Abstract/Sommario: La qualità della vita è importante per tutti i cittadini, comprende equità, uguaglianza, inclusione e partecipazione di ogni persona nella società. Gli scopi di questa ricerca erano: (1) confrontare la qualità della vita tra persone con e senza disabilità intellettiva; (2) esaminare i predittori di qualità in entrambi i gruppi di partecipanti. I dati sono stati raccolti su 1929 adulti di cui 1264 persone con un deficit intellettivo. I livelli sono stati valutati mediante la version ...; [Leggi tutto...]
La qualità della vita è importante per tutti i cittadini, comprende equità, uguaglianza, inclusione e partecipazione di ogni persona nella società. Gli scopi di questa ricerca erano: (1) confrontare la qualità della vita tra persone con e senza disabilità intellettiva; (2) esaminare i predittori di qualità in entrambi i gruppi di partecipanti. I dati sono stati raccolti su 1929 adulti di cui 1264 persone con un deficit intellettivo. I livelli sono stati valutati mediante la versione portoghese della Personal Outcomes Scale. I risultati evidenziano che la qualità è significativamente più alta negli adulti senza deficit. Inoltre, questa è influenzata da variabili individuali e ambientali, dove lo stato di salute è il più alto predittore correlato alla qualità della vita indipendentemente dalla presenza di disabilità. Tenendo conto dei risultati della ricerca, gli interventi personalizzati dovrebbero consentire la piena inclusione e partecipazione degli adulti con deficit intellettivo nei contesti sociali.
Abstract/Sommario: I ricercatori hanno in primo luogo indagato sulla relazione madre-bambino per capire i contesti genitoriali di allevamento dei bambini con disabilità intellettive. I padri sono sempre più considerati ugualmente importanti come le madri nella gestione quotidiana del proprio bambino, in quanto hanno rapporti unici e specifici con i loro figli. Lo scopo di questo studio è stato quello di capire come una fonte di stress (presenza di problemi comportamentali del bambino) in presenza di un s ...; [Leggi tutto...]
I ricercatori hanno in primo luogo indagato sulla relazione madre-bambino per capire i contesti genitoriali di allevamento dei bambini con disabilità intellettive. I padri sono sempre più considerati ugualmente importanti come le madri nella gestione quotidiana del proprio bambino, in quanto hanno rapporti unici e specifici con i loro figli. Lo scopo di questo studio è stato quello di capire come una fonte di stress (presenza di problemi comportamentali del bambino) in presenza di un supporto sponsale nei compiti genitoriali sia correlata a casi di sintomi psicologici nel corso del tempo nei padri. Dei 182 padri che hanno partecipato alla ricerca sono state rilevate le possibili relazioni tra problemi di comportamento dei bambini, sostegno sponsale e sintomi psicologici. I padri hanno indicato che la presenza di comportamenti problematici era un indicatore di livelli iniziali di sintomi psicologici, ma non sono state individuate relazioni di cambiamento dei sintomi psicologici nel corso del tempo. Il sostegno sponsale riduce ulteriormente i livelli iniziali di sintomi psicologici paterni. I problemi di comportamento del bambino sono più rilevanti del livello di disabilità nel legame con sintomi psicologici del padre. Il sostegno sponsale previene i sintomi psicologici paterni e può essere visto come una risorsa aggiuntiva per i padri. Si discutono le implicazioni per la ricerca e per la pratica.
Abstract/Sommario: Precedenti studi hanno trovato che gli adulti con disabilità intellettiva vengono ricoverati in ospedale più spesso rispetto alla popolazione generale. Gli autori hanno preso in considerazione i tassi di dimissione e le cause principali diagnosticate per il ricovero di persone disabili e non in Norvegia. Combinando i dati dell'ufficio del lavoro, della sanità e dei servizi sociali per il periodo 2008-2011 è risultato che i ricoveri sono stati l'11% per le persone con deficit intelletti ...; [Leggi tutto...]
