Abstract/Sommario: Il 1999 è stato l’ultimo anno dei manicomi. Costruire la possibilità per i disagiati mentali di vivere nel proprio ambiente è il nuovo traguardo da raggiungere: analizzando il ricorso al ricovero ed al trattamento residenziale in Comunità, l’articolo accetta la sfida e dimostra che l’entrata in crisi dell’autonomia del paziente psichiatrico è determinata non solo dal suo stato clinico, ma anche dalle condizioni reali di vita quotidiana: condizioni precarie dei familiari di riferimento, ...; [Leggi tutto...]
Il 1999 è stato l’ultimo anno dei manicomi. Costruire la possibilità per i disagiati mentali di vivere nel proprio ambiente è il nuovo traguardo da raggiungere: analizzando il ricorso al ricovero ed al trattamento residenziale in Comunità, l’articolo accetta la sfida e dimostra che l’entrata in crisi dell’autonomia del paziente psichiatrico è determinata non solo dal suo stato clinico, ma anche dalle condizioni reali di vita quotidiana: condizioni precarie dei familiari di riferimento, povertà, mancanza di un’occupazione, non essere proprietario di un’abitazione o non condividere l’affitto con altri, una carente rete d’aiuto, costituiscono indicatori di rischio specifici, anche presi singolarmente. La ricerca conferma che le strutture della ASL sono sature, perché i pazienti invecchiano e restano assistiti a tempo pieno: in assenza di strategie alternative, il problema si contiene spesso in modo improprio e si rigenera ulteriore evitabile domanda di degenza. La questione riguarda direttamente l’assistente sociale, chiamato spesso ad occuparsene: in seguito a questa analisi, viene proposta la costruzione di una rete di aiuto domiciliare, studiando diversi “pacchetti” di protezione, in un progetto che coinvolga gli Enti Locali e il privato sociale.