Abstract/Sommario: Una ricerca svolta nel Regno Unito si è occupata di approfondire gli aspetti negativi dell'invecchiamento in atto (aging in place), cioè il concetto di domiciliarità; anche se, fino ad oggi, non esiste una definizione precisa di tal termine ed esso viene utilizzato sia per descrivere la possibilità per le persone anziane di alloggiare nella casa che si è occupata stabilmente e sia (alternativa) di continuare a restare nella stessa comunità ma trasferendosi in un'altra abitazione più pi ...; [Leggi tutto...]
Una ricerca svolta nel Regno Unito si è occupata di approfondire gli aspetti negativi dell'invecchiamento in atto (aging in place), cioè il concetto di domiciliarità; anche se, fino ad oggi, non esiste una definizione precisa di tal termine ed esso viene utilizzato sia per descrivere la possibilità per le persone anziane di alloggiare nella casa che si è occupata stabilmente e sia (alternativa) di continuare a restare nella stessa comunità ma trasferendosi in un'altra abitazione più piccola, oppure rispondente maggiormente alle proprie esigenze. Sappiamo bene che la casa ha un significato centrale nella vita di ogni individuo e questo significato è simbolico e personale e soprattutto, in particolar modo, per le persone anziane. Per quest'ultime la casa è il luogo dove rivivono i ricordi e offre il senso di indipendenza, di privacy e di comfort, inoltre permette loro di esercitare il controllo sulla propria vita e continuare a dare un senso alla propria identità. Tuttavia per le persone anziane la permanenza nella propria casa non è sempre positiva. Le limitazioni funzionali, sempre più progressive, degli anziani derivanti dai problemi di salute e dalla perdita di energie possono trasformare la propria casa da un ambiente confortevole a un luogo di isolamento (e quindi, esclusione sociale, paura e vulnerabilità). Il peggioramento poi dello stato di salute e delle abilità funzionali minacciano l'identità della persona e la possibilità di mantenere la propria indipendenza. Al progressivo aumento dell'età e fragilità, le persone anziane divengono maggiormente consapevoli della propria condizione e tendono a sviluppare più paure (spesso tale sensazione supera la realtà della situazione e determina un notevole cambiamento del proprio comportamento in previsione del verificarsi di esperienze negative). Dalla considerazione dei molteplici fattori collegati al fenomeno dell'isolamento delle persone anziane (perdita di familiari ed amici, compromissione del proprio stato di salute, impossibilità di compiere spostamenti, la non accettazione dell'immagine di sé, le difficoltà legate ai trasporti ed altri servizi) ha fatto sì che la ricerca ha evidenziato che i servizi destinati a queste persone mostrano dei punti deboli nel supportarle in modo adeguato all'interno della propria comunità. I punti critici evidenziati sono diversi: 1) carenza di informazioni; 2) eccessiva burocrazia; 3) mancanza di affidabilità; 4) presenza di barriere architettoniche; 5) mancanza di servizi personalizzati; 6) mancato riconoscimento della propria identità e del diritto di scelta; 7) assenza di coinvolgimento delle persone anziane nella società.
Abstract/Sommario: Le autrici prendono in esame in questo studio la figura dei young caregiver, cioè giovani ancora non maggiorenni che svolgono regolarmente un'attività di cura, vale a dire bambini, bambine e adolescenti che ogni giorno aiutano la propria famiglia nelle difficoltà della vita quotidiana e di conseguenza, si assumono delle responsabilità che a molti dei loro coetanei non competono. I fattori che influiscono sull'emersione del fenomeno sono riconducibili alla scarsa presenza di risorse di ...; [Leggi tutto...]