Precedenti studi hanno trovato che gli adulti con disabilità intellettiva vengono ricoverati in ospedale più spesso rispetto alla popolazione generale. Gli autori hanno preso in considerazione i tassi di dimissione e le cause principali diagnosticate per il ricovero di persone disabili e non in Norvegia. Combinando i dati dell'ufficio del lavoro, della sanità e dei servizi sociali per il periodo 2008-2011 è risultato che i ricoveri sono stati l'11% per le persone con deficit intellettivo l'11,5% per la popolazione in generale. La durata della permanenza media in ospedale è stata poco più di 4 giorni per entrambi i gruppi. Tra coloro che sono stati ricoverati in ospedale, la maggior parte è stata ammessa una sola volta durante il periodo in esame. Le persone con deficit intellettivo sono state ammesse più spesso rispetto alla popolazione in genere, ma sono state ricoverate più frequentemente in giovane età e meno in età avanzata. Secondo la classificazione internazionale, le cause diagnosticate per il ricovero in ospedale tra chi ha disabilità intellettiva sono, ferite, avvelenamento ed altre conseguenze di cause esterne, mentre per la popolazione in generale sono le malattie del sistema circolatorio. Questo studio rileva che la percentuale di persone che vengono ricoverate ogni anno è statisticamente, ma solo leggermente, diversa tra le persone adulte con deficit intellettivo e non. I risultati si riferiscono, comunque, ai parametri dell'organizzazione sanitaria in Norvegia.
Abstract/Sommario: Quando si parla di autonomia nei diritti umani ci si richiama sempre all'abilità di prendere decisioni e nel caso della disabilità questo aspetto rientra nelle buone prassi sia per la salute che per la vita autonoma. Comunque sappiamo poco sul mantenimento delle abilità di autonomia a lungo termine nelle persone con deficit intellettivo e gli autori hanno condotto una ricerca in tal senso intervistando il personale coinvolto nell'assistenza di chi ha problemi di diabete. Sono stati int ...; [Leggi tutto...]
Quando si parla di autonomia nei diritti umani ci si richiama sempre all'abilità di prendere decisioni e nel caso della disabilità questo aspetto rientra nelle buone prassi sia per la salute che per la vita autonoma. Comunque sappiamo poco sul mantenimento delle abilità di autonomia a lungo termine nelle persone con deficit intellettivo e gli autori hanno condotto una ricerca in tal senso intervistando il personale coinvolto nell'assistenza di chi ha problemi di diabete. Sono stati intervistati 31 educatori di adulti con deficit intellettivo e diabete di tipo 1 e 2 residenti in strutture della Nuova Zelanda. I dati raccolti indicano che, con adeguati passaggi di consegne, le persone adulte con deficit intellettivo sono in grado di preoccuparsi per la propria salute nel lungo periodo. Questo comunque richiede acquisizione della capacità di saper prendere decisioni, abilità che va incontro agli aspetti etici a alla promozione dell'autonomia.
Abstract/Sommario: Nel mondo anglosassone ora sono disponibili schemi per favorire l'integrazione degli adulti con lieve a moderata disabilità intellettiva. Un fattore che potrebbe rivelarsi importante per il successo è l'acquisizione della comprensione delle espressioni facciali altrui come riconoscimento delle emozioni, un prerequisito essenziale nelle abilità sociali. La ricerca in questo settore è carente, particolarmente per quanti vivono in comunità. Gli autori hanno esaminato le prestazioni di 13 ...; [Leggi tutto...]
Nel mondo anglosassone ora sono disponibili schemi per favorire l'integrazione degli adulti con lieve a moderata disabilità intellettiva. Un fattore che potrebbe rivelarsi importante per il successo è l'acquisizione della comprensione delle espressioni facciali altrui come riconoscimento delle emozioni, un prerequisito essenziale nelle abilità sociali. La ricerca in questo settore è carente, particolarmente per quanti vivono in comunità. Gli autori hanno esaminato le prestazioni di 13 adulti con lieve o moderata disabilità intellettiva mettendoli a confronto con altri 13 di pari età con sviluppo nella norma. Sono stati considerati tre compiti di riconoscimento delle emozioni (categorizzazione delle emozioni, riconoscimento della valenza e riconoscimento dell'intensità). Sono state utilizzate una serie di emozioni chiare (rabbia, felicità) e altre più sofisticate (compassione e critica), espressioni emotive come la tensione o il rilassamento della fronte. È importante sottolineare che il campione viveva in comunità ed era quindi molto specifico. Gli adulti oggetto di studio sono stati significativamente meno abili nel riconoscere le emozioni proposte, come nell'associare i sentimenti collegati alle espressioni soprattutto facciali. Questi hanno dimostrato difficoltà nell categorizzare espressioni emotive complesse, nonché a valutare la valenza di tali espressioni facciali. In questa popolazione si dimostra così carente uno dei nostri più importanti strumenti di comunicazione sociale non verbale.
