera che tale incidenza crescerà con l'invecchiamento della popolazione.