Abstract/Sommario: L'autrice, in questo articolo, tratta del problema delle persone disabili che sono oggetto di stereotipi che determinano l'esclusione e la discriminazione e, in particolare, le donne disabili; per superare tali preconcetti, occorre fare un profondo cambiamento culturale in grado di eliminare questi stereotipi e promuovere una immagine di queste persone (la loro soggettività) positiva e quindi, l'inclusione sociale di esse. Dando uno sguardo alla letteratura, ci si accorge della conside ...; [Leggi tutto...]
L'autrice, in questo articolo, tratta del problema delle persone disabili che sono oggetto di stereotipi che determinano l'esclusione e la discriminazione e, in particolare, le donne disabili; per superare tali preconcetti, occorre fare un profondo cambiamento culturale in grado di eliminare questi stereotipi e promuovere una immagine di queste persone (la loro soggettività) positiva e quindi, l'inclusione sociale di esse. Dando uno sguardo alla letteratura, ci si accorge della considerazione che, in genere, si è sempre data della disabilità, quest'ultima vista come l'antitesi della soggettività; si tratta di un modo di procedere tipico del modello medico costituito da un insieme di credenze, processi e pratiche che producono un tipo particolare di soggetto (e di corpo), figurandolo come tipicamente umano e distanziando, invece, gli altri soggetti "non umani" quelli che si difformano dalla norma. La persona disabile, quindi, considerata come (secondo il modello medico) soggetto di assistenza e cura in maniera esclusiva, finisce per produrre l'esclusione sistematica di essa. Il primo stereotipo riguarda proprio la relazione con la cura in senso stretto; questo stereotipo impedisce di riconoscere una precisa identità del disabile, ritenendola "difettosa" e quindi, mancante di un attributo necessario per riconoscerle la piena soggettività. Altro stereotipo riguarda la loro presa in carico, la cura e quindi una persona tale da essere accudita e incapace di provvedere a sé stessa, completamente dipendente dal suo caregiver; ciò determina l'infantilizzazione di esse (senza tener presente che le stesse persone disabili, a volte, possono essere loro stesse caregiver). Oltre a vedersi negare il riconoscimento come soggetto all'interno della relazione di cura, ed anche negli ambiti lavorativo e sociale, la persona disabile sperimenta la negazione della propria dimensione affettiva e sessuale. Da tutto ciò scaturisce la considerazione che tali stereotipi riguardano, però, di più le donne con disabilità, le quali sono più svantaggiate rispetto agli uomini disabili, in quanto si trovano dinanzi ad un crocevia: genere e disabilità.
Abstract/Sommario: Il CNOAS (Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali) sta attuando, ultimamente, un processo di rivisitazione del proprio Codice Deontologico a distanza di 10 anni dalla promulgazione della sua ultima versione. Per fare il testo aggiornato è stato deciso come termine la fine del 2019; al fine di garantire una collaborazione fattiva è stata, perciò, invitata l'intera comunità professionale degli assistenti sociali in Italia ad apportare il proprio contributo. Quindi, ogni ...; [Leggi tutto...]
Il CNOAS (Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali) sta attuando, ultimamente, un processo di rivisitazione del proprio Codice Deontologico a distanza di 10 anni dalla promulgazione della sua ultima versione. Per fare il testo aggiornato è stato deciso come termine la fine del 2019; al fine di garantire una collaborazione fattiva è stata, perciò, invitata l'intera comunità professionale degli assistenti sociali in Italia ad apportare il proprio contributo. Quindi, ogni iscritto può far pervenire suggerimenti, modifiche al testo o ad alcune sue parti, ma anche all'impostazione generale del Codice. L'operazione sarà seguita dall'Osservatorio Deontologico Nazionale (ODN), il cui compito fondamentale sarà quello di occuparsi proprio della stesura delle nuove norme del codice, oltre a fungere da raccoglitore delle istanze e suggerimenti dei vari organi politici regionali (Consigli Regionali). La rivisitazione del Codice (che va di pari passo con la nuova normativa disciplinare riguardante questo tipo di professione) rappresenta l'occasione di una chiamata da parte degli Organismi Generali della Professione, affinché si possa delineare maggiormente la figura dell'assistente sociale, figura professionale quest'ultima che possiede vari ruoli e funzioni, anche, molto differenti fra di loro: libero professionista, rapporto di lavoro dipendente in strutture e organizzazioni pubbliche e private, assunzione di funzioni organizzative di progetti, servizio e compiti dirigenziali entro l'ambito del sistema dei Servizi, rapporti di collaborazione professionale con altri professionisti (politiche sociali).