Abstract/Sommario: Gli individui affetti dalla sindrome neurogenetica da delezione 22q11.2 presentano scarso funzionamento sociale e un elevato rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici. L'accurato riconoscimento delle emozioni e l'esplorazione visiva dei volti rappresentano competenze importanti per lo sviluppo della competenza sociale in questi soggetti. Per questi motivi, vi è interesse a stabilire modi pertinenti per testare i meccanismi associati con il riconoscimento delle emozioni. Questo s ...; [Leggi tutto...]
Gli individui affetti dalla sindrome neurogenetica da delezione 22q11.2 presentano scarso funzionamento sociale e un elevato rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici. L'accurato riconoscimento delle emozioni e l'esplorazione visiva dei volti rappresentano competenze importanti per lo sviluppo della competenza sociale in questi soggetti. Per questi motivi, vi è interesse a stabilire modi pertinenti per testare i meccanismi associati con il riconoscimento delle emozioni. Questo studio ha esaminato il riconoscimento emotivo e l'esplorazione visiva delle espressioni emozionali del volto in persone con 22q11.2 utilizzando un dispositivo che osservava il movimento oculare per registrare i tempi di reazione e gli indicatori della intensità emotiva necessaria per l'identificazione di ogni emozione. Questi soggetti sono risultati più lenti nel riconoscere le emozioni e hanno dedicato meno tempo a guardare il viso o parte di esso. Questi risultati suggeriscono che gli individui con 22q11.2 possono avere bisogno sia di più tempo, che di input emotivi più funzionali per etichettare correttamente le espressioni facciali.
Abstract/Sommario: Scopo di questo studio è stato quello di descrivere la relazione tra nutrizione, scelta degli alimenti, attività fisica e peso corporeo in un gruppo di adulti australiani con disabilità intellettiva. Allo studio hanno partecipato 51 educatori impegnati con questa popolazione che hanno fornito informazioni sulla nutrizione, sulle scelte alimentari e sui livelli di attività fisica attraverso un questionario somministrato da personale medico. Il questionario comprendeva anche la Australia ...; [Leggi tutto...]
Scopo di questo studio è stato quello di descrivere la relazione tra nutrizione, scelta degli alimenti, attività fisica e peso corporeo in un gruppo di adulti australiani con disabilità intellettiva. Allo studio hanno partecipato 51 educatori impegnati con questa popolazione che hanno fornito informazioni sulla nutrizione, sulle scelte alimentari e sui livelli di attività fisica attraverso un questionario somministrato da personale medico. Il questionario comprendeva anche la Australian Nutrition Screening Initiative checklist. I dati hanno evidenziato che l'Indice di massa corporea era nella norma solo per il 37,5% dei partecipanti e che risultava obesa quasi la metà (41%). Analogamente, la maggioranza dei partecipanti aveva una circonferenza addominale eccessiva correlata al rischio di complicanze metaboliche. Il punteggio medio ottenuto con la checklist nazionale ha indicato un rischio moderato di malnutrizione (4.2) e il 17,6% dei partecipanti ha raggiunto punteggi che appartengono alla categoria ad alto rischio. Più della metà dei partecipanti risulterebbe in grado di fare scelte sul tipo di cibo che mangia. i dati di attività fisica hanno indicato che la maggior parte dei partecipanti (60,3%) non ha soddisfatto le linee guida di attività fisica nazionali. Questi risultati suggeriscono che le persone con deficit intellettivo sono a rischio di malattie associate all'obesità, di inattività e di cattiva alimentazione. Le strategie per incoraggiare queste persone ad impegnarsi in attività fisica e a una sana alimentazione sono, quindi, una questione di priorità che coinvolgono prima di tutto i caregiver.