Abstract/Sommario: Quando si perde un input sensoriale, si compensa utilizzando l'informazione trasmessa dagli altri sensi. Ma quando si perde una informazione sensoriale in specifici momenti dello sviluppo questo può comportare un deficit per tutti gli altri sensi. Gli autori hanno indagato sull'effetto della deprivazione uditiva nello sviluppo delle capacità tattili, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti a livello comportamentale e corticale. Ad alcune persone con sordità congenita e ad udenti è stat ...; [Leggi tutto...]
Quando si perde un input sensoriale, si compensa utilizzando l'informazione trasmessa dagli altri sensi. Ma quando si perde una informazione sensoriale in specifici momenti dello sviluppo questo può comportare un deficit per tutti gli altri sensi. Gli autori hanno indagato sull'effetto della deprivazione uditiva nello sviluppo delle capacità tattili, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti a livello comportamentale e corticale. Ad alcune persone con sordità congenita e ad udenti è stato chiesto di svolgere due compiti tattili: il primo richiedeva la discriminazione della durata temporale nel toccare e il secondo la discriminazione della lunghezza spaziale. Rispetto alle persone udenti, le persone sorde hanno mostrato carenze tattili del processo temporale. Per esplorare il substrato neurale di questa differenza si è proceduto alla valutazione con TMS. Nelle persone sorde è stata coinvolta la corteccia associata all’udito nell’elaborazione tattile sia temporale che spaziale, con la stessa cronometria della corteccia somatosensoriale primaria. Nei partecipanti udenti il coinvolgimento della corteccia associata all’udito si è verificato in una fase successiva e in modo selettivo per la discriminazione temporale. La diversa cronometria nel coinvolgimento della corteccia uditiva in soggetti sordi era correlata con un valore minore tattile temporale. Pertanto, l’esperienza uditiva precoce sembra essere fondamentale per sviluppare il funzionamento adeguato dell’area temporale con specifiche modalità, suggerendo che la plasticità non debba necessariamente produrre un comportamento compensatorio.