Abstract/Sommario: Questo lavoro è il frutto delle riflessioni emerse da un gruppo di ricerca di logopediste formate in Pedagogia Relazionale del Linguaggio (PRL), con pluriennale esperienza nella riabilitazione dei Disturbi del linguaggio e dell'apprendimento in età evolutiva. Lo scopo è quello di dare una forma trasmissibile (ed anche scritta) alla modalità di lavoro con bambini affetti da disturbi del linguaggio e dell'apprendimento, acquisita da queste logopediste PRL che utilizzano il gioco come str ...; [Leggi tutto...]
Questo lavoro è il frutto delle riflessioni emerse da un gruppo di ricerca di logopediste formate in Pedagogia Relazionale del Linguaggio (PRL), con pluriennale esperienza nella riabilitazione dei Disturbi del linguaggio e dell'apprendimento in età evolutiva. Lo scopo è quello di dare una forma trasmissibile (ed anche scritta) alla modalità di lavoro con bambini affetti da disturbi del linguaggio e dell'apprendimento, acquisita da queste logopediste PRL che utilizzano il gioco come strumento terapeutico nella riabilitazione logopedica. A differenza della terapia tradizionale, nella terapia PRL ci sono 2 persone e quindi 2 teste che lavorano, pensano, costruiscono una situazione che può favorire la riorganizzazione linguistica; al bambino non sono dati dei compiti per "aggiustare "ciò che non è corretto. Il logopedista PRL non si occupa solo del linguaggio, ma anche della storia che il soggetto si porta dietro. Le condizioni necessarie per stimolare l'evoluzione del linguaggio sono: il dialogo con il bambino, la facilitazione dell'acquisizione del linguaggio attraverso la ricomposizione grammaticale corretta, la stimolazione di ciò che è motivante per il bambino. In questa ottica, dunque, il gioco può diventare uno strumento terapeutico poiché permette l'accoglienza e la conoscenza del bambino tramite uno sguardo partecipe e rispettoso. Il gioco permette, inoltre, di creare la base dell'alleanza e della fiducia; diventa, ancora, organizzatore del pensiero e quindi crea concetti nuovi, requisito importante per l'apprendimento scolastico. Infine, diventa una opportunità che favorisce l'evoluzione del linguaggio in specifici livelli (fonologico, lessicale, ecc).
Abstract/Sommario: L'articolo riguarda una ricerca sulla balbuzie, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come disordine del ritmo della parola; questo disturbo, infatti, deriva da una incoordinazione durante l'esecuzione di un discorso con varie componenti coinvolte: le caratteristiche Overt (alterazioni della fluenza del modo di parlare e sintomi secondari connessi, es. movimenti incontrollati di un arto) e le caratteristiche Covert (ansia, evitamento) che sono le caratteristiche più import ...; [Leggi tutto...]
L'articolo riguarda una ricerca sulla balbuzie, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come disordine del ritmo della parola; questo disturbo, infatti, deriva da una incoordinazione durante l'esecuzione di un discorso con varie componenti coinvolte: le caratteristiche Overt (alterazioni della fluenza del modo di parlare e sintomi secondari connessi, es. movimenti incontrollati di un arto) e le caratteristiche Covert (ansia, evitamento) che sono le caratteristiche più importanti e sono quelle che determinano un atteggiamento negativo da parte del soggetto alla comunicazione e alla relazione con altre persone. Le autrici hanno notato che, in Europa e nei paesi extraeuropei esistono delle metodologie sia dirette e sia indirette; i programmi terapeutici sono ideati per una fascia d'età specifica (prescolare, scolare o adulta), anche se, poi vengono applicati a tutti i soggetti in età evolutiva. Punto fermo è la necessità di un intervento precoce e soprattutto il coinvolgimento dei genitori durante il trattamento, specie in età prescolare. In Italia, invece, le proposte redatte di studiare questo tipo di disturbo, sono state molto più limitate rispetto all'ambito europeo; la ricerca risulta carente, anche, per la modesta bibliografia reperibile su tutto il territorio italiano. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che la qualità di vita dei soggetti affetti da balbuzie è peggiore rispetto a quelli sani; da questa considerazione, nasce la convinzione, per le autrici che è importante un intervento precoce in ambito di prevenzione, il quale con lo scopo di evitare l'insorgere della balbuzie, può essere protettivo anche dallo sviluppo di un eventuale disagio comportamentale, relazionale e sociale.
Abstract/Sommario: Lo scopo principale della griglia (DCE) proposta dalle autrici, da loro utilizzata durante il proprio lavoro, è la codifica dei comportamenti del bambino, sia comunicativi e sia linguistici, nella fase di osservazione diretta della valutazione logopedica. La DCE è stata pensata come uno strumento di guida per la logopedista nell'osservazione diretta del bambino e nella raccolta di tutti i dati comunicativi di quest'ultimo, durante l'interazione con il genitore, all'interno di una sedut ...; [Leggi tutto...]
Lo scopo principale della griglia (DCE) proposta dalle autrici, da loro utilizzata durante il proprio lavoro, è la codifica dei comportamenti del bambino, sia comunicativi e sia linguistici, nella fase di osservazione diretta della valutazione logopedica. La DCE è stata pensata come uno strumento di guida per la logopedista nell'osservazione diretta del bambino e nella raccolta di tutti i dati comunicativi di quest'ultimo, durante l'interazione con il genitore, all'interno di una seduta di gioco. Oggi fa parte, con la dicitura "Osservazioni logopediche", del database LINGAPP (in passato era di tipo cartaceo), contenente tutte le valutazioni cliniche e testali dei pazienti in forma elettronica. Attraverso il database è possibile fare delle analisi quantitative sui dati raccolti con la DCE e delineare un profilo comunicativo e linguistico, mettendo in relazione le varie categorie di analisi, ai fini di evidenziare le diverse traiettorie evolutive dei casi studiati; ad es. rilevare, non solo, quanti gesti il bambino produce ma quali sono le funzioni comunicative che sostengono tali gesti. Il logopedista può rivedere, anche più tardi, i risultati sia in forma elettronica e sia in un report finale stampabile. Secondo le autrici, l'osservazione diretta in un contesto di interazione genitore-bambino, codificata con la griglia DCE, può fornire, in aggiunta ai questionari compilati dai genitori ed alle valutazioni psicolinguistiche standardizzate, informazioni importanti per confermare la diagnosi e impostare, di conseguenza, un intervento riabilitativo precoce. Con la DCE è possibile accompagnare il bambino dalla fase preverbale all'emergenza del primo linguaggio e della sua prima sintassi. L'insieme di comportamenti comunicativi verbali e non verbali permette di programmare un intervento riabilitativo individualizzato, a seconda della fase di sviluppo in cui si trova, in quel momento, il bambino e poi di monitorare tutte le successive fasi di acquisizione del linguaggio.