Le autrici prendono in esame in questo studio la figura dei young caregiver, cioè giovani ancora non maggiorenni che svolgono regolarmente un'attività di cura, vale a dire bambini, bambine e adolescenti che ogni giorno aiutano la propria famiglia nelle difficoltà della vita quotidiana e di conseguenza, si assumono delle responsabilità che a molti dei loro coetanei non competono. I fattori che influiscono sull'emersione del fenomeno sono riconducibili alla scarsa presenza di risorse di welfare ed anche alle scarse risorse economiche della famiglia; molto spesso succede che la mancanza di adeguati supporti socio-assistenziali e l'impossibilità di accedere ad un servizio di assistenza privata (difficoltà economiche) induce l'assenza di alternative alla famiglia bisognosa e di conseguenza, diventa indispensabile fare affidamento su ogni membro della stessa famiglia. Da ciò deriva l'esigenza da parte del caregiver di aiutare la propria famiglia: scopo è la stessa sopravvivenza. Il suo lavoro essendo molto vario (supporto emotivo, supporto finanziario, attività domestiche, cura diretta alla persona bisognosa, cura dei fratelli minori), spesso, coincide in periodi cruciali per la formazione dell'identità di sé stesso: l'infanzia e l'adolescenza. Pertanto, il risparmio dei costi sociali, generato dal lavoro di cura, produce delle conseguenze deleterie a lungo termine, le quali ricadono poi non solo sulle spalle dei giovani ma sull'intera collettività. Nonostante il caregiver è a tutti gli effetti una preziosissima risorsa per la propria famiglia, c'è da considerare il fatto che è una persona che ha delle proprie esigenze (andare a scuola, fare con impegno i propri studi, uscire con gli amici, divertirsi, vivere cioè la propria infanzia o adolescenza). La scuola, in questi casi, ha un ruolo molto importante e riveste il luogo in cui questi giovani si possono sentire compresi ed aiutati. Gli insegnanti, quindi, hanno il compito di riconoscere il primo dei bisogni dei caregiver, cioè la loro identificazione; quindi, prestare attenzione a segnali come stanchezza eccessiva, cambio di comportamenti, cambiamento nel rendimento scolastico. La responsabilità di cui l'insegnate si fa carico deve essere subito riconosciuta in modo tale da avviare poi una collaborazione con i servizi sociali e di realizzare per questi giovani un piano didattico personalizzato.
Abstract/Sommario: È noto che riguardo al tema del diritto di relazione e di visita la legislazione nazionale e internazionale è chiara nell'affermare che per uno sviluppo armonioso psico-fisico del bambino sia necessario il mantenimento costante con i vari membri della sua famiglia di origine; di conseguenza, il bambino ha pieno diritto ad intrattenere regolari rapporti personali con entrambi i genitori, a meno che ciò non incida in modo negativo i propri interessi principali. Inoltre hanno pieno diritt ...; [Leggi tutto...]
È noto che riguardo al tema del diritto di relazione e di visita la legislazione nazionale e internazionale è chiara nell'affermare che per uno sviluppo armonioso psico-fisico del bambino sia necessario il mantenimento costante con i vari membri della sua famiglia di origine; di conseguenza, il bambino ha pieno diritto ad intrattenere regolari rapporti personali con entrambi i genitori, a meno che ciò non incida in modo negativo i propri interessi principali. Inoltre hanno pieno diritto, anche, ad esprimere i propri pareri per quanto riguarda le loro scelte, come ad esempio quelle relative, oltre al diritto di relazione e di visita con i propri genitori, agli altri familiari e al luogo di residenza. In questi casi gli adulti hanno il dovere di tenere in considerazione (per il benessere del proprio figlio) i desideri e le volontà di quest'ultimo. L'esercizio del diritto di mantenimento dei legami tra genitori e figli (ma anche altre figure parentali) rientra nelle funzioni di sostegno ai minori e loro famiglie, attribuite dal sistema del welfare italiano agli enti locali, ai servizi di tutela minorile e alle autorità giudiziarie competenti. L'obiettivo principale di questi interventi è rappresentato sempre dal mantenimento del legame tra bambini e/o ragazzi e i loro genitori in uno spazio qualificato di osservazione, protezione e sviluppo della relazione. Questi incontri avvengono sempre alla presenza di una terza figura, cioè un operatore sociale specializzato che svolge funzioni di protezione e di sostegno (ed anche trasmissione delle proprie osservazioni agli altri operatori-colleghi del servizio inviante e all'autorità giudiziaria). Questo professionista è il garante del buon andamento dell'incontro e soprattutto del benessere del minore, facilita la relazione e dà voce e spazio alle esigenze e desideri dei bambini (considerando anche quelle dei genitori).