Abstract/Sommario: Quando la distanza tra gruppi sociali cresce, non sempre la responsabilità è di chi sembra allontanarsi. Vale anche per la distanza tra giovani e volontariato. Certo i giovani spesso sono frastornati, distratti, sovraoccupati, sulla difensiva. Eppure, se di volontariato si vuol parlare nel futuro, occorre fare un pezzo di strada con loro, intuire le loro potenzialità, prendere atto delle loro diffidenze rispetto ai luoghi comuni, chiamare per nome le ambivalenze del volontariato. E sol ...; [Leggi tutto...]
Quando la distanza tra gruppi sociali cresce, non sempre la responsabilità è di chi sembra allontanarsi. Vale anche per la distanza tra giovani e volontariato. Certo i giovani spesso sono frastornati, distratti, sovraoccupati, sulla difensiva. Eppure, se di volontariato si vuol parlare nel futuro, occorre fare un pezzo di strada con loro, intuire le loro potenzialità, prendere atto delle loro diffidenze rispetto ai luoghi comuni, chiamare per nome le ambivalenze del volontariato. E solo chi si avventura in esperimenti di reciproco addomesticamento tra questi due mondi può dirci se sono immaginabili luoghi di incubazione di un nuovo volontariato, in una continuità discontinua con i modelli prevalenti.