Abstract/Sommario: Negli ultimi vent’anni la dislessia evolutiva è «arrivata» anche in Italia. Oggi tutti ne parlano, non sempre sapendo con certezza a cosa si riferiscono (un disturbo del linguaggio, un disturbo dell’intelligenza, un generico problema di apprendimento?) ma, comunque, non succede più di dover insistere per far inserire l’argomento nel programma di un convegno scientifico, oppure di dover convincere un intero consiglio di classe, preside in testa, che un bambino intelligente può essere di ...; [Leggi tutto...]
Negli ultimi vent’anni la dislessia evolutiva è «arrivata» anche in Italia. Oggi tutti ne parlano, non sempre sapendo con certezza a cosa si riferiscono (un disturbo del linguaggio, un disturbo dell’intelligenza, un generico problema di apprendimento?) ma, comunque, non succede più di dover insistere per far inserire l’argomento nel programma di un convegno scientifico, oppure di dover convincere un intero consiglio di classe, preside in testa, che un bambino intelligente può essere dislessico. Nelle scuole e nei convegni scientifici, negli ambulatori e nei centri di riabilitazione il problema viene ormai affrontato come uno dei più frequenti disturbi che possono rendere difficile la crescita di un bambino. Ma «dov’era» la dislessia prima degli anni ’80, visto che in Italia nessuno ne parlava? Dato che non si tratta di un virus o di una malattia contagiosa, dobbiamo pensare che anche prima di quegli anni ci fossero molti bambini italiani dislessici, che però non venivano riconosciuti come tali. Due sono i fattori che hanno ritardato il riconoscimento della dislessia anche in Italia: la relativa facilità della nostra ortografia e lo sbilanciamento della psicologia clinica italiana, soprattutto di quella dell’età evolutiva, verso modelli interpretativi di tipo psicodinamico.
Abstract/Sommario: I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono un insieme eterogeneo di sindromi con alcuni elementi di sovrapposizione. Il fatto che molti di essi riguardino abilità tipicamente scolastiche, come leggere, scrivere e usare il sistema dei numeri e del calcolo, è alla base di uno dei principali fraintendimenti che hanno caratterizzato questa categoria nosografica, ancora oggi definita in modo incompleto e non sempre condiviso. Da un lato, infatti, si riteneva che queste difficoltà sc ...; [Leggi tutto...]
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono un insieme eterogeneo di sindromi con alcuni elementi di sovrapposizione. Il fatto che molti di essi riguardino abilità tipicamente scolastiche, come leggere, scrivere e usare il sistema dei numeri e del calcolo, è alla base di uno dei principali fraintendimenti che hanno caratterizzato questa categoria nosografica, ancora oggi definita in modo incompleto e non sempre condiviso. Da un lato, infatti, si riteneva che queste difficoltà scolastiche avessero un carattere essenzialmente pedagogico, collegato ai programmi istruzionali (vedi la disputa sui migliori metodi di insegnamento della letto-scrittura!), o forse collegato alle carenze dell’ambiente sociofamiliare che contribuiva al processo di alfabetizzazione. Dall’altro, in antitesi, si era affermata una visione essenzialmente medicalista di questi problemi, che poneva l’accento sulla presenza di un presunto danno organico a livello cerebrale. Le prime definizioni cliniche delle learning disabilities risalgono ai primi anni Sessanta, quando ancora era popolare il concetto di disfunzione cerebrale minima che era stato fino ad allora utilizzato per indicare una serie di difficoltà sia sul piano comportamentale (ipercinesia e instabilità motoria), che su quello cognitivo (soprattutto disattenzione e difficoltà percettive), che potevano essere ricondotte a una probabile causa organica, di natura non meglio specificata. Questi disturbi non compromettevano l’intelligenza in generale, ma interferivano in modo significativo con gli apprendimenti scolastici.